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Caprioli e passeri tra più minacciati dai cambiamenti climatici. La loro estinzione può influire sull'ecosistema

29/07/2019

Caprioli, gazze ladre e passeri cantori potrebbero essere spazzati via dai cambiamenti climatici: sono fra le specie più minacciate perché non riescono ad adattarsi rapidamente all’aumento delle temperature, al punto che la loro persistenza a lungo termine è a rischio.
Lo indica la ricerca che ha valutato 10.000 articoli scientifici, pubblicata sulla rivista Nature Communications da un gruppo internazionale di 64 ricercatori guidato da Viktoriia Radchuk, Alexandre Courtiol e Stephanie Kramer-Schadt, dell’Istituto tedesco Leibniz per la ricerca sugli zoo e la fauna selvatica.
I cambiamenti climatici possono minacciare le specie e la loro estinzione può influire sulla salute dell’ecosistema. È quindi di vitale importanza, rilevano i ricercatori, valutare in che misura gli animali possono rispondere alle mutevoli condizioni ambientali, ad esempio modificando i tempi di riproduzione, letargo e migrazione, e se questi cambiamenti consentano alle popolazioni di sopravvivere nel lungo periodo.


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Il nostro gatto, una piccola tigre da salotto

29/07/2019

Il 29 luglio in tutto il mondo si celebrerà il “Tiger Day” un giorno dedicato a questa affascinante regina del mondo animali bisognosa di aiuto e tutela. Dare una carezza ad una tigre deve essere un’emozione incredibile ma quasi impossibile ai comuni mortali. Maometto diceva che Allah aveva creato il gatto per darci la possibilità di accarezzare una piccola tigre ed è un po’ vero.
Certo le dimensioni sono ben diverse tra gatto e tigre ma entrambi appartengono al mondo dei felini. Addomesticato il primo, selvaggio il secondo. Il gatto già 5.000 anni avanti Cristo  era accanto all’uomo nella difesa dei granai dai topi. La tigre è sempre stata invece selvaggia ed eternamente solitaria: con i suoi 2,6 metri più quasi un metro e mezzo di coda la tigre nel mondo dei felini è senz’altro l’indiscusso regina. Eppure nonostante la sostanziale differenza di taglia sono tanti gli elementi comuni tra la Panthera tigris e il Felis silvestris catus. L’unica vera grande differenza tra tigri e gatti domestici è il rapporto con i propri simili: animali essenzialmente solitari le tigri, tranne nei periodi degli accoppiamenti, animali sociali fino a formare nutrite colonie invece i gatti, un comportamento che li accomuna più ai leoni.
Vediamo quali sono alcune delle cose che accomunano gatto e tigre.
Piccole e grandi prede. Che si tratti di antilopi, cervi o porcospini per la grande e famelica tigre, o di topi, lucertole e uccelli per il piccolo e scattante gatto, la sostanza è la stessa: un grande fiuto, un’enorme attenzione ai più piccoli movimenti e la straordinaria capacità di avvicinarsi alla preda senza destare il minimo sospetto sono le virtù che rendono i nostri amici felini degli straordinari cacciatori.
Gioco con la preda. I cuccioli di tigre giocano con la preda come farebbe un gatto col topolino, un modo per imparare le tecniche di caccia e di gestione della cattura.
Pulizia maniacale. Nella caccia è essenziale non lasciare alla vittima la possibilità di fiutarti in anticipo…ecco quindi per poter sfruttare al massimo l’effetto sorpresa, l’incredibile attenzione dei felini per l’igiene e la pulizia. Tigri e gatti possono passare le ore a leccarsi e lustrarsi, per una pelliccia a prova di “naso”.
Niente tracce. Un altro ottimo stratagemma per non dare segnale della propria presenza e giocare di anticipo sulle proprie vittime è quello di non lasciare dietro di se evidenti segnali di presenza: proprio per questo tigri e gatti amano seppellire, meglio ancora se sotto la sabbia o la terra, le proprie feci.
Segnali di accoppiamento. Nel folto della jungla, nelle savane asiatiche, nelle foreste di mangrovie, oppure nelle strade urbane, nelle nostre case o al sicuro in un giardino, tutti i felini sanno bene come attirare un potenziale compagno nel periodo della riproduzione: tracce di urina, forti miagolii (o ruggiti nel caso delle tigri), scortecciamento di alberi (o divani nel caso dei gatti) sono tutti sistemi per attirare l’attenzione di un compagno con cui condividere l’avventura della riproduzione.
Mamme speciali. La mamma felino, come tutti sappiamo, sarà una straordinaria protettrice, nutrice ed educatrice: sia che si tratti di cuccioli di tigre o di cuccioli di gatto i piccoli cresciuti accanto alla mamma saranno capaci di sopravvivere nella foresta e nelle difficili città umane, imparando a cacciare qualunque cosa che si muova a portata dei loro artigli.
Le fusa. La tigre, tra i felini, è uno dei pochi che fa le fusa, esattamente come un gatto. Si pensa faccia parte del comportamento nuziale, cioè del corteggiamento, della relazione madre-piccoli, ma li può vedere con evidenza anche nei casi in cui le tigri sono in cattività, quando hanno un rapporto affettuoso con il loro conduttore.

