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San Bernardo si allontana da casa poi sbaglia treno per tornare. Carabiniere lo rassicura e riaccompagna a casa

06/11/2018

Un cucciolone di San Bernardo salta la recinzione di casa per un giretto, si perde, e per tornare dal padrone… prende il treno. Sbagliato. Il Comandante della Stazione Carabinieri Bologna Navile, Luogotenente Nicola Patti, ha tratto in salvo un “Cane di San Bernardo” che stava viaggiando da solo in treno. È successo alle prime luci dell’alba, quando il militare, libero dal servizio, è salito a bordo di un treno, partito dalla Stazione di Casalecchio di Reno e diretto a Bologna. Durante il tragitto, il Luogotenente si è accorto che il Capo Treno e una passeggera stavano cercando di capire come risolvere una situazione atipica, ovvero risalire al proprietario di un cane di taglia grande, ma di carattere docile, che stava viaggiando da solo sul convoglio diretto a Bologna. Il militare si è avvicinato e ha preso in consegna l’animale che nel frattempo era stato tranquillizzato e accudito con un maglione che la donna si era tolta per proteggerlo. Giunto alla Stazione Ferroviaria di Bologna Centrale, il militare è sceso dal treno col cane e si è recato presso la Stazione Carabinieri per procedere all’individuazione del proprietario dell’animale. Operazione che si è conclusa con successo, grazie alla collaborazione con la Polizia Municipale che è giunta in caserma con un lettore microchip. Il proprietario del cane è stato contattato, dopodiché è stato possibile accertare che l’animale, “Leone”, un cucciolone razza “San Bernardo” (cani che possono raggiungere i 120 kg di peso) era salito in treno perché voleva tornare a casa, a Lama di Reno, da dove si era allontanato per fare un giretto. Idea geniale, ma irrealizzabile, oltretutto l’animale aveva preso il treno sbagliato, diretto nella direzione opposta. Dopo aver trascorso qualche ora in compagnia dei Carabinieri il cane è stato restituito al legittimo proprietario.


Categorie: Varie

Cucciola trascinata in mare dall'alluvione a Palermo, messa in salvo dalla Guardia Costiera riconsegnata alla famiglia grazie al microchip

06/11/2018

 Una cucciola di Pastore tedesco è stata salvata dalla Guardia costiera di Porticello (Palermo) che l’ha soccorsa, dopo una segnalazione arrivata al 1530, a circa un miglio dal porto della località marinara. Il cane, forse spinto in mare dalla furia dell’acqua caduta stanotte nella zona, con difficoltà si manteneva a galla, ormai stremato, cercando di aggrapparsi a pezzi di legno.
Gli uomini della della Guardia costiera anno condotto la cucciola in porto e l’hanno accudita sino all’arrivo del veterinario. Sebbene impaurita e con una lieve ipertermia per le prolungate ore trascorse in acqua, la cucciola sta bene e potrà presto ritornare alla sua famiglia che nel frattempo è stata individuata anche grazie al microchip.


Categorie: Varie

I gatti sono predatori, somministrare il cibo rispettando la loro natura per favorire l'equilibrio psico-fisico

05/11/2018

L’American Association of Feline Practitioners (AAFP), impegnata nel migliorare la salute e il benessere dei gatti,  in un articolo pubblicato sul Journal of Feline Medicine and Surgery, uno dei periodici più autorevoli riguardanti la salute dei nostri amici a quattro zampe, ha evidenziato come il nostro modo di alimentare i gatti sia sbagliato.
Secondo l’Aafp, infatti, nel dare da mangiare ai gatti bisognerebbe tenere conto dei loro istinti predatori e, inoltre, fornirgli dei pasti più piccoli, ma con frequenza maggiore. Ciò per assecondare la loro natura di cacciatori e dunque assicurargli un migliore stato psico-fisico. Ma come fare? Un consiglio dato dagli esperti è quello di ricorrere ai cosiddetti “cat puzzle feeder” ovvero dei giochi all’interno dei quali va posizionato il cibo e che i gatti devono “risolvere” per poter mangiare. Questa soluzione permette al micio di esercitare il proprio istinto per la caccia e inoltre li aiuta a tenersi in forma anche fisicamente.
Altro suggerimento: se si hanno più gatti, meglio farli mangiare non solo in ciotole, ma anche in ambienti separati. Altrimenti il rischio è che il gatto possa avvertire uno stato di ansia mentre mangia, perché teme che il cibo possa essergli sottratto da un altro animale.


