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Come trasformare le coccole in un massaggio rilassante per il nostro gatto

03/02/2018

Chi vive con un gatto sa bene quanto sia piacevole fare  grattini e carezze al nostro micio che ci ricambia con magnetiche fusa rilassanti. Ma per poter trasformare una semplice seduta di coccole in un vero e proprio massaggio rilassante e rigenerante per il corpo e la psiche dell’animale, occorre seguire alcune semplice regole. Questa  semplice guida apparsa su deabyday spiega come.
Accarezzare un gatto è un’attività indubbiamente molto piacevole e, secondo diversi studi scientifici, anche molto terapeutica per noi. Ma che dire di ciò che prova il gatto? Di sicuro possiamo affermare che se resta per farsi accarezzare senza manifestare segni di disagio o nervosismo trova quanto meno tollerabile la cosa. Se poi arriva a emettere il caratteristico “ron ron” delle fusa, alla cui frequenza sarebbe attribuita buona parte degli effetti benefici sull’uomo, possiamo star certi che gradisce anche lui.
La vera notizia che coglierà, forse, più d’uno di sorpresa è che questa seduta di carezze può essere “terapeutica” anche per il gatto. A patto però di farla bene, proprio come un vero massaggio relax.
Dal punto di vista fisico, infatti, un buon massaggio migliora la circolazione sanguigna, rilassa i muscoli, riduce il dolore, aumenta l’estensione di movimento e, in generale, migliora la condizione fisica, soprattutto dei gatti abituati a vivere sempre in appartamento. Per quanto riguarda la sfera emotiva, invece, riduce ansia e tensione, migliora l’umore e quindi la tendenza al comportamento aggressivo e alla fuga, ma, cosa ancora più importante, rinforza il legame emotivo-affettivo con il proprietario.
Vediamo dunque come fare un buon massaggio al nostro gatto.

Come procedere al massaggio

  1. Trovate un posto tranquillo, lontano da fonti di disturbo e da dove possono arrivarvi rumori molesti o improvvisi. Evitate anche luoghi o stanze troppo illuminate.
  2. Mettetevi in una posizione comoda per entrambi. L’ideale sarebbe stare seduti con il gatto in grembo accucciato in posizione prona, in modo che il massaggio possa essere fatto sui due lati del corpo usando le mani simultaneamente e simmetricamente.
  3. Iniziate a riscaldare i tessuti dell’animale accarezzandolo, lievemente, in tutto il corpo. In questo modo avrete anche modo di capire se il gatto è propenso a lasciarsi manipolare (vedi DEATIPS).
  4. Cominciate a massaggiare delicatamente la base delle orecchie su ciascun lato usando pollice e indice.
  5. Proseguite con movimenti circolari del palmo della mano sul collo e sulla testa.
  6. Passate poi alle spalle massaggiandone i muscoli usando l’intera mano, e scendete verso le zampe.
  7. Ritornate alle spalle e scendete fino al bacino ripetendo la discesa lungo gli arti inferiori.
  8. Se il vostro gatto mostra di volerne ancora, potete ripetere la sequenza, oppure concentrarvi sulle zone in cui sapete che gli fa più piacere: di solito tra la base delle orecchie e le spalle.

Terminato il massaggio, anche noi usciremo rilassati e felici da questo scambio di affetto ed energia uniti da una indissolubile intesa.


Categorie: Curiosità

Cacciatori bracconieri di Porto Tolle attirano la selvaggina con richiami vietati. Denunciati e fucili sequestrati