 

 


Categorie: Curiosità

Giornata Internazionale della Tigre. Oggi restano appena 3890 individui in 13 paesi

29/07/2019

In Nepal, dal 2013 a oggi, la popolazione delle tigri è aumentata del 19%, ma bracconaggio, distruzione delle foreste, commercio illegale di pelli e altre parti del corpo sono ancora oggi le principali minacce per il futuro del felino.
Lunedì 29 luglio sarà la Giornata mondiale della tigre, una specie simbolo che però, nonostante i tanti sforzi di conservazione, ancora oggi è protagonista di un inarrestabile declino. All’inizio del secolo scorso erano circa 100mila le tigri ancora libere in natura. Oggi ne restano solo 3.890 individui, distribuiti in maniera disomogenea in 13 differenti Paesi (India, Nepal, Bhutan, Bangladesh, Russia, China, Myanmar, Thailandia, Malesia, Indonesia, Cambogia, Laos e Vietnam), con un calo della popolazione stimato di circa il 97% rispetto a un secolo fa.
In India c’è la popolazione più numerosa, con 2.226 tigri censite, mentre negli altri Paesi la situazione è più grave. Tra Russia e Cina e si contano circa 450 tigri dell’Amur, una sottospecie unica ormai a forte rischio di estinzione, mentre in Indonesia sopravvivono solo circa 400 tigri di Sumatra, mentre in alcune aree si contano poche decine di individui. Secondo recenti studi è il Sud-est asiatico l’area in cui le tigri stanno soffrendo di più a causa del bracconaggio: la più grave causa del declino di questo splendido felino.
Il bracconaggio contro la tigre si fonda ancora oggi su credenze popolari alimentando un mercato illegale, legato anche alla medicina tradizionale cinese, che utilizza alcune parti del corpo del felino (come organi interni, ossa o denti) per la produzione di medicinali. Il commercio però riguarda tutta l’Asia: la medicina tradizionale cinese è usata anche in Laos, in Vietnam, in Cambogia. Solo in pochi Paesi esistono dei reali sforzi per frenare il bracconaggio, come ad esempio in Nepal e in India, dove stiamo assistendo negli ultimi anni ad un leggero aumento del numero di tigri.
In Nepal, dal 2013 a oggi, le tigri sono aumentate da 198 a 235, con un incremento della popolazione del 19%. Grazie a questi sforzi abbiamo dei timidi segnali positivi, come il dato che riporta l’aumento del numero globale di tigri dai 3.200 individui stimati nel 2010 ai 3.890 odierni.
Oltre che per l’utilizzo di sue parti nel mercato illegale, la tigre è vittima anche di un bracconaggio legato al conflitto tra il predatore e alcune attività umane, come l’allevamento e, in alcuni contesti, agli attacchi verso l’uomo stesso. Nel recente rapporto del WWF “The Way of the Tiger” si dimostra come proprio il bracconaggio sia, non solo la principale causa di morte delle tigri dell’Amur, ma anche una delle principali cause di conflitti con le attività umane. I ricercatori hanno ad esempio riscontrato che il 57% degli attacchi di tigre sugli uomini è opera di tigri ferite da colpi di arma da fuoco o trappole, mentre un restante 22% è opera di tigri malate o debilitate, anche per la scarsità di prede. Uno studio nel Sud-Est asiatico ha messo in relazione la diffusione dei bracconieri sul territorio, con il modello di occupazione dello spazio da parte delle 6 specie di Ungulati che compongono gran parte della dieta della tigre in quelle regioni. Questa ricerca ha concluso che l’incremento della presenza di bracconieri incide in maniera significativa sia sul numero che sulla distribuzione delle prede della tigre, che in molte aree è spesso costretta a rivolgere le proprie attenzioni verso il bestiame domestico. Lo studio dimostra dunque che il bracconaggio non solo uccide direttamente le tigri, ma aumenta indirettamente anche il conflitto uomo-tigre, avviando una terribile catena che si auto-alimenta.
Per proseguire la lettura sul sito del Wwf cliccare qui

