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Mobilitazioni senza precedenti per difendere i lupi, in 500 mila rispondono all’appello di Enpa: Ministro rifletta gli italiani non vogliono le uccisioni

02/02/2017

Piu? di 500mila persone hanno fino ad ora raccolto l’appello in difesa dei lupi lanciato da Enpa attraverso la propria pagina Facebook (clicca qui). E anche in queste ore centinaia di migliaia di italiani stanno “assediando” le pagine social e le caselle mail del Ministero dell’Ambiente e delle istituzioni; stanno firmando petizioni online e stanno dimostrando civilmente il proprio dissenso nei confronti di quella parte del “Piano sulla conservazione del lupo” che prevede la possibilita? di aprire la caccia contro il piu? grande predatore italiano. Insomma, i cittadini, al cui fianco si sono schierati anche alcuni presidenti di regioni, stanno dicendo in modo chiaro e inequivocabile che non vogliono le uccisioni di lupi.
«Ridurre le tutele del lupo, autorizzando un “prelievo” del 5% alle Regioni, che “motiveranno” in qualche modo la necessita? di ricorrere alle fucilate, e? inaccettabile da un punto di vista scientifico, etico e legale. Tra l’altro, questa misura finirebbe per alimentare anche il bracconaggio, che ogni anno gia? uccide moltissimi esemplari», spiega l’Enpa, che aggiunge: «i lupi sono una specie elusiva, la cui predazione e? diretta principalmente contro cinghiali e cervi. E’ chiaro che, se gli animali cosiddetti “da allevamento” vengono abbandonati a se? stessi, senza alcun riparo, essi diventano bersaglio di qualsiasi tipo di predatore. Sta dunque agli allevatori porre in essere misure minime di buone senso, finalizzate a garantire quella custodia responsabile che e? l’unico modo per proteggerli in modo realmente efficace».
Invece di prendere in considerazione questi elementi e di dare il giusto e meritato peso alla protesta degli italiani, il ministro dell’Ambiente, cioe? colui che e? istituzionalmente preposto alla tutela della biodiversita?, si arrocca accusando le associazioni di essere alla ricerca di “notorieta?” – quelle stesse associazioni che egli non ha mai voluto incontrare – e spalleggiando la parte piu? estremista degli allevatori e dei cacciatori. Sempre alla ricerca, questi ultimi, di nuove e piu? ampie possibilita? di sparo.
«Presto i cittadini potrebbero essere chiamati alla urne – conclude l’Enpa – e siamo certi che nella cabina elettorale si ricorderanno di tutte le misure ingiustificabili di Governo e Parlamento, comprese quelle dirette contro l’animale simbolo della biodiversita? e della liberta?». 


Categorie: News dal Mondo

Principe saudita compra 80 biglietti aerei per far viaggiare accanto a lui i suoi falchi

02/02/2017

Principe  saudita  compra 80 biglietti aerei per far viaggiare accanto a lui i suoi falchi  
Quando viaggiamo con i nostri animali in aereo, breve o lungo che sia il volo, è sempre con una certa trepidazione che attendiamo la loro uscita dalla stiva per vedere se tutto è andato bene.
E’ chiaro che il principe saudita non ha voluto avere preoccupazioni per i suo amati falchi e allora ha comprato ben 80 biglietti aerei di un volo per ospitare i suoi rapaci, prenotando in pratica metà del velivolo solo per sé e i suoi amici alati, rigorosamente bordati con i paraocchi che i falconieri sono soliti mettere loro.
La foto della strana brigata è stata pubblicata su Reddit da un utente il cui nickname è lensoo, specificando che lo scatto era stato condiviso da un suo amico pilota. Il post – condiviso poi su Twitter – è diventato subito virale e ha ricevuto un gran numero di commenti.
In molti paesi arabi, portare i falchi in aereo non è una rarità: per questo tipo di animali sono previsti passaporti speciali e insieme ai cani sono gli unici ammessi dalle principali compagnie. Qui, ad esempio, è possibile consultare tariffe e condizioni stabilite dalla Qatar Airways, che però ne limita l’utilizzo a sei per ogni volo. Evidentemente, il principe saudita si è rivolto ad un’altra compagnia: d’altronde, se il poverino non ha un aereo tutto suo che poteva fare? (Fonte: https://twitter.com/AndrewBloch)


Categorie: News dal Mondo

Operazione "Cat Drop" i gatti paracadutati sul Borneo per riparare a un errore umano

