Fauna selvatica. Tantissime specie rischiano di scomparire a causa dell’uomo. Lo studio della Zoological Society of London
30/05/2020
L’attività dell’uomo potrebbe portare la fauna selvatica all’estinzione e minacciare oltre 50 miliardi di anni di storia evolutiva. E’ quanto affermano in un articolo pubblicato su Nature Communications gli esperti della Zoological Society of London (ZSL) e dell’Imperial College, che hanno evidenziato le specie più a rischio di scomparsa. Secondo gli esperti le regioni che ospitano la maggiore quantità di biodiversità, come i Caraibi o la catena montuosa dei Ghati in India o gran parte del sud-est asiatico, si trovano ad affrontare pressioni senza precedenti. Tantissime specie bizzarre e meravigliose rischiano di scomparire a causa dell’attività umana.
“La nostra analisi – afferma Rikki Gumbs del programma Evolutionarily Distinct and Globally Endangered (EDGE of Existence) della Zoological Society of London – rivela l’incomprensibile scala delle perdite che affronteremo se non riusciremo a impegnarci a fondo per salvare la biodiversità globale”, prosegue l’esperto. Il team ha calcolato la quantità di vita biologica attualmente a rischio di estinzione utilizzando dati relativi a oltre 25mila specie, scoprendo che gli impatti umani rischiano di compromettere l’esistenza di almeno 50 miliardi di anni di storia evolutiva”. Fattori come lo sviluppo urbano, la deforestazione e la costruzione di strade rischiano di minacciare tantissimi animali rari e preziosi, ma anche rettili unici ed esemplari che svolgono funzioni fondamentali nei loro habitat, come i tapiri dell’Amazzonia, i cui escrementi contengono semi utili per rigenerare la foresta pluviale o i pangolini che bilanciano la catena alimentare. Gli esperti della Zoological Society of London hanno sottolineato l’importanza di agire con urgenza per preservare queste specie a rischio e gli ecosistemi in cui vivono.
Soldati potranno tenere i cani militari in 'pensione'. Tofalo, assicurata assistenza sanitaria per 1.200 euro all'anno
30/05/2020
I cani militari che vanno “in pensione” dopo aver svolto l’attivita’ di sensore di esplosivi, saranno assegnati in via prioritaria ai loro conduttori, che potranno anche fruire di assistenza veterinaria per un massimo 1.200 euro all’anno. Lo ha detto il sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, rispondendo ad un’interrogazione alla commissione Difesa della Camera. “I nuclei cinofili dell’Esercito, composti da un militare qualificato conducente cinofilo ed un cane qualificato Military Working Dog – ha spiegato Tofalo – sono uno strumento operativo che costituisce, per i nostri i militari in Patria in Patria e all’estero, un significativo sensore in grado di rilevare la presenza di sostanze esplosive”. La vita operativa dell’animale termina quando non e’ piu’ in grado di garantire gli standard richiesti dall’impiego. I cani non piu’ idonei sono riformati con deliberazione di una apposita commissione e ne viene autorizzata la cessione. Il decreto legislativo 173, ha spiegato il sottosegretario, prevede che “il personale militare conduttore dei cani delle Forze armate riformati, in quanto non piu’ idonei al servizio, possa ottenerne, in via prioritaria, la cessione a titolo gratuito”. (ANSA).
Trentino, disinfettare l’ambiente? Le Associazioni scrivono al Comune Riva del Garda: inutile e danni alle persone, all'ambiente e agli animali
29/05/2020
Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Pan-Eppaa, Wwf Trentino scrivono al Comune di Riva del Garda in merito alla disimformazione sul tema spiagge: “ Disinfettare l’ambiente esterno non solo sarebbe inutile ma addirittura dannoso.
“Comprendiamo – affermano le Associazioni – la preoccupazione di salvare una stagione turistica che appare almeno in parte compromessa, ma gli interventi ipotizzati per le spiagge potrebbero peggiorare la situazione. Dopo aver letto la notizia dell’esperimento condotto a Riva del Garda, per sanificare velocemente spiagge, locali e attrezzature, ci sentiamo in obbligo di intervenire, per evitare possibili danni alle persone, nonché all’ambiente e agli animali. Disinfettare in maniera generalizzata e indifferenziata l’ambiente esterno potrebbe essere inutile perché non ci sono evidenze scientifiche che le superfici calpestabili come spiagge e aree verdi siano in qualche modo coinvolte nella trasmissione dei virus”.
