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Cagnolina nella borsa, ristoratore irremovibile allontana Prefetto di Treviso da cena ufficiale: “Questo ristorante non è un canile….”

27/05/2015

Olga ha cinque anni, un’indole mansueta e la taglia mini di una cagnolina ‘arlecchino’, a meta’ strada tra un bassotto e un pincher. E’ il cane del prefetto di Treviso, Maria Augusta Marrosu, che per ‘colpa’ di Olga e’ stata allontanata durante una cena ufficiale da un ristoratore di Cimandolmo. E’ lo stesso prefetto a raccontare all’ANSA l’episodio.
“Stavo presenziando ad una cena ufficiale come ospite e Olga si trovava buona e tranquilla nella sua borsa. Finche’ si e’ trattato dell’aperitivo all’aperto tutto – spiega – e’ andato bene ma quando il prefetto ha varcato la sala del ristorante e si e’ accomodata, appoggiando Olga a terra tra lei e il marito, la situazione e’ precipitata”. “Questo e’ un ristorante – ha detto il ristoratore alla signora Marrosu – non un canile”. A nulla solo valse le obiezioni del prefetto, come riportano i giornali locali, sul fatto che nessuna vetrofania avvertisse che gli animali non erano ben accettati nel locale.
“Non e’ neppure servito che obiettasi che c’e’ una legge che consente di tenere con se’ un cagnolino se non disturba – racconta ancora -. Ho manifestato tutta la mia irritazione e me ne sono andata, senza minacciare nessuno perche’ sono l’opposto di una rappresentante istituzionale arrogante”. Di sicuro il prefetto ha promesso che il ristorante in questione sara’ bandito dalle sue frequentazioni. “Ho ricevuto un fascio di rose bianche dagli organizzatori della serata – conclude – che si sono scusati con me per l’accaduto. Dal ristoratore, invece, nessuna parola”.


Categorie: News dal Mondo

Bimba uccisa da cane. Per i veterinari serve una legge su proprietari e cani

27/05/2015

I protagonisti della vicenda sono un cane e una bimba di tre anni, affidati rispettivamente alla custodia del proprietario e di un genitore. Almeno uno non ha saputo valutare la situazione ed e’ venuto meno all’obbligo di vigilanza e il procuratore, un uomo di legge, dovrà accertare di chi è la colpa. Per questo, secondo le associazioni di veterinari, dopo 12 anni di ordinanze “urgenti” servirebbe  una legge, che ricalchi e completi quanto dettato dai provvedimenti ministeriali.
Utilizzare sempre il guinzaglio, non più lungo di un 1,5 metri. Portare con sé una museruola. Affidare il cane a persone in grado di gestirlo correttamente. E soprattutto acquisire un animale assumendo informazioni sulle sue caratteristiche fisiche ed etologiche, nonché sulle norme in vigore. Sono alcune delle ‘regole’ dettate dall’Ordinanza del ministero della Salute sulla Tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani, prorogata ad agosto 2014 per un anno e dunque ancora in vigore.
E’ dal 2009 che l’Italia ha abolito la ‘lista nera’ delle razze canine aggressive, che includeva ad esempio Pitbull o Rottweiler, sostituita da regole che responsabilizzano i proprietari di animali. Nell’elenco, ad esempio, “non sarebbe rientrata la razza Pastore Belga”, a cui appartiene il cane che ha aggredito uccidendola, la bimba di Pordenone.
Enrico Loretti, coordinatore del gruppo Randagismo e gestione animali problematici della Società italiana di Medicina veterinaria preventiva (Simevep) ha ribadito ad Adnkronos Saluto alcuni concetti relativi all’aggressività di un animale.
Il concetto, quello dei ‘cani pericolosi’ è stato sganciato dall’idea di ‘razza aggressiva’. L’ordinanza prevede che sia il proprietario a doversi “assicurare che il cane abbia un comportamento adeguato alle esigenze di convivenza con persone e animali” e perciò “sono istituiti percorsi formativi con rilascio” di un ‘patentino’. Ma su questo aspetto le Asl italiane si sono attivate a macchia di leopardo, “con esperienze in Toscana, Emilia Romagna, ma non omogenee in tutto il Paese”, ricorda Loretti, secondo cui “serve oggi una legge, che eviti ‘buchi’ temporali anche di mesi fra le proroghe delle ordinanze, che ormai si susseguono da 12 anni”.
Secondo il veterinario, comunque, questo genere di aggressione canina è da classificare come “incidente domestico, che poco ha a che fare con il fatto che il proprietario abbia o meno un patentino: d’altro canto anche noi guidiamo, abbiamo la patente, ma facciamo incidenti stradali”.
“Chi frequenta i corsi – evidenzia ancora Loretti – sono spesso persone appassionate, invece il problema è convincere  chi possiede animali davvero potenzialmente pericolosi e non si interessa ai rischi”. Al problema delle aggressioni, ribadisce l’esperto, “non può essere data una risposta non strutturata, sotto forma di ordinanze urgenti che vengono prorogate ormai dal 2003 e l’ultima delle quali scadrà a metà agosto. Bisognerebbe arrivare a una legge, come hanno fatto gli altri Paesi europei, che preveda tutto il percorso da fare e soprattutto dica quali misure adottare se il proprietario non collabora”.
Sulla necessità di una legge è d’accordo anche Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari (Anmvi), secondo cui però “la norma dovrebbe comunque stabilire per i proprietari un percorso volontario-preventivo, che diventi obbligatorio per chi ha animali che hanno già manifestato aggressività. Purtroppo i cani, anche se sempre tranquilli – spiega – possono avere delle reazioni non prevedibili: per questo è importante conoscere i potenziali segnali di pericolo, che i corsi possono insegnare. La regola da rispettare sempre è non lasciare mai un animale, soprattutto di grossa taglia, da solo con dei bambini, che per loro natura non rispettano le distanze e non sono capaci di ‘leggere’ comportamenti potenzialmente pericolosi. Uomini e animali non parlano la stessa lingua: se io sorrido e mostro i denti sono felice, se lo fa il cane è il contrario. Bisogna conoscere il linguaggio e la gestualità degli animali, per capire quando si trovano a disagio e prevenire l’insorgere di problemi”.