03/02/2018

E’ stato il suono utilizzato per attirare le prede a tradire quattro cacciatori a Porto Tolle che rischiano la sospensione della licenza oltre al sequestro dei fucili e la denuncia per l’uso di richiami acustici, vietati dalla legge. I quattro bracconieri sono stati sorpresi proprio in flagrante:  tutti presi dal passaggio degli uccelli e pronti a fare fuoco non si sono accorti dell’avvicinarsi degli uomini dell’arma e cosìsono tornati a casa senza fucile – sono stati sequestrati – e con una denuncia.
Ad incastrarli i militari della stazione carabinieri forestale di Porto Tolle, che è intervenuta con l’ausilio di personale della Polizia Provinciale, durante un controllo. Nella laguna, i quattro cacciatori esercitavano l’attività venatoria da appostamento fisso alla selvaggina migratoria. Lo facevano però usando strumenti che sono assolutamente vietati, ovvero richiami acustici e altoparlanti con tanto di batterie per azionarli. I carabinieri forestali hanno quindi provveduto a sequestro oltre al materiale rinvenuto, sei fucili calibro 12, 68 cartucce calibro sempre calibro 12, 72 stampi in plastica per le anatre, sei alzavole e un germano che erano stati abbattuti dai cacciatori. I quattro cacciatori (tre ravennati ed un polesano, tutti di 55 anni) che erano nell’appostamento sono stati denunciati.


Categorie: News dal Mondo

I cani saranno accanto ai bambini in visita ai genitori in carcere.

02/02/2018

Per i figli dei detenuti, l’ingresso a Sollicciano può trasformarsi in un divertimento. Succede grazie all’innovativa esperienza, unica in Italia, lanciata in Toscana dal Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria, che consente ai figli dei reclusi di visitare i propri genitori con l’accompagnamento di un cane. Così l’ingresso in carcere diventa meno traumatico. 
Il progetto coinvolge, oltre al carcere di Sollicciano a Firenze, quelli di San Gimignano, Siena, Massa, Massa Marittima e Livorno. Complessivamente, sono coinvolti dodici cani. Oscar e Luna vengono da Milano, Cloe e Madama Dorè vengono da Piombino, Brigitte dal Monte Amiata, Willy da Roma, Margot da Livorno. Sono labrador, terranova, bovaro del bernese, alaskan malamute, golden, bastardini. Grazie alla sensibilità dei loro proprietari, sono stati formati alla pet therapy, al soccorso, alla cura degli anziani.
I cani entrano in carcere insieme a un agente penitenziario e al proprietario. Il primo approccio tra il cane e i figli dei reclusi avviene all’ingresso per prendere confidenza con l’animale. “E’ un progetto che abbiamo realizzato per rendere meno traumatico l’impatto dei bambini con la realtà penitenziaria – spiega Monica Sarno, funzionario giuridico-pedagogico del Provveditorato toscano – I bambini e le bambine, all’uscita del carcere, spesso ci ringraziano per l’esperienza vissuta, è bello vederli uscire col sorriso sulle labbra”. Un progetto virtuoso – realizzato grazie a un protocollo con l’Ente nazionale cinofilia italiana e Telefono Azzurro – che presto potrebbe essere replicato in tutta Italia: “I Provveditorati di alcune regioni ci hanno chiesto informazioni perché vorrebbero sperimentare questa iniziativa anche sui loro territori”.
Un progetto necessario non soltanto per i figli dei reclusi, ma per i detenuti stessi, che grazie al diversivo del cane, possono parlare con maggiore tranquillità coi propri coniugi delle questioni legali e giudiziarie, mentre il bambino gioca con gli amici a quattro zampe, talvolta insieme agli agenti penitenziari.


Categorie: News dal Mondo

Le caprette di Palmaria sono salve: sabato Enpa inizia il recupero. E' la più grande operazione di trasferimento realizzata in Italia; un crowdfunding per sostenerla