Sulla questione è recentemente intervenuta l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) che ha specificato come questo non solo sarebbe inutile ma addirittura dannoso, dichiarando che “Negli spazi esterni non è raccomandata la nebulizzazione o la fumigazione su larga scala in aree come strade o mercati aperti per il virus del COVID-19 o altri agenti patogeni. Strade e marciapiedi non sono considerati vie di infezione per COVID-19. I disinfettanti spray, anche all’aperto, possono essere nocivi per la salute delle persone e causare irritazioni o danni agli occhi, alle vie respiratorie o alla pelle.”
Posizione condivisa dal Ministero della Salute, in quanto “non vi sono evidenze a supporto dell’efficacia della sanificazione delle strade e pavimentazioni esterne con prodotti chimici disinfettanti o igienizzanti”. Evidenziando anche i rischi per l’ambiente e la salute: “L’uso di sodio ipoclorito, sostanza corrosiva per la pelle e dannosa per gli occhi, per la disinfezione delle strade – continuano le Associazioni – potrebbe essere associato ad un aumento di sostanze pericolose nell’ambiente con conseguente esposizione della popolazione. Il sodio ipoclorito, in presenza di materiale organici presenti sul pavimento stradale potrebbe dare origine a formazione di sottoprodotti estremamente pericolosi quali clorammine e trialometani e altre sostanze cancerogene volatili. Non è inoltre possibile escludere la formazione di sottoprodotti pericolosi non volatili che possono contaminare gli approvvigionamenti di acqua potabile”.
Le Associazioni hanno infine ricordato che le spiagge e le aree verdi sono ambienti naturali ricchi di vita e verrebbero gravemente danneggiati dall’uso indiscriminato di sostanze disinfettanti. Mentre sono da incentivare le buone pratiche comportamentali quali il distanziamento fisico, l’igiene respiratoria e l’igiene delle mani, unitamente alla sanificazione delle attrezzature a disposizione della clientela e dei locali (bagni, spogliatoi, giochi, lettini, ecc.), nonché il corretto smaltimento di mascherine e guanti usati.
“Per questo – concludono le associazioni” sollecitiamo ad evitare azioni eccessivamente invasive, rimanendo nell’ambito delle linee guida diffuse dal Ministero della Salute, concentrando gli sforzi nella direzione di maggior rispetto delle buone pratiche sopra riportate, che hanno dimostrato efficacia nella
lotta al COVID-19, affinché il rimedio non debba rivelarsi peggiore del male che vuole combattere”.
A Tokyo la follia dei distributori automatici di cuccioli di cane, gatto e non solo (video)
29/05/2020
L’incredibile successo dei distributori automatici in Giappone ha le sue logiche: i giapponesi, e quelli di Tokyo in particolare, lavorano molto, è una società anziana e di conseguenza danno valore alla cose comode e convenienti.
Non sono tutti distributori di bottigliette d’acqua, snack o merendine come da noi, anzi, come è facile intuire, alcune merci messe in vendita sono assurde come aragoste, pacchetti sorpresa e anche mutandine usate…
Che si possa trovare qualunque cosa può essere positivo, ma quello che lascia stupefatti è una moda nata nelle colline di Roppongi: i distributori di cuccioli di cane e gatto!
La società proprietaria del distributore automatico di cuccioli ha affermato che la riduzione dell’intervento umano nell’acquisto animali domestici consente di risparmiare tempo e ridurre le spese come il costo dello spazio ridotto. Non si tratterebbe di un vero e proprio distributore ma alcuni negozi di animali hanno allestito delle piccole vetrine in cui esibire i cuccioli. All’interno, ogni cucciolo è separato dagli altri e all’esterno del loro cubotto è esibito il prezzo.
Questo non garantisce il giusto rispetto e benessere agli animali ma è un qualcosa al limite del maltrattamento
Intossicazione dei nostri 4zampe. Come comportarsi in attesa del veterinario
29/05/2020
Nel caso di una sospetta intossicazione, mantenendo per quanto possibile la calma, è utile chiamare un Centro Antiveleni o il proprio veterinario, riferendo le possibili cause del malessere dell’animale.
Se c’è stata inalazione o ingestione di detergenti, sarà utile riferire con la maggior precisione possibile il nome commerciale del prodotto e, in caso di travaso, almeno la categoria d’uso; anche i disturbi accusati dall’animale sono importanti per risalire all’agente tossico.