Categorie: Curiosità

Cani malcustoditi: 62enne, impegnato nella raccolta di verdura, muore per l'aggressione di due pitbull

05/11/2018

Ancora una tragedia che si poteva evitare se solo i proprietari di due pitbull li avessero cresciuti e custoditi con responsabilità.
Un uomo di 62 anni è stato aggredito nei giorni scorsi da due pitbull mentre percorreva in bicicletta le campagne di San Ferdinando di Puglia, nella Provincia di Barletta Andria e Trani, per raccogliere verdure. L’uomo è stato prima ricoverato nell’ospedale di Cerignola (Foggia), poi trasferito in gravissime condizioni nel reparto di chirurgia plastica del policlinico di Bari, dove è morto il 31 ottobre. La Procura ha disposto l’autopsia che sarà eseguita domani a Bari. Nel registro degli indagati sono finiti i nomi dei tre proprietari dei cani, accusati di omicidio colposo. Gli animali (un maschio e una femmina) sarebbero fuggiti dal luogo recintato nel quale si trovavano e avrebbero aggredito l’uomo in via San Cassano. Ora si trovano ora nel canile di Andria mentre la Procura di Bari ha aperto un’indagine a seguito della morte


Categorie: Varie

Strage di cavalli nel delta del Po, per salvarli in campo anche Nicole Berlusconi

05/11/2018

È corsa contro il tempo in Emilia per salvare cavalli e puledri di un ex maneggio fallito che vivono allo stato brado e in condizioni di abbandono. In campo, tra i volontari che hanno segnalato e che si stanno occupando dell’emergenza, è scesa anche Nicole Berlusconi, nipote dell’ex premier.
Il caso, su cui si sono accesi i riflettori dopo la morte di due esemplari nell’ultima settimana, riguarda decine di cavalli a Valle Lepri, in zona Ostellato, in provincia di Ferrara. L’area fino al 2015 era un maneggio, poi fallito. All’inizio i cavalli erano una settantina, ora ne sono rimasti meno una trentina. Secondo quanto riferito dai volontari, nell’area ormai se ne contano appena 28. A uccidere gli animali è lo stato di abbandono in cui versano. Il pericolo principale è rappresentato dal canale, unica fonte d’acqua per i cavalli. Una volta scesi per dissetarsi, non tutti riescono a risalire e muoiono annegati.
Un problema, che riguarda soprattutto gli esemplari più anziani e deboli, e che in questi giorni di maltempo è diventato critico perché risalire il canale in piena è difficile anche per i puledri o gli animali più in forze. Ultima vittima di questa strage silenziosa è ‘Resilienzà, un puledro recuperato agonizzante nei giorni scorsi proprio da Nicole Berlusconi, che presiede Progetto Islander, associazione lombarda che insieme a Horse-Angels è presente sul campo con volontari che in queste ore si stanno prodigando per salvare il salvabile. Oltre alla gara di solidarietà, è in moto anche la macchina amministrativa. Il sindaco di Ostellato, Nicola Marchi, ha annunciato per domani un’ordinanza per spostare i puledri da Valle Lepri. «Le colpe – afferma Marchi – sono di chi ha abbandonato i cavalli e di chi li ha lasciati proliferare. Abbiamo informato la Procura della Repubblica e stiamo tentando di capire proprietà e responsabilità». Il primo cittadino disporrà l’affidamento dei cavalli ad associazioni che possano farsene carico e porteranno altro fieno e aiuti.
Sul caso anche Horse-Angels ha presentato un esposto alla Procura di Ferrara. Nicole Berlusconi, che come altri volontari ha appreso la notizia dai social network, ha raggiunto personalmente il luogo nei giorni scorsi e ha annunciato di voler tornare a Valle Lepri per trovare una casa ai cavalli abbandonati. La giovane a proprie spese aveva fatto intervenire per ‘Resilienzà un’ambulanza attrezzata da Ravenna verso la clinica veterinaria di San Biagio di Argenta (Ferrara). Il puledro però non ce l’ha fatta. Sabato pomeriggio il veterinario Giampaolo Maini ha portato agli animali tre balle di fieno. «Fortunatamente – ha detto – i cavalli stanno bene. È deceduto l’unico che stava male. Era finito nel canale navigabile per bere ma non era più riuscito a risalire. Lo avevano salvato i vigili del fuoco. Avrebbe avuto bisogno di terapie ma gli aiuti sono arrivati tardi e non ce l’ha fatta». «C’è bisogno dell’aiuto di tutti», rimarca Lara Salicini, volontaria di Horse Angels.? (ansa)