Categorie: Animali e Cultura

Animali domestici 'nemici' della tecnologia, in 5 anni 358 mln euro di danni

27/05/2015

I peggiori nemici degli smartphone, dei tablet e dei computer sono gli animali domestici. Cani e gatti, sostiene SquareTrade in una ricerca, hanno rotto solamente in Italia, negli ultimi cinque anni, quasi due milioni di dispositivi elettronici facendo spendere ai loro padroni la bellezza di 358 milioni di euro per sostituirli o ripararli.
I dati della ricerca dimostrano che dal 2010 ad oggi gli amici a quattro zampe hanno messo fuori uso in Europa oltre 8 milioni di smartphone, computer e tablet. Un danno che tradotto in costi corrisponde a due miliardi di euro spesi in cinque anni. Agli italiani è toccata una quota di ben 358 milioni di euro, la seconda più alta d’Europa ed inferiore unicamente al ‘salasso’ da 501 milioni patito dagli inglesi.
Sulle cause di questi incidenti, la ricerca spiega con la noia il 33%  degli incidenti. La gelosia sarebbe alla base del 28% dei casi e il  22% dovrebbe imputarsi alla rabbia. “Gli animali hanno le stesse emozione degli umani. Possono essere felici, annoiati, gelosi o arrabbiati. Bisogna tenerlo in considerazione – spiega Arden Moore, esperta citata dal report – e anche se la tentazione è quella di entrare in casa e rilassarci utilizzando i nostri device, dobbiamo ricordarci del nostro fedele amico a quattro zampe e dargli l’attenzione che si merita”. 
Chi deve prestare molta attenzione sono i padroni di cani che esagerano con la pappa: il rischio di incidenti aumenta del 119% nel caso di animali in soprappeso. Rischio più elevato anche per chi accoglie il proprio amico sul letto: avrà il 38% di probabilità in più che un dispositivo elettronico venga danneggiato. Con i cani maschi la percentuale di rischio aumenta del 26%. Per chi possiede un cane e un gatto sotto lo stesso tetto il consiglio è quello di non distrarsi mai. In questo caso c’è l’85% di possibilità in più che avvenga un incidente.
“Intervistando le famiglie con animali domestici è emerso che una famiglia italiana su cinque ha dovuto affrontare questo problema”,  dice Kevin Gillan, managing director di SquareTrade per l’Europa. 
“Nell’80% dei casi, i nostri amici a quattro zampe hanno scambiato i nostri smartphone per giocattoli da masticare: un’attività decisamente costosa considerato che un device che può arrivare a costare più di 700 euro”.  (AdnKronos)