02/02/2018

Le caprette di Palmaria sono salve: sabato 3 febbraio, meteo permettendo, l’Ente Nazionale Protezione Animali inizia le attività finalizzate al recupero e al trasferimento degli animali sulla terraferma. Viene così scongiurata l’ipotesi di uccisione degli animali, che era stata prospettata negli anni scorsi dall’amministrazione comunale di Porto Venere e che aveva provocato una forte ondata di indignazione nell’opinione pubblica.
Le operazioni si preannunciano lunghe e delicate. A impensierire i volontari, guidati da Massimo Pigoni, vicepresidente nazionale di Enpa e responsabile del Cras di Genova (Centro Recupero Animali Selvatici) sono soprattutto le incognite legata al numero effettivo di animali presenti sull’isola. Secondo un censimento realizzato alcuni anni fa, dovrebbero essere circa un centinaio, ma si tratta di una rilevazione datata per cui è possibile che nel tempo la popolazione di caprette abbia subito delle oscillazioni rispetto a quel dato. Gli aspetti logistici, invece, per quanto complessi, sono già stati messi a punto. «Sabato 3 febbraio – spiega Pigoni – partiamo con le operazioni che porteranno al recupero e la messa in sicurezza degli animali; le prime operazioni saranno di studio e di censimento che porteranno all’ esatta quantificazione degli animali presenti. Le attività di localizzazione e cattura delle caprette prevedono il ricorso metodi incruenti, quali – ad esempio – l’installazione di recinti mobili o l’utilizzo di radiocollari».
Una volta catturati, gli animali saranno trasferiti sulla terraferma, in un’azienda agricola che farà da hub. Da qui le caprette saranno smistate verso gli adottanti oppure le Sezioni Enpa che le prenderanno in carico finché non avranno trovato casa. Naturalmente, vengono prese in considerazioni soltanto adozioni 100% cruelty free (fattorie didattiche, ed esempio), escludendo ogni ipotesi di destinazione a scopi alimentari. Insomma, una volta lasciata l’isola, le “100 di Palmaria” vivranno una vita tranquilla e serena, con la sicurezza di non finire né sotto il tiro delle doppiette né su una tavola imbandita.
Perché ciò sia possibile, l’Enpa ha bisogno di supporto. Proprio per questo l’associazione ha promosso una iniziativa di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso (clicca sul link per accedere alla pagina di crowdfunding). «Il trasferimento delle 100 caprette di Palmaria è la più grande operazione di salvataggio mai realizzata in Italia. Si tratta di un compito estremamente duro e impegnativo; per portarlo a termine felicemente abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti fino a quando anche l’ultimo animale non sarà al sicuro».


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Per Kj2, l'orsa uccisa in Trentino, Orsa uccisa, l'Oipa chiede la riapertura delle indagini

02/02/2018

A seguito della richiesta della Procura di Trento di archiviare l’inchiesta sull’uccisione dell’orsa Kj2, l’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali), che aveva presentato la denuncia, ha depositato una opposizione, portando nuove prove e spunti di indagine.
L’associazione – dice una nota – resta quindi in attesa della decisione del giudice per le indagini preliminari e, in caso il ricorso verrà accolto, sarà in aula a discutere le motivazioni che lo supportano, sperando che venga ordinata la proroga delle indagini o la formulazione dell’imputazione.
«Nonostante Kj2 sia stata barbaramente uccisa, portare avanti questa battaglia di giustizia fino alla fine è di fondamentale importanza per creare un precedente che impedisca l’emissione di future ordinanze ammazza-orsi», sottolinea Massimo Comparotto, presidente di Oipa Italia. «Ecco perché – aggiunge – agiremo in tutti i gradi di giudizio e continueremo a chiedere che venga dato il giusto peso all’uccisione deliberata di un animale innocente».


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Automobilista fiorentino colto da malore non vuole andare in ospedale per non lasciare soli l'anziano papà e il suo cane

02/02/2018

Si sente male in auto ma non vuole andare in ospedale per non lasciare il padre anziano e il cane. Ma la Polizia Municipale interviene e accompagna a casa anziano e animale convincendo così il conducente a salire in ambulanza. Il 118 ha chiesto l’ausilio della Polizia Municipale per il conducente di un’auto, invalido e improvvisamente colto da un malore mentre guidava con a bordo il padre ultraottantenne e il cane di famiglia. L’uomo è riuscito a fermarsi a bordo strada evitando di rimanere coinvolto in un eventuale incidente stradale. Ma, nonostante le condizioni riscontrate dal personale sanitario richiedessero un controllo più approfondito presso un Pronto Soccorso, l’uomo era molto preoccupato di lasciare da solo il padre in mezzo di strada con il cane e quindi era titubante a salire in ambulanza. L’operatore della Centrale Operativa, comprendendo queste preoccupazioni, ha trovato la soluzione. Ha inviato sul posto sia una pattuglia dell’autoreparto che ha parcheggiato l’auto (modificata appositamente per l’invalido e quindi con i comandi non immediatamente intuibili ) sia il furgone intestato all’associazione del gruppo di barellieri e donatori di sangue della Polizia Municipale fiorentina che invece ha accompagnato l’anziano e il cane a casa. In questo modo il conducente ha acconsentito di essere accompagnato al pronto soccorso ringraziando gli agenti per il loro intervento. 