01/02/2017

Al “Volo del mattino”, trasmissione di Radio Deeiay condotta dallo scrittore Fabio Volo, ieri si è tornati a parlare dell’ “Operazione “Cat Drop“. A raccontare la curiosa e triste storia dei gatti “paracadutati” sul Borneo è intervenuto il professor Accinelli.
La cosiddetta Operazione “Cat Drop“, ovvero come un numero elevato di gatti trovò la morte a causa del DDT e come ne furono paracadutati altrettanti dalla Royal Air Force per contrastare il moltiplicarsi dei ratti nell’isola.
Il problema nacque con l’uso del DDT che fin dal suo esordio suscitò la perplessità di diversi scienziati le paventate conseguenze dell’uso massiccio di una sostanza di cui non si conoscevano gli effetti sul lungo periodo (tossicità cronica).
L’uso sconsiderato del DDT poteva perturbare gli equilibri fra le specie viventi con effetti imprevedibili sull’ecosistema. Fra gli esempi più noti l’operazione cat drop e l’effetto sugli uccelli.
Durante la campagna di controllo della malaria iniziata nel 1955 negli stati del Borneo, il DDT fu spruzzato all’interno delle abitazioni. L’obiettivo sanitario fu raggiunto, ma ci furono effetti inattesi dovuti al fatto che il DDT avvelenava e uccideva non solo le zanzare, ma anche altri  che passarono l’intossicazione ai gechi, che a loro volta la trasmisero ai gatti, per i quali fu letale. Il risultato inatteso fu un’esplosione di ratti, con il rischio di trasmissione di malattie come la peste o il tifo.
Per fermare lo sviluppo dei ratti, si pensò di ripristinare la popolazione dei gatti. Nei villaggi più inaccessibili del Sarawak i felini sarebbero stati messi in speciali contenitori e paracadutati dalla Royal Air Force.
Alcune versioni della storia ritengono che i mici paracadutati siano stati ben 14.000. Per rimediare al disastro causato dall’uomo non si considerarono la paura mortale e gli eventuali danni subìti dai malcapitati gatti, lanciati da un aereo con un paracadute, questa storia ha molto da insegnarci: anche quando si agisce a fin di bene ogni intervento non ponderato sull’ambiente può avere conseguenze imprevedibili e disastrose più del male che si voleva combattere.
La Convenzione di Stoccolma, firmata nel 2001, e al 2013 non ratificata dall’Italia, proibisce l’uso del DDT e di altri inquinanti persistenti. La convenzione è stata firmata da 98 nazioni e trova l’appoggio della maggior parte dei gruppi ambientalisti.

 


Categorie: Curiosità

Adottate un cane, il vostro cuore sarà più felice e più sano. Dati scientifici supportano questa pet therapy a 4zampe

01/02/2017

Uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Circulation dimostra che chi soffre di patologie cardiovascolari se prende un cagnolino vive sensibilmente più a lungo. Dalla ricerca ha preso spunto il Centro Cuore degli Istituti di ricovero e cura Iseni-Sanità di Malpensa: dal primo febbraio la struttura – prima in Italia, secondo quanto da loro sostenuto – parte con la pet therapy aiutando il paziente a trovare, anzi ad adottare, un animale abbandonato.
In sostanza gli specialisti del servizio di cardiologia della clinica suggeriranno ai malati l’adozione di un cagnolino, mostrando – dati scientifici alla mano – i vantaggi terapeutici di questa “terapia a quattro zampe” e, grazie alla convenzione che la Fondazione Iseni ha stipulato con Animal’s Emergency Onlus, una delle associazioni lombarde più note che si occupa di assistere gli animali abbandonati, provvederanno a trovare e ad assegnare il cucciolo più adatto per la pet therapy cardiologica.


Categorie: News dal Mondo

Amatrice. Emergenza allevamenti, l’Enpa consegna 28 tonnellate di mangime. Animali fondamentali per la ricostruzione del tessuto sociale

01/02/2017

L’Ente Nazionale Protezione Animali ha consegnato questo pomeriggio, tra foraggio ed erba medica, 28 tonnellate di mangime destinati agli animali cosiddetti da “reddito” di Amatrice, in grave difficoltà per le conseguenze della recente ondata di gelo e dello sciame sismico che prosegue ininterrotto dallo scorso agosto. La consegna del mangime, avvenuta a Torrita di Amatrice – base operativa da cui il mangime sarà poi smistato verso altre sei località (Moletano, Santa Giusta, Scai, San Benedetto, Nommisci e Forcelle) – è il frutto di una collaborazione sempre più stretta tra Enpa, Dipartimento Nazionale Protezione Civile, Croce Rossa e istituzioni locali (Regione Lazio). Per la Protezione Animali, l’iniziativa è stata curata da Marco Bravi, presidente del Consiglio Nazionale Enpa nonché responsabile del Centro Comunicazione e Sviluppo Iniziative, accolto da Maurizio Faina della Regione Lazio.