 


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Temperature torride a Roma, al Bioparco strategie per dare sollievo agli animali che in un video danno consigli validi anche per gli umani (video)

27/07/2019

Un caldo torrido sta interessando tutta la nostra penisola, lo soffrono umani e animali, anche quelli ospiti del Bioparco di Roma ne sono esenti. La direzione del Parco ha messo in campo accorgimenti speciali per aiutare gli animali a superare le alte temperature.
Gli operatori e i veterinari del parco per aiutare gli ospiti animali fornendo loro della frutta fresca e/o congelata (specialmente meloni e angurie) oltre che pesce a sua volta congelato e riposto in grossi secchi, sempre a loro portata. Per molti altri animali, tra cui gli orsi, inoltre sono a disposizione grosse pozze d’acqua dove possono immergersi. Mentre scimpanzè e lemuri possono mangiucchiare tranquillamente delle canne di bambù ripiene di yogurt, ma anche frutta esotica congelata.
Anche noi umani abbiamo bisogno di alcuni consigli per affrontare questo caldo record. Ce li da il Ministero della salute in questo ‘divertente’ video della Fondazione Bioparco di Roma. Sono regole che valgono per tutti, anche per i nostri amici animali.
Tra questi: “Ridurre il livello di attività fisica riposando all’ombra. Bere con regolarità, almeno due litri di acqua al giorno. Alimentarsi in maniera corretta mangiando preferibilmente frutta e verdura. Si consiglia inoltre un abbigliamento leggero e di rinfrescarsi spesso con bagni o con docce energizzanti”. (Video Facebook, fondazione Bioparco di Roma)


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La campagna di "30Milions d'amis"per combattere l'abbandono estivo degli animali in Francia: un video schoc sulla musica dei Queen (video)

27/07/2019

Sono arrivate le vacanze e troppi, pur di godersele senza pensieri. sono capaci della peggiore delle azioni verso un essere indifeso che ci ama e si fida di noi: l’abbandono.
Un fenomeno vergognoso che sembra non conoscere vergogna.Campagne di sensibilizzazione, leggi punitive sembrano vane.
Anche in questo campo la Francia fa le cose in grande. Se in estate sono 60mila gli abbandoni in Italia, in Francia sono 100mila gli animali abbandonati di cui oltre la metà a ridosso degli esodi estivi aggiudicandosi la maglia “nera” della crudeltà in Europa.
L’organizzazione animalista 30Milions d’amis, proprio per perdere questo triste primato, ha promosso la campagna contro gli abbandoni estivi in Francia, giocando sul senso calcistico del “Campioni d’Europa”.
Sulle note della celebre canzone dei Queen “We are The Champion”, il video mostra diverse situazioni di abbandoni con animali appartenenti a diverse specie domestiche, cani, gatti, conigli o addirittura criceti, scaricati nei modi peggiori.
Tra questi, il cane legato in un parco, fatto scendere da un’automobile, il cucciolo gettato all’interno di un recinto. Non mancano le cucciolate indesiderate di gattini, gettati nella spazzatura all’interno di un cartone oppure il gatto lasciato con il suo trasportino sul bordo di un marciapiede così come un coniglio scaraventato da un’automobile vicino alle fognature o un criceto gettato come nel trita rifiuti di un palazzo.
Il contrasto cinico tra le azioni riprovevoli delle persone che cantano il “we are the champion”, siamo i campioni è di grande effetto.
Chi abbandona un animale è un vigliacco
“E’ il podio della vergogna. Si tratta di una campagna che vuole essere un elettroshock. E’ da ben trentanni che ripetiamo le stesse cose. Bisogna mettere i pugni sul tavolo e dire che adesso basta!”, ha commentato Reha Hutin, presidente di 30Milions d’Amis.
Hutin ha ricordato che nel 2018, l’associazione aveva promosso una campagna contro gli abbandoni puntando alle emozioni.
“Per il 2019, abbiamo deciso di fare una campagna più dura, mostrando l’abbandono di animali appartenenti a specie diverse. La persona che abbandona è tutti noi. Quello che mostriamo è la vita reale. Non c’è un bastardo nello specifico, ma chi abbandona può essere nostro cugino, nostra madre, il vicino di casa”.
La scelta dei Queen non solo è mirata a sottolineare il contrasto tra il merito e l’azione disgustoso. Infatti, Freddie Mercury era un amante dei gatti. Lo stesso chitarrista Brian May è un attivista e fervente sostenitore dei diritti degli animali.