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Arriva la "pappa" per le colonie feline della Capitale, il Comune ha iniziato la distribuzione del cibo

02/02/2018

A pochi giorni dalla notizia che il mantenimento dei gatti del rifugio comunale della Muratella di Roma sarebbe stato dimenticato nel bilancio dalla giunta della Capitale arriva la notizia che invece è in coso di distribuzione il cibo destinato alle 200 colonie feline riconosciute in città.
E’ infatti preso il via in questi giorni la distribuzione gratuita di cibo, secco e umido, ai referenti di 200 colonie feline di Roma. A disposizione delle colonie sono state messe 12.363 scatolette di cibo umido per adulti, 12.363 scatolette di cibo umido per Senior, 184 confezioni di croccantini Kitten da 7 kg, 105 confezioni di croccantini per adulti da 12 kg e 140 confezioni di croccantini per Senior da 7 kg. E’ quanto fa sapere una nota del Comune di Roma.
“A luglio la Direzione Promozione Tutela Ambientale e Benessere degli Animali ha invitato i referenti delle colonie feline di Roma Capitale, regolarmente censite presso la ASL territorialmente competente, a presentare richiesta per la fornitura di cibo”, racconta l’assessore alla Sostenibilità Ambientale Pinuccia Montanari. Sono circa 200 le domande pervenute. Ora gli uffici, coordinati dal direttore Rosalba Matassa e dal funzionario Stefania Iovine, stanno procedendo alla distribuzione di cibo ai referenti delle colonie feline che ne hanno fatto richiesta”.“Si è partiti dalle colonie più grandi, per poi procedere secondo il calendario disposto dal competente ufficio”, prosegue il presidente della Commissione Ambiente Daniele Diaco. “L’ assegnazione del cibo sta avendo luogo sulla base del numero e dell’età dei mici ospitati nelle varie strutture interessate”.

“Siamo a circa metà della distribuzione cibo. Abbiamo già dispensato oltre 6000 scatolette adulti, 7500 scatolette senior, 73 buste di croccantini da 12 kg., 120 buste croccantini senior”, precisa il responsabile della delega al benessere animale dell’Assessorato, Edgar Meyer.
“L’iniziativa è solo un piccolo contributo del Comune”, prosegue Meyer, “che vuole dimostrare di stare al fianco dei tutor di colonie feline, impegnati ogni giorno sul territorio, feste comprese, sia che splenda il sole sia che piova”,. “A loro, alle “gattare” e ai “gattari”, veri eroi quotidiani dei diritti animali, va un enorme grazie!”.


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Petizione e appello a Coni e atleti: "Olimpiadi invernali in Corea del Sud senza carne di cani e gatti"