Categorie: Varie

Novembre, Mese del Diabete del Cane e del Gatto per imparare a prevenirlo, riconoscerlo e curarlo

05/11/2018

Torna il Mese del Diabete del Cane e del Gatto: per tutto novembre ci si potrà rivolgere ai  Medici Veterinari che hanno aderito ad iniziative di sensibilizzazione su questa patologia, per avere delucidazioni sui suoi sintomi, sulla diagnosi e sulla prevenzione. La campagna è promossa da MSD Animal Health, in collaborazione con ANMVI e Diabete Italia.
Il diabete può ridurre la qualità della vita ridotta o avere esiti fatali, tanto nelle persone come nel cane o gatto di famiglia. Ma prevenirlo è possibile e  – se curato – il diabete non è di ostacolo ad una vita quasi del tutto normale. Per questo torna la campagna di sensibilizzazione Il Mese del Diabete del Cane e del Gatto che per tutto il mese di novembre coinvolge i Medici Veterinari in azioni di educazione alla prevenzione e alla corretta gestione della malattia. Promotori del Mese del Diabete del Cane e del Gatto sono MSD Animal Health, ANMVI e Diabete Italia,
Il fenomeno nel cane e nel gatto- Secondo gli esperti, l’incidenza del diabete- che varia tra un animale su 100 a un animale su 500-  è in aumento. Le complicanze possono essere la cataratta nel cane e la debolezza agli arti posteriori nel gatto. Una diagnosi precoce è fondamentale e ci sono alcuni sintomi ben precisi: sete intensa e urinazione abbondante, perdita di peso malgrado l’aumentato appetito, la sonnolenza, il pelo più rado e opaco, l’assenza di auto pulizia nel gatto e la cataratta nel cane.
“Se curato – sottolinea Federico Fracassi, medico veterinario e professore all’Università di Bologna – il diabete animale si comporta come quello umano, ovvero può essere tenuto sotto controllo e non alterare significativamente la qualità della vita. Ma è fondamentale una diagnosi precoce: in caso di sintomi è bene rivolgersi al più presto al proprio veterinario”. Le cure consistono sostanzialmente in una dieta appropriata e in una terapia insulinica. “Ma la prevenzione, soprattutto nel gatto, rimane la prima arma – conclude Fracassi – Occorre contrastare con determinazione obesità e sedentarietà, il gatto insomma deve muoversi e giocare il più possibile”.
“Di solito – spiega Marco Melosi, Presidente dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani – ad ammalarsi sono gli animali adulti e anziani, spesso in sovrappeso, anche a causa di una sterilizzazione. Il cane è colpito quasi esclusivamente dal diabete di tipo 1, quello di tipo genetico, e le femmine affette risultano essere il doppio rispetto ai maschi. Anche alcune razze sono più a rischio: Setter inglese, Yorkshire, Samoiedo, Terrier e Schnauzer nano. Nel gatto, affetto prevalentemente dal diabete di tipo 2, invece risultano più colpiti i gatti castrati; a differenza del cane, in quest’ultima specie il legame tra obesità e comparsa della malattia è stata chiaramente dimostrata”.
Il 14 novembre sarà la Giornata Mondiale del Diabete, data clou sulla quale fanno perno le iniziative del Mese del Diabete del Cane e del Gatto: per tutto novembre, i Medici Veterinari possono avviare iniziative di sensibilizzazione e informazione, rivolte ai proprietari di animali, sulla patologia, sui suoi sintomi, sulla diagnosi e sulla prevenzione.
Ai Medici Veterinari aderenti sarà inviato un kit gratuito dedicato a sostenere l’iniziativa. I dati inseriti compariranno nel calendario delle attività, dove i proprietari di cani e gatti potranno consultare la lista dei veterinari aderenti.
“L’obiettivo del progetto – spiega Caterina Suraci, Presidente di Diabete Italia Onlus – è di prevenire la malattia e far emergere la quota di cani e gatti con diabete non diagnosticato al fine di poter garantire loro una adeguata gestione e una migliore qualità della vita. L’iniziativa ha sempre incontrato il favore ed il sostegno dei Medici Veterinari in tutto il mondo ed in particolare in Italia dove, negli scorsi anni, è stato possibile realizzare campagne informative direttamente nelle strutture veterinarie”.

