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Box con 18 cani scoperto a Nola dai carabinieri, tra loro meticci e pitbull, a 2 erano stati tagliati coda e orecchie. Sequestrati

02/05/2018

Un box con 18 cani di varie razze, 14 dei quali senza microchip e a due dei quali erano stati tagliati coda e orecchie, è stato scoperto dai Carabinieri della stazione Forestale di Marigliano (Napoli). insieme a personale dell’ENPA della provincia di Napoli. I militari hanno effettuato il controllo di locali in località Candelaio, a Nola, proprietà di un 35enne di Cicciano, nel Napoletano, già noto alle forze dell’ordine, scoprendo che in alcuni box c’erano 18 cani di varie razze (pitbull, beagle e meticci).
Da controlli più approfonditi è emerso che 14 cani erano privi di microchip, motivo per il quale il proprietario è stato sanzionato per 2.170 euro.
Ulteriori controlli eseguiti con personale veterinario dell’ASL di Marigliano hanno portato a concludere che a 2 pitbull erano stati tagliati coda e orecchie. Il 35enne è stato quindi denunciato per maltrattamento di animali e tutti i cani sottoposti a sequestro. (ANSA).
   


Categorie: News dal Mondo

"Cani autistici per il vaccino", l'ultima fake news dal Regno Unito?

02/05/2018

Dai bambini ai pet. Le paure sui vaccini superano i confini fra le specie e contagiano anche il mondo animale. Dopo anni spesi dalla comunità scientifica per spiegare all’opinione pubblica che non esistono prove di un legame fra iniezioni-scudo e autismo negli esseri umani, ora il focus si sposta sugli amici a quattro zampe: sembra infatti che anche fra i proprietari di pet esista una comunità no-vax convinta che i vaccini provochino un presunto ‘autismo canino’. E nel Regno Unito si riaccende la polemica. Nell’occhio del ciclone la trasmissione ‘Good Morning Britain’, accusata di mettere a rischio la salute di bambini e animali domestici dopo che è emerso che stava progettando di dedicare uno spazio appunto al tema vaccini animali e autismo canino.
Tutto nasce da un tweet nel quale lo show annuncia di essere in cerca di proprietari che non hanno immunizzato i pet perché “preoccupati dagli effetti collaterali”, ma anche di “persone che hanno vaccinato il proprio animale domestico e ora credono che abbia sviluppato una forma di autismo canino come conseguenza”. Immediata la reazione della National Autistic Society (Nas) che, secondo quanto riporta l”Independent’ online, ha dichiarato di avere contattato direttamente la trasmissione esprimendo preoccupazione per il fatto che venisse riportata sotto i riflettori una tesi – ribadisce la charity – completamente screditata per gli esseri umani. Tesi enunciata dal medico britannico, oggi radiato, Andrew Wakefield, in uno studio successivamente ritrattato dalla rivista che lo ha pubblicato (The Lancet) e al centro di uno scandalo svelato dalla stampa Gb ormai 20 anni fa.
Ma quanto è diffuso il fenomeno dei ‘no vax dei quattrozampe’? La British Veterinary Association dice di essere a conoscenza di una crescente comunità anti-vax fra i proprietari di pet negli Stati Uniti. Persone “preoccupate che le vaccinazioni possano portare i loro cani a sviluppare comportamenti simili all’autismo”. Ma “attualmente – chiarisce il senior vice president della società scientifica, Gudrun Ravetz – non ci sono evidenze scientifiche che provino l’autismo nei cani o un legame tra vaccinazione e autismo”. E come è successo per i bambini, “l’allarmismo può portare a una perdita di fiducia del pubblico nelle vaccinazioni e a reazioni istintive che a loro volta possono portare a epidemie”, alla diffusione di malattie potenzialmente letali, come ad esempio il cimurro dei cani, che sono state significativamente ridotte e controllate con i vaccini.
La psicosi da no-vax non risparmia certo l’Italia. Chi non vuole vaccinare il proprio animale da compagnia per paura di fantomatici rischi per la sua salute, non ha scuse. “A prescindere dal fatto che anche per l’uomo è stato escluso qualsiasi legame fra vaccinazioni e autismo, in un cane o in un gatto sarebbe peraltro quasi impossibile diagnosticare un disturbo del genere, e gli studi comunque ci dicono che non ci sono pericoli di malattie neurologiche a seguito di immunizzazione” per i pet, tranquillizza Marco Melosi, presidente dell’Associazione italiana medici veterinari (Anmvi).
“Di recente – dice Melosi all’AdnKronos Salute – sono state riviste le linee guida sugli schemi vaccinali per gli animali da compagnia, ovviamente sulla base di una serie di studi sulla persistenza della risposta immunitaria, che si è notato durare a lungo. Quindi, se prima la maggior parte dei vaccini si faceva ogni anno, oggi per molti prodotti l’indicazione è passata a un richiamo ogni 3 anni. Non si parla dunque di un impegno di tempo e costi così alto”. Inoltre “alcune vaccinazioni vengono considerate obbligatorie, altre meno, e da fare in relazione alle attività dell’animale, come l’antirabbica. Un vaccino costa attorno ai 30-50 euro ed è sempre accompagnato da una visita generale di controllo in cui il veterinario accerta le condizioni di salute dell’animale. Le modifiche sono avvenute non certo perché legate a un rischio, ma al fatto che la sovravaccinazione non è necessaria se la risposta permane per più tempo di quanto si pensasse”.
Nonostante questo, evidenzia il presidente Anmvi, “nel nostro Paese siamo ben lontani dal raggiungere quella ‘immunità di gregge’ auspicabile come per gli esseri umani. Ci sono ‘buchi’ importanti e sono tornate malattie un tempo considerate scomparse come il cimurro (soprattutto con le ‘staffette’ di cani adottati al Sud che viaggiano verso il Nord verso le loro nuove famiglie) e la gastroenterite virale, o per i gatti la leucemia felina”.
“Ma – ribadisce l’esperto – occorre comprendere che non è necessario vaccinare tutti gli anni, per tutte le malattie: l’immunizzazione deve rientrare in un progetto di prevenzione generale, per cui ci si reca regolarmente dal veterinario e, nell’ambito della visita, lui valuterà se e quali richiami effettuare, dopo aver appunto accertato le condizioni di salute dell’animale. Purtroppo questo messaggio stenta a passare, perché si tratta pur sempre di portare un cane sano dal ‘medico’. Ma come Anmvi stiamo lavorando affinché gli italiani acquistino consapevolezza sull’importanza di questo tipo di prevenzione”, conclude Melosi.


