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Cesar Millan, quando "addestramento" fa rima con maltrattamento

08/05/2012

Già in passato i metodi, crudeli e violenti, usati dall’”addestratore” Cesar Millan, veicolati al grande pubblico attraverso gli schermi televisivi di mezzo mondo erano stati denunciati dall’Enpa. Più volte la Protezione Animali aveva denunciato il rischio, concreto, che le persone – in assoluta buona fede – prendessero per buoni i “consigli” di Cesar Millan, applicando il suo “sistema” anche ai propri animali. In quella circostanza la Protezione Animali disse che si trattava di pratiche al limite del maltrattamento, che, come è noto, è considerato un reato dal nostro ordinamento giuridico.
Adesso una ulteriore conferma arriva anche da Marc Bekoff, Professore Emerito di Biologia all’Università del Colorado-Boulder e co-fondatore, insieme a Jane Goodall, di “Ethologist for Ethical Treatment of Animals”. In particolare Bekoff ha contestato la prassi seguita dall’”addestratore” di impiccare un cane (nel senso di tenerlo appeso mediante un collare a strangolo) per “educarlo” all’obbedienza. Di seguito quanto scrive il professore dell’università del Colorado (traduzione a cura di Francesca Grazi e Francesca Parisi tratta dall’articolo “Impiccare” un cane con guinzaglio a strangolo per disciplinarlo è maltrattamento animale di Angelo Vaira, pubblicato su www.movimentopandora.org )
Dato il lavoro che svolgo, ricevo costantemente email che riportano informazioni sempre aggiornate sulla sfera cognitiva ed emozionale degli animali, oltre che sul loro maltrattamento.
Di solito ricevo racconti o video di maltrattamenti avvenuti nei laboratori di ricerca, negli zoo, nei circhi, durante i rodei e negli allevamenti intensivi, ma di tanto in tanto qualcuno mi fa domande che riguardano l’educazione cinofila.
L’anno scorso ho ricevuto un video che mostrava Cesar Millan (il cosiddetto “dog whisperer”) mentre impiccava un Husky “maleducato” di nome Shadow. Questo modo di trattare un essere senziente mi ha disgustato e, come ho scoperto di lì a poco, quella presunta sessione di “addestramento” aveva fatto inorridire molti altri.
Quando parlo con i dog trainer e faccio riferimento a questo video la maggior parte di loro concorda sul fatto che mettere un cappio intorno al collo di un cane, strattonarlo fino a sollevarlo da terra e tenerlo appeso a mezz’aria sia un’inutile crudeltà ed una violenza gratuita… e che sarebbero a dir poco sconvolti se qualcuno facesse ciò al loro cane. E anch’io la vedo così.
Ultimamente, tuttavia, ho sentito alcune persone affermare che è corretto “impiccare” un cane se questo necessita di disciplina. Quando mi trovo a confrontarmi con questi individui chiedo loro se tratterebbero così un bambino o un altro essere umano e la loro risposta è un categorico “No, certo che no!”. Bene, e quindi perché permettere che un simile trattamento sia riservato ad un cane? È anche utile domandare se, prima di far questo al proprio amico a quattro zampe o ad un qualsiasi altro cane –o di permettere ad altri di farlo– lascerebbero che qualcuno lo mettesse in pratica su di loro. Se la risposta è no, perché no?
Ecco cosa mi ha scritto un esperto cinofilo in merito allo strangolamento di Shadow: “In primo luogo, pare proprio che Millan provochi e prolunghi gli attacchi allo scopo di strangolare il cane fino a comprimere l’arteria carotide. In secondo luogo, quando lo immobilizza con la mano sembra decisamente fare egli stesso pressione sulla carotide. Se tali osservazioni sono corrette, non c’è da stupirsi che il cane sia sottomesso. Inizio a pensare che anche il suo “speciale” pizzicotto sia diretto alla carotide “.
