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Clonare il nostro cane o il nostro gatto: costi, problemi etici e delusioni

14/10/2019

Leggenda vuole che sarà ai piedi di un arcobaleno, su un ponte, che incontreremo nell’Aldilà il nostro amatissimo amico a quattro zampe scomparso prima di noi. Ma se volessimo investire un piccolo patrimonio, e godercelo ancora un po’ in questa vita, due aziende al mondo – una nella Corea del Sud (che ha il brevetto) e l’altra negli Usa – promettono di ridarcelo vivo e vegeto – ovviamente clonato – al modico (si fa per dire) costo di 50 mila dollari per un cane e 25 mila dollari per un gatto. Non è uno scherzo, lo ha già fatto tre anni fa la famosa attrice Barbra Streisand che rivelò il suo ‘segreto’ in un’intervista.
I suoi due cuccioli Miss Violet e Miss Scarlett sono infatti i cloni del suo Coton du Tulear di nome Samantha, scomparso nel maggio 2017. Streisand ha un terzo Coton du Tulear chiamato Miss Fanny, che è una lontana cugina di Samantha.
“Hanno personalità diverse”, ha detto la Streisand confessando: “Sto aspettando che invecchino, così posso vedere se hanno i suoi occhi marroni e la sua serietà”. Questo accade poco più di 20 anni dopo che, nel lontano 1996, la notizia della clonazione della pecora Dolly sollevò un vespaio di polemiche. Il processo di clonazione andò in soffitta, ritenuto contro-natura e anche pericoloso.
Ma poi nel 2005, a Seoul, venne clonato un cane da caccia afghano, Snuppy. E fino al 2015, l’unico posto al mondo in cui una persona poteva far clonare il proprio cane era la Corea del Sud. Uno di questi laboratori, la Sooam Biotech Research Foundation, risulta operativo dal 2006 e in 10 anni ha clonato almeno 600 cani, al costo di circa 100 mila dollari l’uno. Poi, nel 2016 è nato il primo cane clonato sul suolo americano, un Jack Russell Terrier di nome Nubia, ad ‘opera’ dalla compagnia texana ViaGen. L’azienda da allora ha clonato “oltre un centinaio” di cani e gatti, e i dati sono aggiornati solo all’anno scorso. ViaGen, che ha iniziato a clonare pure i cavalli, sarebbe l’unica azienda statunitense che esegue la clonazione di animali domestici.
Quindi, al momento al mondo ve ne sono solo due, anche se vi sono numerose aziende che operano in questo ambito in quanto loro subappaltatrici, e grazie alla concorrenza i prezzi rispetto a 10 anni fa si sono abbassati. In realtà, se si decide di clonare il proprio amico peloso, bisogna farlo quando è ancora in vita (anche se le cellule possono essere raccolte entro 4 giorni dalla sua morte): con 1.600 dollari, ci si assicura la sua conservazione genetica.
Il processo di clonazione
In pratica, un veterinario esegue una biopsia sull’animale domestico per rimuovere i tessuti, che vengono poi salvati, memorizzando così le informazioni genetiche dell’animale. La decisione può quindi arrivare in un secondo momento. Il processo di clonazione vero e proprio è molto complesso, e richiede anche la presenza di un animale donatore dell’ovocita, nel quale si inserisce una cellula del cane da clonare. A quel punto, all’embrione viene somministrata una scossa elettrica per iniziare il processo di divisione.
Successivamente, gli embrioni modificati vengono impiantati tramite un intervento chirurgico invasivo nel “genitore”. Se il trasferimento cellulare va bene, nasce un gemello genetico del cane o gatto che sia. Il processo richiede circa 6 mesi per la nascita e una volta nato il ‘nuovo’ amico a quattro zampe dovrà avere almeno 2 mesi prima di poter andare a casa dai suoi genitori umani. Se invece la gravidanza non dovesse aver successo, si riavrebbero i soldi indietro, tranne i 1.600 dollari spesi per congelare le cellule.
Gli effetti collaterali
Comunque vada, non sembra un processo tutto rose e fiori, innanzitutto per un motivo. Come si domandava tempo fa in un editoriale la famosa testata Forbes, a che punto si amano davvero gli animali? L’embrione del gatto o cane da clonare viene infatti impiantato in un altro gatto o cane il quale, segnalano gli scienziati contrari a questa ‘pratica’, viene pompato di ormoni e allevato per essere particolarmente docile in modo da non causare problemi ai tecnici di laboratorio: non solo, ma non fa una vita ‘normale’ perché tenuto in un ambiente sterile al solo scopo di allevamento.
E poi, cosa succede agli altri cani o gatti, soprattutto se non possono essere reinseminati subito? Cosa succede invece ai cuccioli o gattini nati troppo presto o con deformazioni che li rendono “merce danneggiata” e quindi non degna da essere consegnata al cliente? Peraltro i cani vanno in calore solo due volte all’anno (e i gatti stagionalmente), gli ovociti possono esser difficili da raccogliere, cosa che fa salire il prezzo.
Il più delle volte, poi, sono necessari più animali per un parto di ‘successo’. E non è solo un problema di etica visto che attualmente non sono in vigore regolamenti per affrontare questa tecnologia o addirittura garantire che sia fatta nel modo più umano possibile. Molti veterinari hanno evidenziato come il clone pur essendo un gemello identico al nostro affezionatissimo animale domestico, potrebbe essere difforme dall”originale’ visto che ad influenzare il modo in cui è nato e cresciuto, intervengono vari fattori ambientali o semplici differenze.
Possono avere una colorazione diversa, ad esempio, e se succede davvero così non si riavranno indietro i soldi. Peraltro, non si sa ancora per quanto tempo vivranno gli animali clonati in quanto il Dna più vecchio può sviluppare problemi che possono abbreviare la vita del nostro ‘nuovo’ amico. Per non parlare della personalità: la stessa Barbara Streisand ha ammesso qualche tempo fa, sul New York Times che “puoi clonare l’aspetto di un cane, ma non puoi clonare l’anima”. Insomma, perché non dire semplicemente addio al proprio miglior amico peloso? E perché trascurare la sofferenza di animali indesiderati in tutto il mondo che potrebbero facilmente essere dei meravigliosi compagni?
Fonte: AGI/Ivana Pisciotta


Categorie: Curiosità