Un’imprudenza fatale quella che ha causato la morte di un uomo thailandese che ha pensato di avere il controllo su un pitone di grandi dimensioni semplicemente chiudendolo in un vaso di vetro.
Sawan Tabklai, 55enne della provincia di Sukothai, in Thailandia, aveva catturato un pitone, lungo oltre sei metri, mentre stava penetrando in casa sua. Conquistato dall’imponenza di quella creatura, invece di ucciderlo ha deciso di tenerlo come un trofeo in un grande vaso di vetro. Una scelta infelice che lo ha portato alla morte. Sawan Tabklai, senza considerare che il serpente con il passare delle ore diventava sempre più affamato e aggressivo, è andato a controllarlo e ha incautamente sollevato il coperchio del vaso: il pitone gli si è avventato contro puntando alla testa, poi gli ha morso un braccio e infine si è arrotolato intorno al suo collo soffocandolo. Allarmata dalle urla del fratello, Pilada Tabklai, 63 anni, si è precipitata per aiutarlo e ha tentato con tutte le sue forze di liberarlo dalle spire del serpente, ma alla fine ha dovuto arrendersi e ha chiamato i servizi d’emergenza.
Quando i soccorritori sono arrivati, però, Sawan era già morto, ucciso dalla propria imprudenza. Tutto quello che hanno potuto fare è stato catturare il pitone e infilarlo in un sacco per ucciderlo, senza ripetere l’errore fatale della vittima che aveva risparmiato la vita al serpente rimettendoci la propria.
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Nella capitale, più precisamente nel quartiere Appio Latino, c’è una vera e propria casa degli orrori in cui le vittime sono dei gatti. Decine, forse centinaia, di gatti di tutti i tipi e di tutte le età segregati in un appartamento e in balia della follia criminale di una donna che ha evidenti disturbi psichici. I felini infatti vengono detenuti in condizioni di assoluto degrado e sporcizia ma, soprattutto, lasciati senza cibo e acqua fino a causarne la morte in alcuni casi.
Così i Presidenti delle associazioni commentano il caso: “Quando siamo venuti a conoscenza di questa situazione agghiacciante siamo rimasti esterrefatti. Sono realtà che purtroppo esistono e che vanno combattute con fermezza. Da oggi seguiremo da vicino la vicenda e abbiamo già dato mandato ai nostri uffici legali di occuparsene tempestivamente, sporgendo le dovute denunce”.
“In casi come questo le denunce penali, che pure provvederemo a sporgere, non costituiscono l’unica via da percorrere. La situazione è complessa e impone un’urgente collaborazione tra le Istituzioni e la ferma volontà di risolvere definitivamente una situazione davvero vergognosa. Chiederemo l’istituzione di un tavolo tecnico con Roma Capitale, il VII Municipio, l’Assessorato alla Persona e alle Politiche Sociali, l’Ufficio Diritti Animali, l’Asl di competenza e le forze dell’ordine”, afferma l’avv. Michele Pezone – Legale e Responsabile Diritti Animali di LNDC.
“Le persone con questi disagi psichici devono essere curate e devono essere messe in condizione di non nuocere più ad altre creature innocenti”, concludono Carla Rocchi, Gianluca Felicetti e Piera Rosati . “Ancora una volta torniamo a chiedere una maggiore attenzione da parte dei servizi sociali quando animali indifesi capitano nelle mani di persone con questo tipo di problemi. È una questione di civiltà e rispetto per la vita.”
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