Jennifer McCarthy, impegnata in un dottorato di ricerca presso la Amherst e inserita in un’equipe di colleghi nel progetto ‘trappola fotografica’, ha accolto con parole di soddisfazione le immagini rubate di un coniglio a strisce di Sumatra: “C’e’ stato molto entusiasmo nel vedere le foto di questo coniglio perche’ sapevamo che non e’ stato fotografato molto spesso”. Infatti il coniglio striato di Sumatra, chiamato anche ‘Coniglio dalle orecchie corte’, e’ un raro mammifero della famiglia dei Leporidi, che include anche le lepri e i pika. Le foto ottenute grazie a trappole fotografiche collocate in due diversi parchi nazionali non sono di ottima qualità, ma il mammifero e’ stato riconosciuto quasi immediatamente anche grazie al suo manto ‘a righe’. “Con la loro colorazione unica – ha spiegato la McCarthy a OurAmazingPlanet – sono abbastanza inequivocabili”. Questi conigli, che vivono solo a Sumatra, sono considerati una specie vulnerabile dalla International Union for the Conservation of Nature, che li ha indicati come in via di estinzione dal 1996. Sono stati fotografati per la prima volta nel 1998.
Anche i rinoceronti di Sumatra (Dicerorhinus sumatrensis), che hanno un popolazione di non più di trecento esemplari distribuita tra tre regioni del Sud-Est Asiatico, l’isola indonesiana di Sumatra, la Malaysia peninsulare e Sabah nel Borneo, sono a rischio estinzione per la perdita dell’habitat naturale a causa dell’espandersi delle piantagioni di palme da olio e per il bracconaggio attirato dal suo raro corno.
Al rischio di estinzione contribuisce anche la difficolta’ di accoppiamento tra gli animali, una situazione difficile che John Payne, direttore esecutivo del BORA di Kora Kinabalu, ha motivato cosi’: “Il modo migliore per salvare la specie dei rinoceronti di Sumatra e’ catturarli e sottoporli a programmi di riproduzione assistita, non abbiamo altra scelta per provare a garantire la sopravvivenza degli animali”. Le pratiche suscitano le perplessita’ di molte associazioni ambientaliste che ritengono che il problema andrebbe affrontato a monte, eliminando le pressioni effettuate dall’uomo sugli habitat.
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