Categorie: Curiosità

Per biologo Onu, spettacoli delfinari Italia non sono educativi: 'Sono solo circhi d'acqua, i delfini attori tenuti prigionieri'

27/05/2015

”Gli spettacoli nei delfinari italiani non rispettano il comportamento naturale dei delfini e sono privi di contenuto educativo”. Questa la conclusione dell’indagine svolta dal biologo marino Joan Gonzalvo, consulente per l’Unep (il Programma ambiente delle Nazioni Unite), che ha fatto per conto della Lav (Lega antivivisezione) una valutazione sulla maggior parte di queste strutture nel
nostro Paese.
”L’utilizzo dei delfini nei delfinari risponde all’unica esigenza di spettacolarizzare questi animali sfruttandone l’intelligenza e la bellezza a fini commerciali – osserva la Lav – i delfinari non sono altro che dei circhi di acqua senza alcuna finalita’ educativa. L’osservazione dei delfini in liberta’
e’ l’unica vera esperienza educativa possibile”.
Joan Gonzalvo ha analizzato l’applicazione dei criteri di legge in nove diversi spettacoli in cinque delfinari italiani (Zoomarine, Oltremare, Fasanolandia, Gardaland, Delfinario di Rimini). Nelle sue conclusione scrive: ”e’ errata l’affermazione ricorrente dei delfinari che gli spettacoli con i delfini
offrono la grande opportunita’ di fare un’esperienza educativa.
La principale finalita’ di queste rappresentazioni e’ quella di intrattenere e divertire il pubblico, invece che fornire informazioni sulla reale natura, celando la crudelta’ dell’evidenza, cioe’ che gli ‘attori’ di questi spettacoli sono animali tenuti prigionieri ed esibiti con il fine ultimo di fare soldi”. In Italia ci sono quattro delfinari ma solo tre sono attivi; quest’ultimi ospitano in totale 27 delfini tursiopi in cattivita’. L’Italia e’ uno dei pochi Stati dell’Ue che dispone di una specifica normativa nazionale sul mantenimento in cattivita’ dei delfini. Dallo studio emerge che”in genere gli spettacoli esaminati non hanno dato alcun insegnamento in relazione ai comportamenti naturali, all’ecologia e ai problemi di conservazione dei delfini. I delfini sono stati rappresentati in atteggiamenti con attinenza scarsa o nulla alla vera natura degli animali in mare. Tutti gli spettacoli con i delfini sono stati perlopiu’ focalizzati sulla teatralita’ emotiva”. Gonzalvo evidenzia che ”soltanto il 10% in media” degli spettacoli esaminati ”ha previsto commenti sulla biologia e sul comportamento degli animali esibiti.
Nessuno ha fornito informazioni sulla reale distribuzione dei delfini in natura o sugli aspetti chiave di conservazione. In tutti gli spettacoli i delfini hanno eseguito soprattutto acrobazie che mirano alla spettacolarizzazione: hanno espresso soltanto comportamenti condizionati, non paragonabili a quelli
dei delfini liberi”. Perdipiu’ ”molti esercizi, descritti come ‘gioco’ sono in realta’ comportamenti che in mare esprimerebbero aggressivita”’. 
La Lav ricorda che sono ”almeno 85.000 gli italiani che hanno espresso la loro ferma contrarieta’ ai
delfinari, firmando la petizione” con cui si chiede ”con una nuova normativa la riconversione dei delfinari e la creazione di un rifugio per delfini, un’area marina confinata protetta dove poter rilasciare in semi-liberta’ i delfini provenienti delle strutture dismesse”. (ANSA).