«Un modello vincente – spiega Bravi – che ci ha permesso di massimizzare il risultato con una puntuale suddivisione dei compiti. Infatti grazie al supporto logistico della Protezione Civile, che ha fornito i mezzi per il trasporto e che ringrazio di cuore, abbiamo potuto dedicare tutte le nostre energie alla raccolta del cibo». Sebbene la fase più acuta dell’emergenza sembra passata, la situazione è tutt’altro che normalizzata; è perciò fondamentale continuare a sostenere un territorio devastato ma che deve rialzarsi al più presto. «Soprattutto – prosegue Bravi – non deve mancare l’assistenza a quella parte di società, gli animali, che avrà un ruolo fondamentale per la ricostruzione di un tessuto sociale lacerato. Noi, con le nostre competenze, con il nostro impegno, con la nostra supporto, ci siamo e continueremo ad esserci».Una presenza, quella di Enpa, resa possibile dalla capacità che l’associazione ha avuto di fare squadra, coinvolgendo i soci, i sostenitori e i volontari. «Vorremmo che questa esperienza di solidarietà “contagiasse” al rispetto e alla compassione anche gli allevatori – conclude Bravi – categoria alla quale siamo contrapposti, ma alla quale oggi offriamo il nostro aiuto nel superiore interesse degli animali».Le 28 tonnellate di mangime consegnate si aggiungono ad altre 12 di pet food e materiale vario (cucce, coperte, trasportini) che Enpa ha distribuito nei giorni scorsi in Centro Italia. 


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Muore di sonno ma sta in piedi per la paura. La storia a lieto fine di Harriet, cagnetta coreana (video)

01/02/2017

Harriet è una cucciolotta coreana che nella sua giovane vita ha già sofferto tanto, dei maltrattamenti così crudeli che , anche se ora sta bene e tra persona che la curano con affetto, non riesce a dimenticare.
Un video mostra come Harriet, sebbene stanca e assonnata, non si lasci andare sul cuscino preparato proprio per lei. Per capire questo strano comportamento, basta sapere che questa bestiola, prima di arrivare al rifugio Humane Society of Tampa Bay, stava in una di quelle fattorie coreane dove si allevano i cani destinati al consumo alimentare.
In quei lager, dove si attende solo la morte, i cani sono legati a corte catene che impediscono loro di sdraiarsi per poter riposare. Harriet perciò non ha capito subito che quel bel cuscino viola e nero era per lei, per farla stare più comoda e riposare finalmente tranquilla. Ci sono volute un paio d’ore poi si è accoccolata.
L’esistenza è stata dura per Harriet ma l’affetto e le cure di chi ora si occupa di lei le hanno fatto capire che il brutto della vita è passato e, se riuscirà a perdonare, si potrà fidare dei suoi nuovi amici umani con cui vive ora in Florida.


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La Gran Bretagna ribadisce il carcere per i reati contro gli animali

01/02/2017

Mentre in Italia gli episodi di crudeltà contro gli animali non conoscono limiti e gli autori di tanti orrori non vengono proporzionalmente puniti, una lezione ci viene dal Regno Unito. Il Sentencing council for England and Wales, l’ente pubblico indipendente del ministero della Giustizia britannico che promuove la trasparenza e la coerenza delle sentenze dei magistrati, ha appena diffuso nuove linee guida per le decisioni giudiziarie sui reati previsti dall’Animal Welfare Act del 2006 (la legge sul benessere animale). L’organismo raccomanda, nei casi più gravi di crudeltà contro gli animali, di irrogare effettivamente “pene detentive” di lunghezza “appropriata” e ricorda che molti degli esperti consultati considerano troppo miti le sanzioni attualmente previste: nel massimo una multa per la quale la legge non pone limiti, quindi rimessa alla discrezione del giudice, e/o sei mesi di reclusione. Le nuove linee guida saranno in vigore dal 24 aprile, ma già il mese prossimo la Camera dei Comuni potrebbe discutere proposte di legge volte ad inasprire le pene per i casi di crudeltà sugli animali.


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