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Pinguini dell'Antartidea ischio per inquinamento e cambiamenti climatici

27/07/2019

In Antartide la salute dei pinguini è messa a rischio dai cambiamenti dell’ecosistema e dall’inquinamento ambientale. E’ quanto emerge da uno studio condotto da Università di Siena e Museo Nazionale dell’Antartide in collaborazione con l’Università britannica di Plymouth, pubblicato sulla rivista Polar Biology. I ricercatori, da molti anni impegnati in Antartide nello studio delle colonie di pinguini di Adelia nell’area del Mare di Ross, hanno eseguito dei prelievi di sangue su 19 animali durante la campagna antartica 2014-2015 su un campione. “I materiali raccolti sono stati analizzati, permettendo lo studio della stabilità immunitaria e genetica e i risultati hanno mostrato una instabilità genomica e alterazioni al sistema immunitario che potrebbero condurre a lungo termine a sviluppare anche forme cancerogene”, si legge in una nota dell’università.
“I cambiamenti climatici, l’inquinamento, la perdita di habitat e l’aumento della presenza umana possono influenzare in modo significativo lo stato di salute dell’organismo e la sopravvivenza a lungo termine; per questo motivo è fondamentale avere questa comprensione del sistema immunitario e genetico di una specie in modo che eventuali cambiamenti possano essere identificati al più presto”, sottolinea Silvia Omastroni ricercatrice del dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente, che ha coordinato il progetto in collaborazione con Ilaria Corsi, della stessa università, e con Awadesh Jha, dell’Università di Plymouth.
La ricerca è svolta nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), dal titolo ‘Conservazione di un mesopredatore polare sensibile ai cambiamenti dell’ecosistema’ e grazie alla disponibilità dei campioni raccolti durante le ultime due campagne antartiche (2017-19) in tre popolazioni di pinguini. (ansa)


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Orso M49: ministro Costa con maglietta 'Io sto con Papillon'

26/07/2019

Il ministro dell’Ambiente, il pentastellato Sergio Costa, ha postato su Facebook una sua foto con indosso una maglietta con la scritta “Io sto con Papillon” e la foto dell’orso M49. L’animale, catturato vicino a Trento a causa dei danni che ha provocato a pollai e allevamenti, è fuggito da un centro faunistico ed è ora ricercato dai forestali della Provincia. Il presidente dell’ente locale, il leghista Maurizio Fugatti, ha dato l’ordine di abbattere l’orso se si avvicinerà alle case, mentre il ministro Costa si è detto contrario all’uccisione.
“In un incontro pubblico ad Assisi il giornalista Marco Gisotti, che ringrazio, mi ha regalato questa maglietta – ha scritto il ministro su Facebook -. Sapete che sto seguendo con estrema attenzione quanto sta accadendo in Trentino a #M49, che mi piace chiamare Papillon al posto di una sigla che ricorda un’arma da guerra. In questo momento non sappiamo di preciso dove sia, anche se ci sono stati due avvistamenti questa mattina, che fanno capire che è vivo. Sono in contatto con i miei dirigenti, con i tecnici trentini e di Ispra per ogni aggiornamento del caso. Così come costante è il rapporto con gli enti locali, per trovare insieme una soluzione affinché #Papillon possa vivere al meglio”.