Il primo intervento, quando possibile, mira ad allontanare la sostanza tossica dall’organismo, infatti la decontaminazione e la prevenzione dell’assorbimento sono le prime manovre da fare nel trattamento di una sospetta intossicazione: variano in rapporto alle caratteristiche della sostanza tossico e alla via di esposizione.
Alcuni interventi possono e devono essere fatti subito, già a casa, mentre altri possono essere effettuati soltanto dal Veterinario (vomito, lavanda gastrica, lavaggio intestinale con purgante); ovviamente, prima si interviene e maggiori saranno le probabilità di scongiurare il peggio.
Sicuramente è necessario tranquillizzare e coccolare il nostro pet, avvolgerlo in una coperta e
controllare le funzioni vitali, come il battito cardiaco e la respirazione.
Se il nostro animali ha avuto con la sostanza tossica un contatto oculare, si deve procedere a fare immediatamente un lavaggio abbondante e prolungato (per almeno 15 minuti) con acqua corrente o, meglio, con soluzione
fisiologica.
Non si deve tentare di neutralizzare, cioè usare una sostanza basica per tamponare quella acida (ad esempio il bicarbonato su acido cloridrico) e viceversa, perché, oltre a essere inutile, si potrebbe aggravare la lesione per il calore che si libererebbe dalla reazione chimica (esotermica).
Se i sintomi irritativi persistono o se è noto che la sostanza con la quale c’è stato il contatto è caustica, portare l’animale dal veterinario per una visita oculistica urgente.
La presenza di eventuali lesioni corneali richiederà l’uso di prodotti oftalmici specifici, antibiotico e bendaggio.
Se invece la sostanza è entrata in contatto cutaneo, anche in questo caso alla cute va fatto un
lavaggio abbondante e prolungato, con acqua e senza tentare di neutralizzare il tossico.
Nel caso di contatto con sostanze oleose, si deve utilizzare anche un sapone neutro,facendo molta attenzione nel rimuovere tutti i residui dal mantello; nell’impossibilità di una
pulizia accurata (per esempio le vernici), bisogna mettere l’animale in condizione di non leccarsi (collare antileccata o elisabettiano) o prendere in considerazione la tosatura del pelo.Ingestione di qualcosa di tossico, negli animali è la via di contatto più frequente, insieme a quella cutanea; l’ingestione del tossico può essere diretta, o secondaria alla pulizia spontanea (grooming) del pelo e delle zampe imbrattate.
Per l’ingestione di una sostanza pericolosa è prudente non far vomitare, né dare nulla per bocca: se non si conoscono il tipo, le caratteristiche e le dosi del tossico ingerito, si può peggiorare l’intossicazione!
In caso di sostanze schiumogene o derivati del petrolio il vomito provocato può far inalare il tossico e dare, come conseguenza, una polmonite chimica; per quelle caustiche, aumenta la lesione per doppio passaggio.
Se sarà necessario, il vomito sarà praticato dal Veterinario, così come la lavanda gastrica.
Per la maggior parte delle sostanze tossiche, può essere utile la somministrazione di carbone vegetale attivato in polvere: è molto poroso e con grossa capacità adsorbente; si lega alle tossine e ne impedisce l’assorbimento, formando un complesso che è eliminato con le feci. Deve essere somministrato per bocca, disciolto in acqua, alla dose di 5-40 grammi/dose a seconda del peso dell’animale; è utile usare una siringa o, in alternativa, si può mischiarlo nel cibo, ma è meno efficace.
Non serve nell’ingestione di saponi, detergenti, ferro, cianuri e non deve essere somministrato in caso di ingestione di sostanze caustiche, perché peggiorerebbe il problema.
Questa breve nota riporta solo informazioni di massima fornite dell’opuscolo “Come prevenire e curare le intossicazioni negli amici a quattro zampe” della FNOVI, Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani. Per approfondire casistica e tematiche tossicologiche di estrema gravità, consentendo di evitare comportamenti scorretti che possono aggravare la situazione cliccare qui
Mamma orso zoppicante e il suo cucciolo inseguiti e terrorizzati da auto. Associazioni ambientaliste : ''Le autorità rintraccino e puniscano i responsabili' (video)
29/05/2020
Personaggi inqualificabili hanno deliberatamente, a bordo della loro auto, inseguito, terrorizzato e fatto precipitare una mamma orsa mutilata della zampa posteriore sinistra, e il suo cucciolone. Questa creatura già messa a dura prova non si sa da chi e non si sa come: la fucilata di un bracconiere? Una trappola illegale sempre di bracconieri? Nessuno ha voluto e potuto cercare la verità. Malgrado l’handicap fosse noto, l’orsa viene letteralmente tormentata: nonostante ciò, i perpetranti ne vanno tanto fieri da divulgare il video della loro “prodezza”.
