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Aggressione rottweiler. L’Enpa: «Inutile tirare in ballo cani pericolosi, e’ problema di omessa custodia»

17/07/2012

«Se il corso delle indagini dovesse confermare i particolari che stanno emergendo in queste ore sull’aggressione a Roma di due cani rottweiler ai danni di una signora, questo confermerebbe che l’episodio, così come altri verificatisi nel passato, non ha nulla a che vedere con la presunta pericolosità delle razze canine». Lo dichiara l’Ente Nazionale Protezione Animali. Sembrerebbe infatti che l’uomo sia partito lasciando i suoi due animali nel giardino della propria abitazione, configurando una situazione di omessa custodia.
«Abbandonare a sé stessi due animali che la selezione indotta dall’uomo ha “abituato” a controllare e difendere il loro territorio – prosegue l’Enpa – è un gesto sconsiderato. Gli animali non sono oggetti, ma esseri senzienti; quindi essi devono essere gestiti in modo accorto e responsabile».
un’ipotesi assolutamente da scartare: infatti, in passato la lista delle razze pericolose non ha mai evitato un solo episodio di morsicatura perché partiva da un presupposto sbagliato – l’individuazione ipso facto di presunte razze pericolose – senza porre l’accento sulla corretta educazione e sulla corretta gestione degli animali. Del resto, l’infondatezza della “black list” è dimostrata dal recente episodio accaduto in Irlanda del Nord dove un cane, che non ha mai morso né aggredito nessuno, è stato crudelmente abbattuto solo perché simile nell’aspetto a un pit bull.
«La situazione che stiamo vivendo è paradossale – aggiunge la Protezione Animali -. Il nostro Paese si era dotato di uno strumento efficace, l’ordinanza del Ministero della Salute per la prevenzione delle aggressioni canine e la tutela dell’incolumità pubblica, ma il provvedimento, che responsabilizzava i proprietari di cani (tutti i cani) e stabiliva l’obbligo di patentino per gli animali ritenuti a rischio, deve ancora essere reiterato».
Per questo l’Enpa, che si unisce alla richiesta già avanzata dall’Anmvi, ritiene indispensabile ripristinare l’ordinanza e tutte le sue importanti previsioni normative; tra cui quella che affida a un veterinario comportamentalista la valutazione in merito all’eventuale pericolosità di un animale e la pianificazione di possibili interventi educativi sul cane. Perché, come sostiene il vicepresidente dell’Anmvi, Raimondo Colangeli, «non esistono cani pericolosi, esistono cani che possono rendersi protagonisti di episodi di aggressività, ma prima di emettere una sentenza di “comprovata pericolosità” bisogna passare per la visita e la diagnosi comportamentale». 


Categorie: Animali e Cultura