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Gatto “ucciso” nella scuola di Gioia Tauro, il ministro Bussetti: il felino sarebbe impazzito e si sarebbe suicidato. Enpa: intervento gravissimo, c’è una indagine in corso

26/07/2019

Il gatto morto lo scorso maggio nella scuola Eugenio Montale, a Gioia Tauro (Reggio Calabria), si sarebbe “suicidato”. E’ la conclusione cui giunge il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, rispondendo a una interrogazione parlamentare dell’onorevole Paola Frassinetti seguito di una verifica ispettiva nell’istituto scolastico. Il ministro Bussetti, che evidentemente sarebbe in possesso di informazioni più circostanziate di quelle su cui stanno lavorando i magistrati e che è titolare del potere esecutivo non certo giudiziario, pronuncia la “sua” personalissima sentenza: non luogo a procedere. Perché, secondo il ministro, sia l’ipotesi dell’innocenza del collaboratore scolastico (il gatto imbizzarrito che sbatte la testa contro le pareti secondo quanto detto dall’indagato) sia della sua estraneità ai fatti  sono entrambe “plausibili, ma nessuna delle due comprovabili”.
«E’ inaccettabile che il titolare del dicastero dell’Istruzione, senza alcuna prova al riguardo, riconosca una qualche plausibilità a un presunto ed estemporaneo imbizzarrimento del povero gatto. Dovrebbe infatti sapere, il ministro Bussetti, che quando un gatto ha paura, non prende a testate i muri di un edificio scolastico. Quando un gatto ha paura scappa», spiega l’Ente Nazionale Protezione Animali che per la morte del felino ha presentato denuncia all’autorità giudiziaria.
Non meno grave, poi, è la scorrettezza istituzionale di cui si è reso responsabile il ministro. Sui fatti di Gioia Tauro è attualmente in corso un’indagine della magistratura, dunque la situazione avrebbe dovuto consigliare al ministro la massima prudenza. E invece Bussetti non solo compie un’invasione di campo, con una “sentenza di non luogo a procedere” ma arriva a sostenere che nessuno dei bambini avrebbe assistito ai fatti quando invece gli elementi sembrano smentirlo. «E’ tutta la dinamica dei fatti a lasciare sconcertati. Perché – prosegue Enpa – non è stata chiamata la Asl per liberare il gatto dalla palestra? Perché, quando il gatto era in agonia non è stato chiesto l’intervento di un veterinario? Perché il collaboratore scolastico non è stato sospeso in via precauzionale? A queste domande, Bussetti non ha fornito chiarimenti. Aspettiamo lo facciano i magistrati. Sono loro ad avere il polso della situazione giudiziaria, non certo il ministro».


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Le ultime, preoccupanti cifre sul randagismo in Italia

26/07/2019

In estate la piaga degli abbandoni di animali domestici finisce per acuire un problema, quello del randagismo, di cui si hanno pochi numeri e non molto strutturati. Per quel che si sa, il randagismo nel nord Italia è in flessione rispetto alle rilevazioni di dieci anni fa, ma rimane una questione seria al sud e nelle isole.
Le associazioni animaliste come Lega anti vivisezione (LAV) e l’Ente Nazionale per la Protezione Animali (ENPA) forniscono alcuni indicatori che possono aiutare a inquadrare a grandi linee il fenomeno, ma le due associazioni sono concordi nel constatare che siamo ancora ben lontani dall’avere tutti i dati di cui avremmo bisogno per affrontare la questione nel dettaglio che meriterebbe.
Secondo LAV un ruolo chiave è giocato dalle anagrafi degli animali d’affezione: se consideriamo solo i cani, tra 2006 e 2018 c’è stato un aumento delle iscrizioni del 57% a livello nazionale. +8% solo tra 2017 e 2018. Questo trend, se confermato, porterà benefici nei casi di smarrimento e potrebbe contribuire in modo rilevante a limitare gli abbandoni e le presenze prolungate di animali in canili rifugio.