Categorie: Animali e Cultura

A tavola con il cane: il ristorante serve menù per clienti a due e quattro zampe (video)

26/05/2015

Anche se sempre più ristoranti consentono agli avventori di portare i loro cani, non ci sono molti posti che propongono sia menu per umani che per cani: ne ha finalmente creato uno la trentenne Giannina Gonzalez, nelle Fillippine.
L’idea è venuta alla Gonzalez per il suo amore per i cani, e il suo sogno è sempre stato quello di trovare un ristorante dove poter dividere il tavolo con il suo amico a quattro zampe (video). Riflettendo sul fatto che probabilmente anche altri avevano lo stesso desiderio, ha deciso di impegnarsi in prima persona e aprire lei il locale dei suoi sogni.
Il locale è aperto ormai da quattro anni, e gli affari vanno piuttosto bene: nel tempo si è creata una clientela abituale, ma sono molti i cinofili che visitano il locale, incuriositi dall’idea di poter cenare allo stesso tavolo dei loro cani, e di incontrare altre persone che condividano la loro passione per gli animali.
La Gonzalez presta poi particolare attenzione alla cucina, sia dei piatti per umani che quelli per i cani, badando anche a curare il giusto equilibrio nutrizionale nei pasti preparati per questi ultimi. (notiziedelmondo.it)


Categorie: Curiosità

Aperigarden "a 6 zampe" con Dogfather alle 19 di oggi a Milano

26/05/2015

Let’s Travel DOGether , la prima guida turistica digitale su Milano dal DNA tutto “pet friendly”, ha il piacere di invitarti all’ #APERIGARDEN #A6ZAMPE, un evento dedicato agli amici quadrupedi (e naturalmente ai loro accompagnatori bipedi) che vorranno condividere uno speciale aperitivo con buffet dal sapore esotico, nel fantastico giardino zen di SHAMBALA, un luogo magico ispirato dall’atmosfera e dai colori dell’estremo oriente, che per la sua naturale capacità di servire gli “amici pelosi,” è stato uno dei primi locali Milanesi a ricevere la nostra “zampetta d’oro“.
L’appuntamento? è per martedì 26 Maggio, dalle ore 19, presso SHAMBALA MILANO, in via Ripamonti 337 a Milano. Chi si presenterà a #6zampe, in compagnia del proprio amato quadrupede, riceverà uno sconto sul drink (8 euro anziché 10), buffet servito al piatto e la “mitica schiscetta” a #4zampe gentilmente offerta dal nostro partner Forza 10 – SANYpet .
Per maggiori informazioni: massimiliano.morengo@dogfather.it 348 8602301 Facebook Twitter Pinterest LinkedIn www.dogfather.it