01/02/2018

In occasione delle Olimpiadi invernali che a breve avranno inizio a PyeongChang, nella Corea del Sud, la Lega nazionale per la difesa del cane lancia una petizione rivolta al Coni e a tutti gli atleti italiani affinché prendano una posizione “netta di condanna” e puntino i riflettori mondiali sulla “barbara usanza” di fare consumo di cani e gatti. “La Corea del Sud è uno dei tanti Paesi asiatici tristemente noti per il consumo alimentare di cani e gatti – si legge nel comunicato – spesso uccisi con metodi terribili per assicurare una morte lenta che, secondo la loro ‘tradizione’, assicurerebbe un sapore migliore alla carne. Oltre alla barbara uccisione, l’allevamento di questi animali non prevede nemmeno lontanamente alcun riferimento al benessere animale. Gli animali vengono infatti allevati in batteria, chiusi in piccole gabbie spesso sovraffollate, senza alcuna possibilità di movimento e senza alcun riparo dalle intemperie”. Secondo la Lndc, quindi, è fondamentale che il mondo dello sport “faccia sentire la propria voce – sottolinea la Lega – esprimendo la propria indignazione e puntando i riflettori mondiali su questa barbarie, chiedendo alla Corea di fare un salto di civiltà e mettere al bando il commercio di carne di cani e gatti”
Da diversi anni la Lndc promuove la scelta vegana e vegetariana come forma di rispetto verso tutte le creature viventi. “Le immagini degli allevamenti intensivi, di qualsiasi specie animale, e dei mattatoi sono raccapriccianti – dice Piera Rosati, presidente Lndc Animal Protection – e dovrebbero far riflettere tutti su quanta sofferenza mettiamo ogni giorno nei nostri piatti. Tuttavia è innegabile che quando queste pratiche riguardano cani e gatti, da secoli compagni fedeli dell’uomo, l’indignazione è se possibile ancora maggiore”.

PER FIRMARE LA PETIZIONE: https://www.legadelcane.org/petitions/corea-del-sud-stop-al-consumo-carne-cani-gatti/


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Cani a catena: maltrattamento o facoltà legittima del proprietario? Interrogazione a Regione Emilia-Romagna

01/02/2018

“Quindi, i cani vanno tenuti alla catena oppure no? Forse sì, ma, forse, anche no. In altre parole, la Legge regionale 5/2005 è un gran bel pasticcio. Perché, se è vero che tale norma intende “sancire che al detentore dell’animale è vietato l’utilizzo della catena o di qualunque altro strumento di contenzione similare, salvo per ragioni sanitarie, documentabili e certificate dal veterinario curante, o per misure urgenti e solo temporanee di sicurezza” è anche vero che rimanda al proprietario o al detentore del cane la responsabilità per decidere se sussistano o meno le ragioni di incolumità pubblica che legittimerebbero la facoltà di legare l’animale alla catena. Ed è proprio questa discrezionalità lasciata in capo al proprietario dell’animale che, di fatto, “spunta” la norma dell’unico strumento coercitivo di cui dispone per farsi rispettare: la multa nei confronti dei trasgressori, ovvero di quei padroni che tengono alla catena il loro cane, semplicemente in forza del loro volore. Perché, lo ripeto: questa norma non è chiara ed è troppo interpretabile”.
Così Daniele Marchetti, consigliere regionale della Lega Nord commenta la risposta ricevuta dalla Regione a una sua precedente interrogazione sul tema dei cani alla catena.
Tant’è che il consigliere regionale, non soddisfatto, ha ripresentato alla Giunta regionale, come primo firmatario, un’interrogazione in cui rilancia i propri dubbi in ordine alla Legge regionale 5/2005.
“La Giunta è consapevole che l’interpretazione della Legge può invalidare il senso della normativa medesima? E’ stata valutata l’ipotesi di correggere la normativa per indicare in modo chiaro cosa sia permesso e cosa non lo sia?” chiedono i consiglieri nel loro documento.


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Scellerata rimozione nidi di cicogna a Cavallermaggiore (Cuneo), Enpa scrive al sindaco

01/02/2018

Pubblichiamo di seguito la lettera che l’Ente Nazionale Protezione Animali ha inviato al sindaco di Cavallermaggiore (Cuneo) per protestare contro la rimozione dei nidi di cicogna nella città piemontese. 