Quanti sono i cani randagi in Italia?
In Italia si stimano tra i 500-700 mila cani randagi. I cani vaganti sono tali soprattutto per due ragioni: abbandono o nascita da animali in libertà. Secondo l’ENPA, questa valutazione numerica – presentata nel 2012 dal sottosegretario alla salute del Governo Monti Adelfio Elio Cardinale – è ancora valida per fornire un ordine di grandezza al problema, sebbene sia un numero da leggere certamente per difetto. Il dato viene riportato anche dalla LAV nel suo rapporto sul randagismo (il più recente è del 2018). Anche il report LAV insiste sulla scarsezza dei dati a disposizione e auspica una maggiore sinergia tra regioni e Ministero per migliorare l’approccio al problema.
Gli animali vaganti sono solo una delle conseguenze dell’abbandono, che oltre a essere un atto moralmente riprovevole è anche un reato, come stabilisce l’articolo 727 del codice penale che prevede l’arresto fino a un anno e una multa tra i 1000 e i 10000 euro. La gestione dell’animale randagio recuperato è regolata dalla Legge 281/91, una norma che secondo ENPA è tra le più avanzate al mondo nella tutela dell’animale. Innanzitutto, la norma proibisce l’abbattimento del randagio se non per eutanasia in presenza di malattie incurabili o di grave e comprovata pericolosità.
Inoltre, la legge pianifica una rete di assistenza che fa capo ai Comuni e alla Polizia Municipale. Se hanno la fortuna di sopravvivere allo smarrimento o, peggio ancora, all’abbandono, i cani trovati sono portati in un canile sanitario. I cani semplicemente persi e dotati di tatuaggio o microchip possono tornare ai padroni, mentre quelli non riconosciuti e quelli abbandonati, una volta curati, vengono portati al canile rifugio. I più fortunati saranno adottati da nuove famiglie, gli altri rimarranno in canile.

Quanti cani vivono nei canili italiani?
Gli ingressi nei canili sanitari sono stimati intorno ai 90 mila annui: la LAV riporta che nel 2017 il numero esatto fornito dalle Regioni è di 91.021 cani, di cui 34.224 restituiti al legittimo proprietario (38%). La Lombardia è la regione che ha avuto più ingressi nei canili sanitari, 10.593. Anche nel 2016 era la regione con il numero più alto, 11.623. Questo non significa che la Lombardia sia la regione più afflitta dal randagismo: l’ENPA avverte di prendere il dato con prudenza. Più ingressi nei canili sanitari può voler dire una migliore efficienza nel recupero di animali, soprattutto in riferimento alla percentuale di cani poi restituiti ai proprietari.

Nel 2016, il Ministero della Salute aveva contato 88.862 cani entrati nei canili sanitari. Difficile comunque tracciare un trend: secondo LAV, negli ultimi dieci anni il fenomeno del randagismo è leggermente in calo ma sia LAV sia ENPA invitano alla prudenza nel leggere questa flessione come davvero strutturale. Queste cifre non forniscono il numero degli abbandoni: in questi ingressi possono esserci anche animali semplicemente smarriti che poi, una volta identificati, ritornano al proprietario. Il fenomeno dell’abbandono ha numeri maggiori, visto che tanti animali non vengono recuperati poiché morti, dispersi o tornati in uno stato selvatico, ingrandendo le fila degli animali randagi in stato di libertà che vagano per strada o nelle campagne.
Per quanto riguarda invece i canili rifugio, ovvero strutture adibite all’accoglienza del cane in attesa di adozione che non ha più bisogno di accertamenti o assistenza medica, la LAV ha contato per il 2017 una presenza di 114.866 cani (+9% rispetto al 2016). Questi cani sono collocati soprattutto al Sud: più di 82 mila cani (cioè il 72% sul totale della popolazione stimata) si trova nei canili rifugio del Mezzogiorno. Rispetto al 2006, però, il calo è sostanziale: quasi 35 mila animali in meno per un -23% sul piano nazionale.

Al sud e nelle isole è molto più bassa anche la percentuale di ritorno degli animali recuperati presso i padroni: come detto il dato nazionale è intorno al 40%, nel sud scende al 6%. Questo dato abbassa drasticamente la media nazionale, trainata dal nord con il 69% di restituzioni. Nel centro il dato si attesta al 39%.