Categorie: Eventi e Appuntamenti

In ufficio con il proprio cane: ecco le aziende italiane in cui è possibile

26/05/2015

Andare al lavoro in ufficio portando con sé anche il proprio cane se adottato in canile: questa la proposta avanzata da un consigliere del Comune di Torino e rivolta ai dipendenti. Alla base dell’iniziativa non solo la necessità di provare a svuotare i canili ma anche l’esigenza di andare incontro alle esigenze di tutti coloro che sono disponibili all’adozione ma, allo stesso tempo, desistono per timore di dover lasciare l’animale per troppo tempo da solo a casa.
I cani si sa, sono animali sociali e, se lasciati a casa da soli per troppo tempo, soffrono il distacco dal proprio padrone e per paura possono agitarsi e distruggere il divano o altri oggetti come spesso accade o abbaiare disturbando i vicini.
Ed è proprio per questo motivo che numerose aziende hanno introdotto la possibilità per i dipendenti di portare con sé in ufficio i propri amici a quattro zampe, un’abitudine già molto diffusa in numerosi paesi. La Ferray Corporation, un’azienda di Tokyo, per combattere lo stress dei dipendenti e incrementarne la produttività, ha pensato bene di assumere ben nove gatti.
Sono numerosi infatti gli studi che dimostrano che condividere l’ambiente di lavoro con cani e gatti abbia un’influenza positiva sui dipendenti: diminuisce i livelli di stress, favorisce la socializzazione e la collaborazione tra colleghi e quindi anche la produttività. Tra le aziende americane che acconsentono l’ingresso in ufficio anche a cani e gatti vi sono Amazon e Google.
Ma non solo in America: anche nella sede milanese di Google è possibile portare il proprio cane con sé in ufficio. A volte fanno capolino anche in sala riunioni. E i cani sono ammessi in ufficio anche alla Nintendo Italia con sede a Vimercate. L’azienda, in particolare, ha lanciato i cosiddetti “Pet Friday” ossia i venerdì aperti ai cani in cui tutti i dipendenti possono portare con sé il proprio animale domestico. Succede così che vi sono venerdì super affollati in cui gli ospiti sono davvero tanti e venerdì più tranquilli in cui sono pochi. In ogni caso, data la mancanza di spazi verdi o esterni in cui far circolare i cani in piena sicurezza, per ora gli animali rimangono in ufficio o la mattina o il pomeriggio in modo da andare incontro anche alle loro esigenze.
E anche Purina, la nota azienda che produce alimenti per animali, da qualche anno ha avviato Pets@work, l’iniziativa che valorizza la relazione fra persone e animali domestici anche sul posto di lavoro. Agli ospiti a quattro zampe è stata dedicata anche la costruzione di una piccola area tutta per loro.
E ancora, anche la nota stilista Elisabetta Franchi, animalista e grande sostenitrice di una moda cruelty free che rispetti gli animali (per la realizzazione dei suoi capi ha rinunciato a pellicce, piume d’oca, angora e altre componenti di origine animale), ha aperto le porte della sua azienda ai cani dei dipendenti. Grazie al progetto “Dog Hospitality”, tutti i dipendenti possono portare con sé al lavoro il proprio cane: e quando suona la campanella della pausa pranzo, tutti in mensa dove li aspetta qualche appetitoso bocconcino. (nonsprecare.it)


Categorie: Curiosità

Kiaya perde la vista e i suoi due fratelli più giovani diventono le sue guide. Una storia commovente

26/05/2015

Kiaya è una bella cagnolona Akita che, dopo essere stata colpita da glaucoma, a 10 anni ha perso entrambi gli occhi. Per questa sfortunata bestiola la vita sarebbe potuta diventave molto difficile se  accanto a lei non ci fossero stati i suoi due fratelli, otto anni Kass e due anni Keller  diventati i suo angeli custodi.
A raccontare questa commovente storia è Jessica VanHusen, una signora del Michigan (Stati Uniti) che sta vivendo da vicino questa esperienza. “Penso che sarebbe persa senza di loro – ha detto la donna ai media locali -. Tutto si basa su di loro”. Anche secondo il dottor Gwen Sila, l’oculista veterinario, la relazione che lega i tre cani è esemplare: “E’ chiaro che i suoi fratelli stanno cercando di proteggerla. Il loro senso di fedeltà è notevole”.
Dopo la diagnosi di glaucoma, Kiaya ha perso prima l’occhio sinistro, rimosso nel luglio 2013, e il destro a novembre dell’anno scorso. Già dopo la prima operazione, soprattutto Cass è sempre stato accanto alla cagnolina è ha imparato ad essere attento ad ogni sua esigenza. 
Cass e Keller vanno a spasso sempre pelo contro pelo con la cagnolina cieca. Le stanno attorno per guidarla e per evitare che vada a sbattere contro le cose nel giardino o dentro casa. 
“Cass permette sempre a Kiaya di arrivare per prima al piatto del cibo e aspetta che inizi a mangiare – racconta la signora VanHusen alla Cbs -. Quando li devo far salire in auto, lui si appoggia contro di lei per tenerla ferma perché a volte è un po’ agitata”. 
La loro è una storia commovente, senza dubbio. E la loro proprietaria ne ha ricavato una lezione di vita: “Spero che altre persone scoprano questa storia e che si rendano conto che i cani speciali meritano un’altra chance. Ci vogliono un po’ di sforzi, ma ne vale assolutamente la pena”.
Kiaya non è in grado di vedere, ma grazie all’amore dei suoi fratelli e della sua proprietaria il suo mondo è tutt’altro che buio. 