 

 


Categorie: Varie

Uccisa tigre in India: era il terrore dei villaggi nel Maharashtra dove aveva sbranato 13 persone

05/11/2018

Dopo una caccia di tre mesi, le autorità indiane sono riuscite ad uccidere una tigre “mangiatrice di uomini“. Si ritiene abbia sbranato 13 persone: l’animale era il terrore dei villaggi della foresta di Raleogan, nel distretto di Yavatmal dello stato del Maharashtra, dal 2016.
Per uccidere la tigre è stata organizzata una complessa operazione di caccia che ha coinvolto quasi 200 persone, tra cui un cecchino e un cacciatore esperto. Impiegati anche droni, telecamere e cani. Per stanarla anche il profumo ‘Obsession for Men’ di Calvin Klein, già capace di attirare – secondo gli esperti – i giaguari per un feromone in esso contenuto.
Diversi gruppi animalisti si erano schierati a favore della tigre, madre di due cuccioli, chiedendo che fosse catturata ma non uccisa. Inoltre in molti avevano sollevato polemiche sul numero delle vittime: l’analisi del Dna della saliva trovata sui 13 corpi ha confermato la responsabilità dell’esemplare solo in 5 casi.
In India le tigri sono protette e serve un’autorizzazione per ucciderle, concessa dolo in caso di attacchi nei confronti di uomini. La Corte suprema aveva autorizzato l’operazione nonostante la specie si stia estinguendo, a patto che la tigre fosse uccisa solo nel caso in cui i calmanti non avessero fatto effetto. Secondo gli animalisti, però, T-1, così era identificata la tigre, è stata uccisa “a sangue freddo” e il dardo sul corpo dell’animale mostrato da una foto sarebbe stato conficcato successivamente alla sua morte, una messinscena. Sulla tigre sarà eseguita un’autopsia.


Categorie: News dal Mondo

I gatti non si comprano, meno che mai per farsi belli su Instagram

02/11/2018

Bellissimo e profondo, in questa epoca di selfie-dipendenti, l’articolo apparso su corriere.it di Costanza Rizzacasa d’Orsogna, autrice  anche del libro “Storia di Milo, il gatto che non sapeva saltare”  per ricordarci quanto sia senza senso scegliere un gatto di razza per fotografarlo e vantarsene sui social. Magari scartando a priori i mici neri pensando (erroneamente) siano meno fotogenici, cher restano invisibili nei gattili.
Giorni fa Milo è sbarcato su Instagram. Vanitoso com’è, non vedeva l’ora, ma io per anni ho resistito: di foto gliene faccio già troppe. «Non ti basta essere già la star dell’Instagram di mamma?» gli chiedevo. Ma Milo è sbarcato su Instagram anche per dare un messaggio, o così spero.

Qualche tempo fa, una conoscente che sembrava sinceramente interessata a Milo, con la quale avevo più volte parlato dell’importanza di adottare un cane o un gatto da un rifugio invece di comprarlo, ha comprato un persiano nero, gli ha dato un nome simile a Milo e gli ha aperto un account Instagram. Gli mette i vestitini, vanta nei post la beltà della razza e quanto ha speso, lo obbliga a pose innaturali. È questo il messaggio che arriva di tutti i miei discorsi su un trovatello disabile e nero? Dell’importanza di dare una chance al più malmesso, che anche lui grazie all’amore può diventare un principe? L’ho vista come una sconfitta personale. È orribile pensare che quei video in cui Milo cammina a zig zag, inciampa su se stesso e cerca malamente di saltare, s’impegna insomma per superare la sua disabilità, in alcuni non suscitino tenerezza, non li invitino a riflettere sulla bellezza della diversità, sul valore della determinazione, ma, scatenando invidia per le migliaia di clic che fanno, spingono a prendere un animale simile per postarlo su Instagram. Un animale “perfetto” secondo il canone peggiore, quello della razza. Con i rifugi, anche italiani, pieni di gatti neri che nessuno adotta proprio per via di Instagram, lei il gatto nero l’ha preso col pedigree. E in un certo senso è colpa mia.