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Accarezzare gatti è una danza che devono 'condurre' loro. Lo dice la scienza

26/07/2019

A molti gatti piace essere accarezzati, ma l’interazione con l’uomo è qualcosa a cui devono abituarsi col tempo per stare davvero bene. Sono importanti sia le caratteristiche umane, la personalità, l’essere maschio o femmina, sia le aree del corpo del gatto accarezzate. Alcuni mici possono reagire in modo aggressivo a un’attenzione fisica indesiderata, altri possono tollerare il contatto in cambio di cose buone (cibo e una casa).
In generale, se va sempre tenuto presente che gatti pazienti non è necessariamente sono gatti felici, ci sono alcune strategie per accarezzarli e ottenere il gradimento: la principale è far si che a ‘condurre il gioco’ siano loro. Concentrarsi sul fornire ai mici più scelte e controlli possibili. Ad esempio, la possibilità di indicare se vogliono essere accarezzati o meno, e di controllare dove e per quanto tempo. A svelare come accarezzare i gatti secondo la scienza è Lauren Robin Finka, della Nottingham Trent University, esperta di comportamento dei gatti, su The Conversation.
Questo approccio probabilmente richiederà un po ‘di autocontrollo, ma potrebbe ben ripagare, poiché ricerche mostrano che le interazioni con i gatti dureranno più a lungo quando il micio, piuttosto che l’uomo, le inizierà. È anche importante prestare attenzione al comportamento e alla postura del gatto. In generale, quelli più amichevoli si divertiranno a essere toccati nelle zone in cui si trovano le ghiandole facciali, compresa la base delle orecchie, sotto il mento e intorno alle guance. Questi posti sono generalmente preferiti rispetto ad aree come la pancia, la schiena e la base della coda.
Tra i segni che il micio non gradisce le coccole, il fatto che allontani la testa, rimanga passivo non facendo le fusa e la pelle sia contratta e il pelo increspato, generalmente lungo la schiena. Se invece le coccole sono gradite, la coda tenuta in posizione verticale e la scelta di iniziare il contatto, le fusa, una postura rilassata, orecchie dritte e rivolte in avanti e il fatto di dare una leggera spinta se ci si ferma.


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Ponte Morandi a Genova: trovati due pulcini di piccione nel cassone della pila 8 in demolizione

26/07/2019

Una simpatica scoperta ha interrotto per qualche istante l’incessante lavoro di demolizione di Ponte Morandi che procede in contemporanea con gli interventi per la ricostruzione. Due pulcini di colombo sono stati trovati all’interno del cassone della Pila 8 di Ponte Morandi portato a terra la scorsa notte. Lo rivela la struttura commissariale spiegando che le ispezioni per verificare lo stato di conservazione del manufatto hanno portato alla lieta scoperta. I due piccoli sono stati recuperati e portati alla sede Enpa di Genova, a Campomorone, per le dovute cure.
   


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Adotta un cucciolo ma lo abbandona subito dopo, denunciata. Enpa: “Giugno nero per gli animali”

25/07/2019

Da un articolo pubblicato il 15 luglio su Piacenza24

Adotta un cucciolo ma lo abbandona subito dopo, denunciata la proprietaria. La piccola Rose (nome di fantasia) era arrivata agli inizi di aprile da Caserta addirittura in aereo per un adozione del “cuore”; una famiglia aveva infatti affrontato tutto l’iter di adozione. Colloqui con la volontaria di Caserta, pre affido con tanto di modulo ed infine il viaggio verso una nuova vita; sembra una delle favole, quelle belle, che coinvolgono centinaia di cani sfortunati, che trovano una casa e tanto amore.
Invece il 30 giugno arriva alle Guardie Zoofile Enpa una segnalazione dai toni allarmati e disperati: “Rose è scomparsa”. Il racconto di Michela Bravaccini Capo nucleo delle Guardie Enpa Piacenza.
A tre mesi dall’affido la volontaria di Caserta ha contattato l’adottante per completare l’iter e fare il passaggio di proprietà della cucciola. Ma in quell’occasione la volontaria ha scoperto che l’adottante l’aveva persino bloccata sia sul telefono che sui social come whatsapp e facebook. Dopo giorni di tentativi vani, l’attivista ha decido di inviare la segnalazione alle guardie Zoofile Enpa

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