Categorie: News dal Mondo

Primavera ed estate cruciali per le nidificazioni e l'accrescimento dei giovani uccelli, Enpa: ecco alcune semplici regole per non metterne a rischio l'incolumità

26/05/2015

Con il progredire della primavera si entra nel pieno della stagione della nidificazione dell’avifauna selvatica e alla Protezione Animali arrivano sempre più numerose le segnalazioni circa uccelli in difficoltà. Attenzione però: non sempre i comportamenti che ci possono sembrare più adatti sono quelli più idonei a garantire l’incolumità degli animali.
Andrea Brutti, dell’Ufficio Fauna Selvatica di Enpa, spiega cosa fare in situazioni del genere. «Ameno che non vi siano esemplari feriti, implumi o in serio pericolo, occorre valutare bene se e quando intervenire, ma una cosa è certa: rondini, rondoni e balestrucci, se rinvenuti a terra, vanno sempre presi perché i loro genitori non scendono per soccorrere il piccolo. E comunque, in caso di dubbi, sempre meglio chiedere ad un esperto prima di fare da sé».
In linea di massima bisogna tenere presente che gli uccelli, tranne rarissime eccezioni, hanno cure parentali molto sviluppate e ricorrono a efficaci strategie naturali per garantire la sopravvivenza al maggior numero di piccoli. E’ ciò che succede, ad esempio, con l’abbandono precoce del nido, che si verifica cioè quando i giovani esemplari, già con un po’ di piumaggio e gli occhi aperti, svolazzano e saltellano pur non essendo ancora autonomi. «Molti passeriformi, tra cui i merli, adottano tale strategia perché il nido è un posto molto pericoloso in natura. A prima vista- prosegue Brutti – i piccoli potrebbero sembrare abbandonati ma non lo sono affatto poiché il genitore li seguirà a distanza, riconoscendoli con il canto, e fornendo non solo cibo ma le conoscenze fondamentali per vivere in natura, come ad esempio, il riconoscimento dei predatori e l’individuazione dei pericoli».
In questi casi, a meno che non si tratti di esemplari feriti, implumi o in evidente difficoltà, i giovani non andrebbero mai presi perché così facendo verrebbero privati del supporto dei genitori, gli unici a poter insegnare loro cosa siano un gatto o un’automobile; si finirebbe dunque per causare un danno estremamente grave, anche se a “fin di bene”.
Se invece fosse necessario intervenire per salvare dei giovani uccelli, l’Enpa invita ad evitare ogni soccorso “fai da te” e intanto di contattare un esperto. «Tutti gli animali selvatici sono protetti dalla legge 157/92 sulla protezione della fauna che ne vieta la detenzione e anche il disturbo e la distruzione dei nidi; in caso di ritrovamento – chiarisce Andrea Brutti – meglio avvertire subito il Corpo Forestale o la Polizia Provinciale, e rivolgersi ai centri recupero fauna selvatica della regione o della provincia; è bene sapere che se non si comunica la detenzione dell’animale o non lo si consegna alle strutture autorizzate si rischia di commettere una reato. Ma soprattutto, la cura e la crescita di un giovane uccello richiedono operazione molto complesse: sono infatti animali delicati, che mangiano molto spesso cibo specifico, e che in quasi tutti i casi devono fare un percorso che li permetta di sopravvivere una volta liberati, poiché per loro non è sufficiente essere in grado di mangiare e volare se non sanno riconoscere i pericoli del mondo esterno, come i predatori”.
Un ultimo consiglio Andrea Brutti lo fornisce per le emergenze: «Può capitare di soccorrere una rondine o un merlo ferito e di non avere la possibilità di consegnarlo subito al centro di recupero. In questo caso, gli uccelli feriti vanno messi sempre in scatole con fessure e mai in gabbie, in quanto possono procurarsi delle lesioni. Fino a quando non siano consegnati a persone esperte, agli animali può essere somministrata un’alimentazione di urgenza a base di carne; mai dare loro mai latte, pane o prodotti da forno, e uova. Inoltre è bene sapere che gli uccelli selvatici riconoscono solo cibo naturale, mentre i giovani spesso non sono ancora in grado di mangiare da soli modo e bisogna delicatamente aprire il becco, forzando un poco nella parte gialla laterale, tipica proprio dei giovani esemplari. Se l’animale dovesse avere ferite o sospette fratture, non bisogna mai tentare di applicare fasciature o steccature, ma si deve contattare la sede più vicina Enpa dove ci sono volontari in grado di agire nel modo più idoneo ed efficace possibile per garantire l’incolumità del soggetto in difficoltà».


