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Giornata Mondiale della Fauna Selvatica, Enpa: “Nel 2020 abbiamo soccorso 10.300 selvatici in difficoltà a causa dell’uomo. Serve legge sul consumo del suolo e sanzioni più dure su bracconaggio”

03/03/2021

Lo scorso anno i volontari dell’Ente Nazionale Protezione Animali hanno soccorso 10.300 animali selvatici, di cui 1024 appartenenti a specie particolarmente protette e 2169 a specie di interesse comunitario (direttive comunitarie “Habitat e “Uccelli”). Di questi oltre il 14,2% sono rimasti vittime di incidenti stradali, l’11,6% hanno subito impatti traumatici a causa di impedimenti costruiti dall’uomo come vetrate o cavi elettrici, il 5,6% sono stati feriti da armi da fuoco, il 4,3% sono stati vittime di bracconaggio e oltre il 20% pulli o giovani esemplari in difficoltà. In occasione della Giornata Mondiale della Fauna Selvatica (World Wildlife Day) istituita dalle Nazioni Unite nel 2013, l’Enpa fa il punto sulla situazione italiana e invita, anche attraverso la condivisione dei vademecum Enpa e di piccole pillole a conoscere meglio l’intrigante mondo degli animali selvatici, troppe volte sotto la luce dei riflettori solo per fatti di cronaca.
“Questi dati – afferma Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa – hanno tutti un comun denominatore: l’intervento deleterio dell’uomo. Dagli incidenti stradali che potrebbero calare drasticamente se venissero applicate tutte le moderne metodologie di dissuasione e soprattutto di prevenzione, al problema del bracconaggio per il quale sarebbe sicuramente importante implementare il controllo sul territorio attraverso la ricostituzione delle polizie provinciali e dei carabinieri forestali. Ora è il momento di passare all’azione. Allevamenti intensivi, uso di pesticidi in agricoltura, cementificazione selvaggia e consumo del suolo, contro il quale l’Italia non è ancora riuscita a dotarsi di una legge. Servono sanzioni più dure per il bracconaggio oggi del tutto inadeguate. Dobbiamo iniziare a comprendere le gravissime responsabilità che abbiamo sul degrado del nostro pianeta senza addurre giustificazioni. Basta distruggere habitat importanti, come la foresta primaria, per far spazio a coltivazioni finalizzate agli allevamenti per il mercato della carne. Basta agli allevamenti, spesso intensivi, che invadono gli spazi dei selvatici, entrando in contatto con loro e dando vita a pandemie e nuove malattie, come il Covid-19 dovrebbe averci già insegnato. E ancora serve una grande campagna di comunicazione sui selvatici, per conoscerli, apprezzarli e tutelarli come vuole la legge nazionale, che deve essere rispettata”.


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