Sicuramente Shadow è stato messo al suo posto ed il livello del trauma subìto è tale da permetterci di affermare che questo episodio avrà quasi certamente effetti a lungo termine, così come accade ogni volta che un individuo subisce un maltrattamento – intenzionale (come in questo caso) o involontario che sia. Ormai sappiamo che i cani (ed altri animali) che sono stati traumatizzati, nel lungo periodo soffrono di depressione e Disturbo Post Traumatico da Stress, per cui le tecniche di addestramento che causano traumi dovrebbero essere vietate oltre che fermamente contrastate.
Riporto il caso di Shadow per sottolineare come sia necessario stabilire un limite oltre il quale una determinata condotta, pur mirata ad insegnare ai cani a comportarsi correttamente, è da ritenersi inammissibile. Impiccare un cane, o un altro animale, va ben oltre ciò che personalmente ritengo accettabile e se vedessi qualcuno fare una cosa del genere chiamerei immediatamente la polizia.
E immagino che la stragrande maggioranza delle persone farebbe altrettanto.
Bisognerebbe capire perché alcuni pensano che sia giusto trattare così un cane e sarebbe utile parlare con queste persone di come sia possibile utilizzare tecniche non violente anziché ricorrere a metodi basati su
Come sottolinea Mark Derr: “Trattando adeguatamente aggressività, fobie, ansia e paure fin dall’inizio si possono letteralmente risparmiare tempo e denaro. La soluzione sbrigativa di Millan può andar bene per la televisione e magari in alcuni casi può persino produrre risultati durevoli. Ma è in netto contrasto con quanto gli esperti di comportamento animale – etologi e veterinari qualificati – hanno appreso [dopo anni di studio ed esperienza] in merito a comportamenti normali ed anomalie comportamentali nei cani. “
Tutti quegli approcci educativi (solitamente caratterizzati da “soluzioni-tappabuchi” e rimedi-lampo) che si basano sull’intimidazione e su varie forme di maltrattamento psico-fisico devono essere eliminati dai protocolli di educazione; e per esprimere il nostro dissenso e contestare questi metodi dobbiamo far sentire la nostra voce, ricorrendo ad esternazioni ben più incisive dei semplici bisbigli a porte chiuse. La saga di Shadow, la sua tristissima storia, ci obbliga a riflettere su chi siamo noi, chi sono loro (gli altri animali) e come dobbiamo trattarli.
I cani si aspettano che li trattiamo con rispetto e dignità e quando sembrano sfidarci e mettono alla prova la nostra pazienza non ci dobbiamo mai dimenticare che sono animali senzienti che dipendono completamente dalla nostra buona volontà. Maltrattarli intenzionalmente e condannarli ad una vita di paura è uno sporco doppio gioco. Significa tradire la loro totale fiducia nella nostra capacità di agire per il loro bene e nel loro interesse. E naturalmente svilisce la nostra stessa dignità.
Il cuore dei nostri compagni animali è fragile, proprio come il nostro: è per questo che dobbiamo essere gentili con loro. Ringraziamoli apertamente e benevolmente per quello che sono e per il loro amore senza filtri e facciamo nostre le lezioni che ci danno sulla passione, la compassione, l’empatia, la devozione, il rispetto, la spiritualità e l’amore: solo così non avremo mai rimpianti né rimorsi ed il nostro cammino sarà pieno di pura gioia nel momento in cui sgombreremo la strada per far posto ad una più completa concezione del rapporto con i nostri compagni cani e con tutti gli altri esseri viventi, fatta di relazioni profonde ed equilibrate basate sulla fiducia. Elliot Katz, fondatore di “In Defence of Animals” [in difesa degli animali], suggerisce di abbandonare il termine “addestramento” e di iniziare ad usare la parola “insegnamento”. Sempre più spesso “addestramento” finisce per diventare sinonimo di “rottura”. E addestrare non dovrebbe significare spezzare il cuore ad esseri così sensibili. 


Categorie: Animali e Cultura