Per non parlare dell’impatto che una vita esageratamente social può avere sui nostri animali. Spiegava la comportamentalista Vicky Halls: «La maggior parte della gente guarda le foto di gattini e dice “Ahhhh”. Io le guardo e vedo dei mici infelici. E un proprietario che ha tempo da perdere. Chiedetevi se il gatto in tutto questo ci guadagna qualcosa». Di più. Sempre più spesso, pensando di trattarli come star, cosa che invece appaga solo noi, dimentichiamo i loro bisogni primari, come di cambiargli la lettiera. «I gatti soffrono in silenzio. Se fa pipì fuori dalla lettiera, si nasconde, inizia a leccarsi esageratamente, non fategli una foto, portatelo dal veterinario». Ho scritto un libro sulla mia storia con Milo, per fissare nel tempo la gioia immensa che mi dà, perché dentro muoio al pensiero di perderlo. Ho scritto un libro per dire che disabile, diverso, vuol dire speciale, perché via via che i lettori ci scrivevano che Milo era diventato parte delle loro vite e che è bello, in un mondo buio, tornare a casa e leggere i racconti di un gattino che con la sua tenacia dà speranza, ho capito che Milo era molto più di un gatto, che era di tutti, e non più soltanto mio. Che poteva diventare – che era già – una potente metafora per chiunque si senta diverso, o tale è considerato. Ho scritto questo libro per amore, per mandare un messaggio d’amore, e ora tutti ci fanno le foto, ma Milo devo stare molto attenta a non sfruttarlo. Perché non è un oggetto, è una persona. Il messaggio è importante, e lui per il momento le attenzioni sembra perfino gradirle, ma il confine con il tiranneggiarlo può essere sottile.

Proprio all’Instagram dei gatti, neri in particolare, ho dedicato un capitolo del libro. Dove Milo incontra il gatto Valentino, nero come lui. Adottato per postarne le foto e vivere di celebrità riflessa, poi abbandonato, nell’eugenetica dei social, perché essendo tutto nero proprio in foto non si distingueva bene. Non è fantasia, è cronaca, e ne parlerò sabato 10 novembre su Rai Uno con la presidente dell’Enpa Carla Rocchi. Ma se il «problema» delle foto è facilmente risolvibile con uno sfondo a contrasto (esempio, una parete bianca), se Milo è la dimostrazione che i gatti neri possono esser super-fotogenici, il punto non è questo. I gatti si prendono per la gioia che ci danno, per l’amore, non per Instagram. Non per l’egoismo di questa società dell’apparenza cui oggi sacrifichiamo tutto, anche i rapporti umani. I gatti neri portano fortuna, e Milo, di fortuna, a me ne ha portata tanta. Di più, mi ha salvato la vita. Questo esserino che cammina tutto storto, che cade mille volte al giorno, mi ha insegnato cosa vuol dire accudimento. Quando parlo di lui sono felice. E in foto sono più bella se Milo è accanto a me. M’illumino di Milo.”

Milo è anche su Twitter: @royalgattin

 


Categorie: Animali e Cultura

Kobe è “senza permessi”, all'aeroporto australiano sequestrano il cane del giocatore di basket Lamar Patterson

02/11/2018

L’ex cestista del basket americano, Lamar Patterson, si è visto sequestrare il cane all’aeroporto di Brisbane, in Australia, perché il Bulldog Francese, «arrivato da un volo dagli Usa, non era stato dichiarato ed era senza permesso di importazione».
Le autorità australiane sono severissime sull’importazione di animali dall’estero: ne sa qualcosa l’attore Johnny Depp che nel 2015 passò dei guai perché aveva cercato, insieme all’allora moglie Amber Heard, di evitare la quarantena per i suoi cani, non dichiarandoli all’arrivo con il suo jet privato. Alla fine i due se la cavarono con una multa, ma Depp innescò una guerra verbale con l’allora vice premier australiano Barnaby Joyce che aveva minacciato di `distruggere´ i cani.
Nel caso di Patterson, il giocatore – che ha firmato con i Brisbane Bullets – ha spiegato che sul suo biglietto era dichiarato che viaggiava con un cane e che evidentemente c’era stato un problema di comunicazione con la compagnia aerea. Il Bulldog Francese, di nome Kobe, è stato rimandato negli Stati Uniti mentre il cestista è stato multato di 420 dollari australiani. In base alla legge australiana, i cani devono stare almeno dieci giorni in quarantena prima di poter entrare nel Paese.