Tuttavia, e nonostante la più che pessima amministrazione politica della Provincia Autonoma di Trento , giunge fortunatamente l’eccezionale notizia del bambino che, in Trentino pochi giorni fa, ha incontrato un orso a pochi metri ed ha seguito le istruzioni ricercate ed apprese sul web con diligenza, coraggio e razionalità: ci fa ben sperare per il futuro. Questo formidabile bambino ha evidentemente maturato una consapevolezza rara, speciale e, si spera, contagiosa. Alessandro è un prodigioso esempio, bravissimo lui e bravissimi i suoi familiari ed insegnanti. In un altro video recente degli escursionisti trentini avendo incrociato un orso si sono resi evidenti parlando: “Vai, vai ragazzo vai” e l’orso si è dileguato senza drammi per nessuno.
La stragrande maggioranza dei problemi con gli orsi derivano da comportamenti scorretti degli umani nei loro confronti. Chi è dotato di un cervello che dovrebbe essere nutrito di cultura, conoscenza, educazione e preferibilmente utilizzato? Gli esseri umani. Chi dunque dovrebbe acquisire le competenze adeguate alla convivenza con orsi, lupi, e genericamente la fauna selvatica, e metterle in pratica? Un bambino di soli 12 anni ha trovato il modo e ha zittito i suoi adulti di riferimento con la sicurezza di chi si è informato. Su quel che pensiamo del livello intellettivo e delle competenze degli automobilisti inseguitori è meglio sorvolare.
Le amministrazioni trentine hanno dato finora pessimi esempi di sé, nessuna ha preso in mano la decisiva fase di formazione e informazione della popolazione residente e dei turisti, della formazione di un gruppo di studiosi di riferimento anche internazionale sulla convivenza con orsi e lupi. Ci auguriamo come trentini ambientalisti/animalisti che sopraggiungano infine personalità politiche che sappiano nettamente distinguersi da questi modi di agire e trovino il modo di affrontare l’argomento. Qualcuno c’è in Consiglio Provinciale PAT, come voce nel deserto, pochi come le dita di una mano, ma sarebbe auspicabile che forze politiche tutte trovino, finalmente, il modo di esprimere con fermezza passione per la legalità, la difesa dell’ambiente e degli animali.
Che immagine del Trentino stiamo dando al mondo e quale vorremmo dare? Quella di due personaggi violenti e crudeli o quella di un bambino che con la forza del suo intelletto e del suo coraggio è riuscito a dare a tutto il mondo una lezione di convivenza civile con la fauna selvatica anche con quella considerata, erroneamente, pericolosa
Chiediamo alle autorità competenti che siano rintracciati e puniti i responsabili e che siano rese note le attuali condizioni di salute dell’orsa e del cucciolo.
Nota del Coordinamento Ambientalista del Trentino
ENPA Onlus di Rovereto, LAC Trentino Alto Adige/Südtirol, LAV del Trentino, LIPU Trento, PAN-EPPAA,
WWF Trentino
Divieto di accesso ai cani causa Covid? Enpa scrive a Maison du Monde: errore nella cartellonistica
29/05/2020
L’Ente Nazionale Protezione Animali ha ricevuto alcune segnalazioni allarmanti relative all’utilizzo inappropriato della cartellonista anti-coronavirus affissa all’interno dei punti vendita Maison Du Monde. Sui cartelli all’ingresso dei negozi sarebbe indicato, quale norma di prevenzione per l’infezione da covid-19, il divieto di accesso ai cani.
“Sono certa che all’origine di tale comunicazione – ha scritto la presidente nazionale Enpa Carla Rocchi – che veicola un messaggio assolutamente fuorviante, ci sia stato un errore di sottovalutazione e di superficialità da parte di chi ha pianificato la cartellonistica. Purtroppo però, il divieto associato alla normativa anti-covid addita (erroneamente) in modo indiretto, ma chiaro, i cani quali possibili diffusori del virus. Un messaggio dannoso e falso che è stato smentito dai maggiori virologi e le cui conseguenze potrebbero andare ben oltre la semplice attesa dei poveri cani fuori dal negozio.La diffusione di un simile avviso potrebbe, infatti, essere la causa di abbandoni e di mancate adozioni”.