Categorie: Curiosità

Rapporto Biodiversità 2015 di Legambiente: 60% specie e 77% habitat minacciati da innalzamento temperature

25/05/2015

Oltre un quinto del totale delle specie presenti nel nostro Paese sono a rischio di estinzione. Il 60% delle specie e il 77% degli habitat in Europa sono in uno stato di conservazione non favorevole e probabilmente non raggiungeranno l’obiettivo generale di fermare la perdita di biodiversita’ entro il 2020. Circa la meta’ dei corpi idrici d’acqua dolce in Europa difficilmente raggiungera’ il “buono stato ecologico” nel 2015, come stabilito da una Direttiva del 2000. Inoltre, secondo un recente studio pubblicato da Science, se non riusciremo a porre un freno all’innalzamento delle temperature, una specie su sei di animali e piante (il 16%) rischia di estinguersi entro il 2100. Ecco perche’ diventa necessario creare nuovi modelli di sviluppo che puntino sulle energie rinnovabili, sulle pratiche agricole sostenibili e sulla salvaguardia del nostro patrimonio naturalistico. In occasione del 22 maggio, giornata mondiale della biodiversita’, Legambiente fa il punto sullo stato di salute delle specie viventi, sui principali fattori di rischio a cui il nostro pianeta e’ sottoposto da anni (fonti inquinanti, sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, frammentazione degli habitat, cambiamenti del clima e invasione di specie aliene), e sulle strategie da adottare per far fronte alla perdita della diversita’ biologica. Quest’anno il rapporto “Biodiversita’ a rischio 2015” si arricchisce del contributo di Carlo Rondinini, ricercatore presso l’Universita’ di Roma La Sapienza e Coordinatore del Global Mammal Assessment dell’IUCN (l’Unione internazionale per la conservazione della natura). 
Secondo i dati presentati nel primo Barometro della biodiversita’ italiana, su un campione di 2807 specie italiane di spugne, coralli, squali, razze e coleotteri, ben 596 sono a rischio di estinzione. Per i grandi mammiferi come lo stambecco e il camoscio appenninico lo stato di conservazione e’ migliorato negli ultimi cinque anni. Mentre tra gli uccelli quelli che vivono nelle foreste beneficiano di condizioni migliori rispetto a quelli legati agli ambienti agricoli, laddove l’intensificazione dell’agricoltura comporta la sparizione della vegetazione naturale. Lo stato di conservazione delle circa 30 specie di pipistrelli e’ invece peggiorato. Per 376 specie, in particolare invertebrati o animali di ambiente marino, il rischio di estinzione e’ ignoto. Da sottolineare, inoltre, l’aspetto economico che consegue alla perdita di biodiversita’ e al degrado degli ecosistemi: secondo l’OCSE i danni economici per la perdita della biodiversita’ a livello mondiale ammonteranno a una cifra tra i 2 e i 5 trilioni di dollari per anno, superiore alla ricchezza prodotta dalla stragrande maggioranza della nazioni della Terra. 
“Occorre ridisegnare una strategia di tutela della biodiversita’, tenendo ben presente il ruolo che l’agricoltura puo’ avere nella sua salvaguardia, soprattutto nell’anno di Expo’ – ha dichiarato Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversita’ di Legambiente -. Per questo possiamo ispirarci al recente Manifesto di Legambiente sull’agricoltura sostenibile e attenta alle caratteristiche degli ecosistemi. Ma e’ fondamentale anche il contributo che essa puo’ dare nella lotta al cambiamento climatico, una delle principali cause di perdita della biodiversita’. I dati raccolti dalla FAO ci dicono che le emissioni di CO2 provenienti da attivita’ agricole convenzionali e di allevamento sono passate da 4,7 miliardi nel 2001 a 5,3 miliardi di tonnellate nel 2011 con un aumento del 14% avvenuto soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Queste, insieme alla concentrazione di agenti atmosferici come precipitazioni intense e siccita’ prolungate e alla comparsa di microrganismi, compromettono la salute delle piante. Sono noti i casi del batterio Xylella fastidiosa che ha infettato gli ulivi salentini e della Diabrotica virgifera che ha attaccato le piante di mais, conseguenze anche di eventi climatici estremi che hanno favorito lo sviluppo di insetti fitofagi e funghi, pericolosi anche per la salute dell’uomo e degli animali”. “Molte sfide ci attendono quindi – ha concluso Nicoletti -, ma anche molte storie di successo che grazie a progetti, campagne e iniziative hanno contribuito a porre un freno alla perdita della biodiversita’, da replicare: dalla salvaguardia del camoscio appenninico, che all’inizio del ‘900 era sulla soglia dell’estinzione mentre oggi e’ arrivato a raggiungere i 2.000 esemplari circa, alla bella esperienza del Centro di recupero delle tartarughe marine di Manfredonia che da quando e’ stato istituito, nel 2007, ha recuperato ben 902 esemplari di tartarughe marine in pericolo”.(ilVelino/AGV NEWS)