Sono numerosissime le segnalazioni di cittadini estremamente preoccupati per la possibilità di rimozione di un nido di cicogne in piazza Statuto, richiesta, a quanto risulta, dal proprietario di un ristorante di recente apertura.
La fauna selvatica è un bene indisponibile dello Stato, il quale è responsabile della sua tutela ai sensi della legge 157/92. Si sottolinea che la Cicogna figura tra le specie particolarmente protette ai sensi dell’art. 2 della sopra citata legge. Inoltre, la direttiva “Uccelli”, recepita nel nostro Paese principalmente attraverso la legge 157/92, estende la tutela ai nidi, agli habitat e alle uova. In più, tutta la normativa tutela la fase di riproduzione e nidificazione degli animali autoctoni, e questo in maniera particolare per le specie rare. 
La rimozione di un sito di nidificazione per non “disturbare” o “creare problemi” ad un esercizio commerciale è una scelta contraria all’etica, alla cultura, alla sensibilità della popolazione. Inoltre, grava su chi “amministra” il bene comune il dovere di proteggerlo, vagliando possibili soluzioni a tutela di tutti, in questo caso degli animali e dei cittadini.
Per quanto riguarda la rimozione del nido, si sottolinea che in molti altri casi si è rilevata del tutto inutile poiché le cicogne lo hanno ricostruito esattamente dov’era in precedenza. La posa in opera di strumenti di dissuasione potrebbero causare alle cicogne – molto rare in tutta la regione – un notevole disturbo, in possibile violazione con la legge 189/2004 contro i maltrattamenti considerati anche come il non rispetto delle esigenze biologiche ed etologiche degli animali.
Per contro non risultano essere stati applicate metodologie preventive, ecologiche e che non comporterebbero alcun danno alla vita degli animali: ad esempio l’installazione di pensiline o tettoie, anche rimovibili, al fine di limitare i disagi, o azioni relative a pulizie straordinarie dell’area in questione. Ogni intervento, anche regionale, che riguarda la fauna selvatica si basa proprio sulla prioritaria applicazione e verifica di efficacia di tali strumenti, che spesso risolvono qualsiasi problema di “convivenza”. Un team di esperti può senza dubbio fornire un contributo valido in base alle proprie esperienze.
Alla luce di quanto scritto, l’Ente Nazionale Protezione Animali chiede che sia fermato – se già in atto – o che sia eliminata ogni possibilità di rimozione del nido di cicogne auspicando che si possa trovare assieme a studiosi ed esponenti delle associazioni, una forma di pacifica convivenza con questi splendidi volatili che rappresenterebbero tra l’altro anche una concreta possibilità per incentivare il turismo. Una presenza, quelle delle cicogne, molto importante per tanti cittadini italiani, e che andrebbe pubblicizzata e valorizzata.


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Sequestrati oltre 180 cani in un allevamento nel veronese

01/02/2018

I Carabinieri Forestali di Verona hanno denunciato i titolari di un allevamento di cani di razza di Nogarole Rocca (Verona) per detenzione in condizioni incompatibili di oltre 180 cani di razze varie (Maltesi, Chihuahua, Shitzu, Barboncini).
Le verifiche sono scattate a dicembre, anche in base ad alcuni recenti servizi di “Striscia la Notizia”. Gli animali sono stati trovati stipati dentro box, cassonetti per la frutta e addirittura in alcuni acquari, al freddo, alcuni in condizioni di isolamento, in condizioni carenti sotto il profilo igienico-sanitario.
Dal controllo amministrativo degli animali, intestati ai due titolari D.G. e C.C. è emerso inoltre che altri cani per la riproduzione erano stati portati in un capannone a Isola Rizza (Verona), anch’esso in condizioni igieniche precarie. militari, su ordine del sostituto procuratore della repubblica Giuseppe Pighi, hanno sequestrato 26 madri e 27 cuccioli, provvedimento convalidato dal Gip di Verona Laura Donati.
Già nel dicembre 2013 il gip veronese aveva condannato uno degli indagati, alla pena di otto mesi di reclusione  – sentenza contro la quale è stato proposto appello – per il delitto di maltrattamento di animali. In quella occasione era stata disposta anche la confisca dei 110 cani, all’epoca sequestrati dal Corpo Forestale dello Stato. Gli animali sono stati consegnati, ora, in custodia giudiziaria al Rifugio Leudica di Merlara, vicino Padova, che sta provvedendo all’affido temporaneo a privati.


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