L’Enpa ha quindi scritto una lettera per far rimuovere qualsiasi riferimento e associazione tra un eventuale divieto di ingresso dei cani (una scelta dell’esercente legittima seppur ovviamente non condivisa dalla nostra Associazione e in contraddizione con diversi accessori per animali che vengono venduti all’interno dei punti vendita di Maison Du Monde) e la normativa anti-coronavirus.
Il covid-19 potrebbe dare la stoccata finale alla corrida: no fondi pubblici al salvataggio di uno spettacolo basato sulla sofferenza degli animali
28/05/2020
Tra i settori colpiti più duramente dall’epidemia in Spagna c’è anche quello delle corride,scrive il Guardian. Gli spettacoli sono sospesi da marzo, e secondo le stime le perdite ammontano già a più di 700 milioni di euro. L’allentamento delle misure d’isolamento annunciato dal governo ipotizza che le corride possano riprendere a condizione che sia rispettata una densità massima di una persona ogni nove metri quadrati, una condizione che renderebbe impossibile realizzare profitti.
La piattaforma di video on demand Movistar TV ha proposto alle associazioni del settore di trasmettere corride a porte chiuse, mal’idea è stata accolta con scetticismo. Se l’intera stagione fosse cancellata, gli allevatori sarebbero costretti a mandare al macello gli animali che stanno per raggiungere il limite di età, recuperando solo 500 euro a fronte dei cinquemila che servono per allevare un toro da corrida. Per questo i rappresentanti del settore hanno chiesto aiuto al governo, sotto forma di sgravi fiscali e contributi.
La richiesta ha suscitato l’ira delle associazioni per i diritti degli animali, che da anni si battono per l’abolizione delle corride. Unapetizionelanciata da Anima Naturalis per chiedere al governo di non destinare fondi pubblici al salvataggio di uno spettacolo basato sulla sofferenza degli animali ha già raccolto più di centomila firme. Secondo gli attivisti è l’occasione per soffocare definitivamente un settore già indebolito dalla precedente crisi finanziaria, che aveva spinto molte amministrazioni locali a tagliare i fondi per gli spettacoli e portato al dimezzamento delle corride.
Tigre di Sumatra muore intrappolata all’interno di una piantagione per la produzione di cellulosa (video)
28/05/2020
Una tigre di Sumatra – specie considerata in grave pericolo di estinzione dalla UICN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) – e’ morta sull’isola di Sumatra, in Indonesia, dopo essere rimasta intrappolata all’interno di una piantagione per la produzione di cellulosa gestita dalla APP (Asia Pulp and Paper), societa’ controllata dal Sinar Mas Group, uno dei maggiori produttori di carta al mondo. L’espansione, legale e illegale, delle piantagioni per la produzione di olio di palma e cellulosa e’ una delle principali cause degli incendi che da ormai molti anni devastano le foreste indonesiane, causando gravi problemi di salute alla popolazione e la perdita dell’habitat di molte specie endemiche come la tigre di Sumatra. In natura ne rimangono circa 600 esemplari. Secondo il Riau Natural Resources Conservation Agency Center, che ha eseguito l’autopsia, si trattava di un giovane esemplare maschio che, prima di rimanere intrappolato, e’ stato ferito alla zampa anteriore destra. (video)
Nelle vicinanze della trappola e’ stata trovata una carcassa di maiale, probabilmente utilizzata dai bracconieri come esca. Dall’inizio dell’anno e’ la seconda tigre ad essere ritrovata morta in una piantagione per la produzione di cellulosa. “La deforestazione e la perdita degli habitat costringono le specie selvatiche a un contatto sempre piu’ stretto e conflittuale con gli esseri umani, come successo a questa tigre. Il 31 per cento delle epidemie di malattie emergenti sono legate ai cambiamenti di uso del suolo causati dall’invasione umana delle foreste pluviali tropicali: proteggere le foreste e’ fondamentale per proteggere la salute del Pianeta, delle specie che lo abitano, e in ultima analisi degli esseri umani” afferma Martina Borghi, Campagna Foreste di Greenpeace Italia. Nel 2013 la APP si era impegnata a porre fine alla deforestazione, tuttavia una recente analisi di Greenpeace mostra che tra il 2015 e il 2018 un’area piu’ grande della citta’ di Singapore e’ stata bruciata in una concessione collegata al gruppo. La settimana scorsa, oltre 90 ONG locali e internazionali hanno invitato i partner commerciali di APP a sospendere gli accordi commerciali fino a quando l’azienda non apportera’ cambiamenti radicali nello svolgimento delle proprie attivita’. “Ora piu’ che mai il governo indonesiano deve rafforzare le normative per proteggere foreste e torbiere, mentre le multinazionali devono impegnarsi seriamente a mantenere gli impegni presi e ripulire le proprie catene di approvvigionamento dalla deforestazione” conclude Borghi. (meteoweb.eu)
La storia di Pepa, la bertuccia cresciuta come una bimba a Catania sequestrata per restituirla ai suoi simili(video)
28/05/2020
Amiamo gli animali con il sentimento intenso e protettivo che meritano tutti gli esseri viventi ma non costringiamoli ad una vita per loro contro natura trasformandoli in caricature di bambini. Non è amore, è egoismo come accaduto a Pepa, una bertuccia di 4-5 anni detenuto illegalmente sequestrata a Catania.