Categorie: News dal Mondo

Reati contro gli animali: ora disponibile online un'antologia di casi giudiziari

25/05/2015

Il libro dal titolo “Diritti degli animali. Antologia di casi giudiziari oltre la lente dei mass media” , di Annalisa Gasparre, non è una semplice raccolta di casi più o meno famosi ma un esauriente sguardo d’insieme sui reati in danno agli animali, un fenomeno sempre più discusso nelle sedi giudiziarie, con particolare riferimento alla giurisprudenza penale dell’ultimo decennio. La pubblicazione dedica ampio spazio all’esegesi della legge 189/2004, riportando il punto di vista di coloro i quali hanno preso parte attiva all’interpretazione e all’applicazione di questo atto normativo così importante per la difesa e la tutela degli animali. L’antologia “parla” agli “addetti ai lavori” ma non solo, dal momento che può essere oggetto di una lettura a doppio livello: il primo pensato per chi vuole informarsi e saperne di più su questo fenomeno, il secondo – più tecnico sebbene non dottrinale – per gli operatori del diritto. Il libro può essere acquistato cliccando su questo link.


Categorie: Animali e Cultura

Abbandoni e randagismo. A causare le aggressioni dei cani l’indifferenza dell’uomo

25/05/2015

Un uomo è stato denunciato dai carabinieri di Siniscola (Nu) per abbandono di animali. Il suo cane infatti è stato trovato e identificato dagli uomini dell’arma grazie al microchip. Il fenomeno del randagismo, negli ultimi tempi, ha creato un notevole allarme sociale e non pochi problemi di sicurezza pubblica nella costa della Baronia. Alle consuete razzie tra i greggi ovini nelle campagne del paese, infatti, si deve aggiungere l’episodio, ben più grave, dell’aggressione da parte di un cane a un bambino, che ha riportato gravi lesioni.
I carabinieri di Santa Lucia, dopo aver sensibilizzato il Servizio veterinario di Siniscola, il sindaco, il comandante dei vigili urbani ed il responsabile del servizio di accalappiacani, hanno organizzato una serie di servizi mirati all’individuazione ed alla localizzazione di questi branchi per porre fine al problema. Le operazioni hanno permesso di catturare otto cani randagi, che sono stati visitati dal veterinario della Asl.
Uno di questi, preso nell’area portuale di La Caletta, frazione di Siniscola, aveva il microchip che ha permesso ai carabinieri a risalire al proprietario, un 47 enne del posto. Le indagini, condotte dai militari hanno permesso di accertare che il padrone dell’animale ha abbandonato il suo cane alcuni mesi fa. Uno dei tanti quattrozampe abbandonati affamati, spaventati e sfiduciati che si radunano in branchi aggressivi.
Sentito in merito, l’uomo non ha fornito plausibili giustificazioni circa la presenza del cane a La Caletta ed è stato quindi denunciato per abbandono di animali.


Categorie: News dal Mondo