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Squalo ferito da un grosso amo si spiaggia nel catanzarese. Salvato dai vigili del fuoco torna in mare

02/05/2018

Inusuale intervento dei vigili del fuoco del comando di Catanzaro, soccorso uno squalo. Nel tardo pomeriggio di domenica, alcune persone che si trovavano sulla spiaggia della costa jonica catanzarese, hanno avvistato uno squalo sulla battigia ed allertato la Sala Operativa del 115.
Immediato l’intervento dei vigili del fuoco del vicino distaccamento di Sellia Marina che, giunti sul posto, trovano sulla spiaggia uno squalo di 220 cm. A una sommaria osservazione il malcapitato sembrava privo di vita e con grossi ami conficcati nella bocca. Ma una volta vicini i vigili, notavano che lo squalo mostrava ancora segni vitali per cui si affrettavano ad estrarre i grossi ami rimettendolo in mare.
Lo squalo, nonostante fosse un po’ malconcio, ha guadagnato il largo autonomamente.
Numerosi i cittadini che incuriositi hanno abbandonato il lungomare per assistere all’inusuale intervento di soccorso.


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Esce oggi “L’isola dei cani”, un branco di spaventosi, indistruttibili cani alpha pronti a ribellarsi per amore di un ragazzino e il suo cucciolo (video)

01/05/2018

Cosa c’è di meglio in un giorno di pioggia che andare al cinema per una favola molto speciale: “L’isola dei cani”
Sono stati umiliati, infettati e poi relegati in un’isola piena di spazzatura, ma hanno sempre la loro dignità canina e la voglia di rivolta. È ‘L’isola dei cani’, film d’animazione stop-motion di Wes Anderson che dopo aver aperto la 68/a edizione del Festival di Berlino arriva oggi  in sala con la Fox.
“Il film – ha detto il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense – doveva essere una favola, ma a un certo punto ci siamo accorti che il mondo reale non era così lontano da quello che stavamo raccontando”.
Siamo nel 2037, nella città immaginaria di Megasaki e tutti i cani del Giappone vengono messi in quarantena su un’isola di rifiuti a seguito della “influenza canina”. Ma cinque cani sono pronti a ribellarsi, e lo faranno anche per amore quando decideranno di aiutare un intrepido ragazzino pilota, Atari Kobayashi, che si precipita sull’isola per ritrovare il suo amato cane Spots.  Dopo il brusco atterraggio, viene soccorso da un manipolo di meticci, disposti a tutto pur di sfuggire alla deprimente condizione in cui versano. Commossi dal coraggio e dalla devozione del ragazzino nei confronti dell’animale domestico smarrito, Capo, Rex, Boss, Duke e King, si impegnano a proteggerlo dagli uomini che gli danno la caccia e scortarlo nel pericoloso viaggio che deciderà il destino dell’intera Prefettura.
Ci sono i cani quindi, più umani degli umani, e ci sono gli umani che sono buoni o cattivi (positivi o negativi, giapponesi o americani), e ci sono i loro cambiamenti, sempre dettati dall’acquisizione di nuove consapevolezze di nuove informazioni. C’è il peso della storia, e ci sono le spinte al cambiamento, e la testarda determinazione di chi vuole portarlo avanti, questo cambiamento.
In questo nuovo film, Wes Anderson, uno che non ha mai avuto un’agenda politica o sociale e che preferisce invece parlare di questioni più intime e immediate è inutile stare a cercare troppe metafore o troppi significati simbolici. Anderson esce dal nucleo familiare in senso stretto, per parlare di amore e tolleranza in senso allargato, ponendo – letteralmente – una domanda chiave per i tempi che stiamo vivendo: chi siamo? E cosa vogliamo essere?
Allora forse il discorso di uomini e cani è anche un discorso di uomo e Natura, chi lo sa: fatto sta che la questione al centro del film riguarda tutta il cuore, gli affetti, e l’etica. L’etica perversa di chi agisce per schemi e macchinazioni, a detrimento di qualcuno, e quella nobile di chi invece vuole la chiarezza, l’onestà, la tolleranza e l’armoniosa convivenza tra tutti. Etica tanto vicina a quella animale.
È una favola, quella di L’isola dei cani, e come tale va trattata. Una favola che alla sua apparente semplicità associa sfumature complesse e profonde, e che Anderson si è divertito un mondo a raccontare, tanto da condirla abbondantemente con un umorismo che non è mai gratuito o ovvio, che gioca coi dettagli, le espressioni, il controtempo e le estrose bizzarrie cui il regista ci ha abituato da tempo.


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