Il mese scorso la scimmietta è stata sequestrata dai carabinieri insieme a due tartarughe in un’abitazione del quartiere Zia Lisa. (video)
Cresciuta e allevata come una bambina, Pepa passava il suo tempo in casa indossando un pannolino e trattata come un “piccolo umano”.’ E’ la quinta bertuccia salvata dall’associazione grazie al progetto internazionale Born To Be Wild – in collaborazione con Animal Advocacy and Protection (AAP) – nato per preservare gli habitat di questi animali nei Paesi d’origine e contrastarne i traffici verso l’Europa.
Grazie alla collaborazione con la Lav, Pepa è stata curata a Messina ed è ora stata trasferita nel centro di recupero di Semproniano (Grosseto), dove inizierà il percorso per essere inserita in una “famiglia” di primati suoi simili.
Coronavirus: con il paziente virtuale si eviteranno test su animali e avremo risultati affidabili
28/05/2020
Evitare i test sugli animali e nello stesso tempo dare una grande accelerazione alla ricerca, garantendo l’affidabilità dei risultati: è possibile grazie al paziente virtuale, un software nato in Italia, dall’Università di Catania, e per il quale il gruppo di ricerca che lo ha messo a punto intende presentare entro l’autunno un dossier all’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) in questo senso.
Il software è stato sperimentato per simulare sia la dinamica dell’infezione da virus SARS-CoV-2 sia per prevedere gli effetti di alcuni farmaci e vaccini. “Come ulteriore step ci stiamo impegnando a fornire evidenza alle autorità regolatorie per evitare del tutto cavie animali”, hanno detto i ricercatori.
Prima delle simulazioni sul nuovo coronavirus, il gruppo di Catania aveva utilizzato il paziente virtuale per quanto riguarda la tubercolosi, sulla quale è stato promosso il primo test in silico in Europa, e le malattie autoimmuni, in particolare la sclerosi multipla. Finora l’unico precedente è l’autorizzazione a un software per la simulazione dei test sul diabete da parte dell’agenzia americana per il controllo sui farmaci.
L’Ente nazionale protezione animale (Enpa) esprime “grande soddisfazione”. Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa, rileva che “sono decenni che sollecitiamo questo obiettivo, ci voleva il coronavirus. Noi da sempre siamo convinti che la sperimentazione efficace passi attraverso metodi che non sono quelli della sperimentazione animale. E anche per quel che riguarda il coronavirus ci risulta che le sperimentazioni più avanzate siano già prevalentemente al livello della sperimentazione sul malato. Queste notizie sono finalmente la riprova – conclude – che la scienza può e deve ambire a metodi sempre più avanzati che non comprendano l’utilizzo di animali. Ora stop quindi alla sofferenza inferta agli animali utilizzati come cavie”.
