L’isola di Furtada, ribattezzata Isola dei Gatti, si trova a 20 minuti in motoscafo dalla città di Mangaratiba, a ovest di Rio de Janeiro. Nel corso degli anni i pescatori della zona hanno preso l’abitudine di gettare le frattaglie e il pescato in eccesso sulle sue rive. Altre anime gentili hanno cominciato a lasciarci ciotole d’acqua e cibo per gatti acquistato in negozio. Questa generosità ha aiutato gli unici abitanti dell’isola a sopravvivere, in particolare i gatti domestici abbandonati che non hanno le capacità di adattamento dei loro cugini selvatici che si arrampicano sugli alberi per saccheggiare i nidi degli uccelli. Poi però è arrivata la pandemia, con le persone in isolamento o in quarantena, il turismo a Mangaratiba che ha iniziato a languire e le restrizioni sugli esercizi commerciali che ha portato alla chiusura dei ristoranti sulla spiaggia. Il risultato è stato un netto calo del traffico di barche e, come tale, poco cibo o acqua lasciato sull’Isola dei Gatti. La gente del posto non si è resa conto dell’orrore che si stava consumando fino a quando i pescatori non hanno assistito alla raccapricciante scena di cannibalismo. Ci sono state anche segnalazioni di alcuni gatti che mangiavano la propria prole. Da aprile, attivisti locali per i diritti degli animali come “Animal Hearts Protectors”, hanno intrapreso viaggi settimanali sull’isola per installare dispensatori rudimentali di cibo e erogatori d’acqua realizzati con tubi in PVC. La vegetazione fitta arriva quasi fino al bordo roccioso dell’acqua, rendendo assai arduo l’accesso all’interno dell’isola. Questo costringe veterinari e volontari a girare sulle barche a motore intorno al perimetro ovale dell’isolotto lungo poco più di 2 Km. (rainews)
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