Categorie: News dal Mondo

Primo radiocollare su un lupo in Alto Adige ridimensiona la sua indole: attacca solo la fauna selvatica

02/11/2018

Per la prima volta in Trentino Alto Adige i tecnici provinciali sono riusciti nell’impresa di radiocollare una lupa e la stanno monitorando da un mese, con risultati interessanti: preda esclusivamente fauna selvatica.
Questo dato è emerso in un convegno a Bolzano sul tema grandi predatori, organizzato dai club alpini locali Cai, Sat e Avs.
Inoltre, per la prima volta, la Provincia di Bolzano ha avviato una seria attività di prevenzione, su numeri piccoli ma i risultati sono ottimi: 14 masi protetti usando adeguatamente le sovvenzioni pubbliche e nemmeno un capo predato da un lupo.
Come riporta il quotidiano Alto Adige, il direttore dell’Ufficio caccia e pesca provinciale, Luigi Spagnolli, ha spiegato come un mese fa si sia riuscito a mettere un radiocollare ad una femmina del branco di lupi che gravita fra la Val di Non e la Val d’Ultimo. La lupa, dice, fa parte di un branco “bravo” che non preda minimamente negli allevamenti, “si ciba soltanto di animali selvatici. E non fa danni”.


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Ladri tentano di rubare le mucche ma un manzo li mette in fuga poi scappa e si nasconde in un garage

02/11/2018

Un manzo mette in fuga i ladri. È accaduto a Gazzo Veronese, dove una banda di malintenzionati si è introdotta in una stalla per rubare bovini. Quando sono riusciti aprire il cancello i ladri si sono trovati davanti un manzo di quattro quintali e mezzo che è scappato, seguito da altri due bovini, costringendo i malviventi alla fuga anche per l’intervento del proprietario. Due animali sono stati recuperati dall’allevatore, il manzo ribelle invece è riuscito a raggiungere il comune di Sanguinetto e a introdursi nell’autorimessa di un cittadino. L’intervento del veterinario dell’Ulss 9 di Legnago e dei Carabinieri della Stazione di Gazzo-Roncanova, ha permesso di calmare l’animale e a caricarlo su un veicolo che lo ha poi ricondotto nella stalla.


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Rapporto "Living Planet" del Wwf: animali selvatici diminuiti del 60% in 44 anni. La natura non va data per scontata

02/11/2018

La natura non va data per scontata. A lanciare l’allarme è il Wwf che nel suo report annuale “Living Planet” rivela che gli animali selvatici sono diminuiti del 60% tra il 1970 e il 2014.
Le cause sono molteplici ma tutte riconducibili alla pesante mano dell’uomo, a partire dalla distruzione degli habitat per l’agricoltura intensiva, l’estrazione mineraria, l’urbanizzazione che spingono alla deforestazione, all’esaurimento o all’artificializzazione del suolo. Poi il bracconaggio, l’inquinamento, le specie invasive, le malattie, i cambiamenti climatici. Globalmente, solo il 25% dei suoli è privo di impronte umane dice il rapporto, pubblicato insieme con la Zoological Society di Londra e basato sul monitoraggio di 16.700 esemplari di 4.000 specie.
Il declino della fauna selvatica riguarda l’intero globo, con regioni particolarmente colpite, come i tropici. “Preservare la natura non significa solo proteggere le tigri, i panda e le balene che amiamo”, ha sottolineato il Wwf “si tratta di qualcosa di molto più ampio: non può esserci un futuro sano e prospero per gli uomini su un pianeta con un clima destabilizzato, oceani esausti, suolo degradato e foreste vuote, un pianeta privato della sua biodiversità”.


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