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L’Ente nazionale protezione animale (Enpa) esprime “grande soddisfazione” per la notizia che “evitare i test sugli animali e’ possibile” grazie a un “paziente virtuale, metodo in vitro” e per il fatto che “gli scienziati si stanno impegnando per ottenere i migliori risultati possibili senza l’utilizzo di test su animali”. Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa, rileva che “sono decenni che sollecitiamo questo obiettivo, ci voleva il coronavirus. Noi da sempre siamo convinti che la sperimentazione efficace passi attraverso metodi che non sono quelli della sperimentazione animale. E anche per quel che riguarda il coronavirus ci risulta che le sperimentazioni piu’ avanzate siano gia’ prevalentemente al livello della sperimentazione sul malato. Queste notizie sono finalmente la riprova – conclude – che la scienza puo’ e deve ambire a metodi sempre piu’ avanzati che non comprendano l’utilizzo di animali. Ora stop quindi alla sofferenza inferta agli animali utilizzati come cavie”.(ANSA).
Come godere della compagnia di un gatto superando l'allergia. Consigli, farmaci e razze a basso rischio
27/05/2020
Le allergie diventano sempre più diffuse e quella ai peli del gatto è tra le più comuni. Per chi desidererebbe condividere la vita con un micio questa patologia può rappresentare un vero problema. Sconfiggere l’allergia è difficile ma qualcosa per vivere con un gatto senza soffrire troppo si può fare.
Vediamo prima qualche informazione sugli allergeni che ci disturbano. Si dice: “Quando mi avvicino a un gatto comincio a starnutire, lacrimare e a grattarmi a causa di un fastidioso prurito quindi sono allergico al pelo del gatto.” Ma non è così A scatenare l’allergia non è infatti il pelo, ma una proteina contenuta nelle ghiandole sebacee e nella saliva del gatto. Chiamata Fel d 1, questa molecola si deposita sul pelo e provoca la famigerata reazione allergica.
Questo tipo di allergia si manifesta per lo più con fastidi all’apparato respiratorio. I sintomi più diffusi sono simili a quelli che potete sperimentare se siete allergici alla polvere o al polline.
A volte i sintomi possono presentarsi anche dopo un periodo piuttosto lungo dall’inizio della convivenza con un gatto. Questo perché i cuccioli producono minori quantità della proteina incriminata, che potrebbero non essere sufficienti a scatenare i sintomi di un’allergia.
Premesso che il colpevole non è il pelo del gatto, grazie a uno studio svolto nel 2013 dall’Università di Cambridge, negli Stati Uniti, oggi siamo a conoscenza del meccanismo che può trasformare il gatto in un compagno molto fastidioso. È un recettore presente sulla superficie esterna delle nostre cellule il responsabile della reazione allergica. Denominata TLR4, questa molecola viene attivata dalla proteina Fel d 1 e fa scattare i sintomi dell’allergia. Al momento sono diverse le ricerche che stanno mettendo a punto un vero e proprio vaccino, per far sì che le piccoli tigri domestiche tornino a essere uno dei migliori amici dell’uomo.
Oggi esistono alcuni rimedi piuttosto efficaci per ridurre i sintomi dell’allergia, in modo da non essere per forza costretti a evitare il contatto con i felini o con mobili e oggetti da loro “contaminati”, come per esempio coperte, divani e stoffe su cui gli animali si sono accucciati. Ecco alcune possibili soluzioni:
lavarsi le mani dopo aver toccato un gatto
evitare di avere in casa tende o moquette, che sono un vero e proprio ricettacolo di allergeni, non solo quelli dei gatti
scegliere tappeti che possano essere lavati a caldo e pulirli spesso
installare un depuratore d’aria (o scegliere un condizionatore che possegga questa funzione)
passare spesso l’aspirapolvere
utilizzare una mascherina mentre si spolvera
lasciare a chi non soffre di allergia il compito di pulire la cassetta con i bisogni del gatto e di rimuovere i batuffoli di pelo sparsi per la casa.
Un aiuto anche dai farmaci
Se i rimedi suggeriti non hanno alcun effetto, una soluzione è senza dubbio quella di ricorrere al medico. L’allergologo saprà infatti indicarvi, in base ai sintomi, alla loro intensità e alla frequenza delle crisi allergiche, alcuni farmaci utili.
I gatti ‘anallergici’ non esistono. Esistono però razze feline considerate a basso rischio perché producono pochi allergeni.
Presenti in minima parte negli esemplari femminili e nei gatti castrati, tutti i mici hanno queste proteine. Quindi , semplicemente ci sono razze che hanno una percentuale minore dell’allergene nel loro corpo. Scopriamo quali sono cliccando qui
Pet&Dintorni è patrocinato dall’ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali, che sostiene il progetto e l’attività di Pet&Dintorni per la validità dei suoi servizi di interesse ed utilità sociale.
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