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Al via la nuova campagna antiabbandono dell’Ente Nazionale Protezione Animali

30/06/2014

 “La scorsa estate – spiega Marco Bravi, responsabile del Centro Comunicazione e Sviluppo Iniziative Enpa – abbiamo raccolto ed elaborato importanti dati sugli abbandoni in autostrada che evidenziano come il fenomeno sia ancora piuttosto vasto, soprattutto nel mese di Agosto e in alcune Regioni più che in altre: cani e gatti continuano ad essere abbandonati in vista delle vacanze estive. Per questo – continua Bravi – Enpa lancia un importante messaggio sociale, sottolineando che l’abbandono non può essere un’alternativa, mai”.
L’Agenzia “Cheil Italia” ha prestato il fianco a Enpa ideando e realizzando, gratuitamente, una campagna che invita i proprietari di animali a pianificare le vacanze in una delle tante strutture pet-friendly presenti in Italia e consultabili sulla app Vacanzebestiali.
Tre pagine stampa, uno spot radio, locandine, video e banner saranno diffusi a partire dal 15 giugno fino al 31 agosto.
Il claim “Non lasciare che le sue vacanze finiscano qui” fa da cornice alla creatività stampa, nelle sue tre declinazioni: un hotel per cani lungo un angusto tratto di strada montana; un residence in una trafficata piazzola di sosta dell’autostrada; un villaggio vacanze per animali con vista su mare inquinato e fumi della fabbrica visibile sullo sfondo.
L’invito, quindi, è quello di informarsi attraverso la app dedicata, anche scaricabile con l’apposito qr code, e “scegliere un’estate migliore per il proprio amico a quattrozampe”.
In concomitanza alla campagna, il 5 e 6 luglio avrà luogo la seconda edizione della ”Giornata Enpa contro l’abbandono”: i volontari dell’associazione saranno presenti nelle maggiori piazze italiane impegnati in attività di informazione e sensibilizzazione su questo importante tema (tutte le piazze su www.enpa.it).


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I delfini continuano a scegliere il Golfo di Taranto per far nascere i loro piccoli

30/06/2014

Non è un caso se il delfino è l’animale simbolo di Taranto, qui i delfini hanno trovato il loro habitat ideale per via dell’abbondanza di pesce azzurro di cui vanno letteralmente ghiotti e hanno scelto il golfo come loro casa da oltre 4 mila anni.
E’ confermato anche dagli avvistamenti degli ultimi giorni oltre che dagli studi degli esperti: il Golfo di Taranto è la nursery prediletta da branchi di delfini di diverse specie, che in queste acque vengono a concepire e allevare i loro piccoli. A darne notizia, in una nota, Carmelo Fanizza, presidente della JDC, l’associazione scientifica che studia la presenza dei cetacei nel Golfo di Taranto e nel Mar Jonio settentrionale.
”Nelle ultime settimane  – spiega –  abbiamo avvistato anche cuccioli di altre specie di delfini: oltre la Stenella (Stenella coeruleoalba), che incontriamo quasi ogni giorno in mare, in branchi numerosissimi anche con esemplari giovanissimi; abbiamo trovato, a poche miglia dalla costa, ben tre piccoli di Tursiope (Tursiops truncatus) in un gruppo di circa quindici esemplari, mentre pochi giorni prima avevamo incontrato un piccolo di Grampo (Grampus griseus)”.
Questi avvistamenti, spiega Fanizza, ”ci confermano la convinzione maturata dai nostri ricercatori in anni di osservazioni: il Golfo di Taranto è una delle rare ‘feeding ground’ del mondo, ovvero una zona in cui i delfini, cetacei pelagici, diventano stanziali riuscendo a trovare in una stessa zona di mare le condizioni ottimali sia per vivere che per riprodursi”.  La particolare conformazione batimetrica di queste acque, secondo il presidente della JDC, presenta ”profondi canyon sottomarini che, anche a sole due miglia dalla costa, realizzano profondità di oltre 500 metri, simili al mare aperto in cui vivono i cetacei pelagici”.


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Gatta colpita con fucile ad aria compressa muore a Nurachi (Or) lo stesso paese dove allevatore ha ucciso i suoi 20 cani

30/06/2014

Per gli animali di Nurachi quella di venedì scorso e’ stata davvero una gran brutta giornata. Alla strage dei cani avvelenati dall’anziano allevatore alla periferia del paese si è aggiunto anche il vergognoso episodio di una gatta ferita durante la notte da un pallino sparato con una carabina ad aria compressa. La gatta e’ stata portata in una clinica veterinaria di Oristano dove e’ morta la mattina seguente nonostante i tentavi di salvarle la vita.
Il fatto e’ stato denunciato ai carabinieri. Un episodio del genere era gia’ avvenuto qualche mese fa sempre a Nurachi e in quella occasione il responsabile era stato individuato e
denunciato.
Alla e’ stato portato ieri notte anche un cucciolo scampato alla strage compiuta dall’allevatore, ma al suo arrivo era gia’ morto e i tentativi di rianimazione da parte dei veterinari si sono rivelati inutili. 


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“Sos4zampe”, un progetto per aiutare gli animali feriti, abbandonati o in difficoltà della Sardegna

30/06/2014

Parte oggi l’operazione “Sos4zampe”, promossa dal gruppo Giovani dei Riformatori sardi, dall’Associazione Angeli del Soccorso e dalla Casa di Bingo. Un’iniziativa non solo di sensibilizzazione ma  di reale soccorso per gli animali in difficoltà, grazie – soprattutto – al grande impegno dell’Associazione di volontariato che ha messo in piedi il progetto “Angeli a 4 zampe”, dedicato agli animali, piccoli e grandi, che possono trovarsi in difficoltà. Un problema soprattutto dei periodi estivi (ma non solo), quando si registra il maggior numero di casi e di necessità di un pronto interventi veterinario. All’iniziativa, presentata oggi a Cagliari, ha aderito anche la Casa di Bingo, un’associazione onlus che si occupa del ricovero dei cani abbandonati e in difficoltà.
“Si tratta di un’operazione importante – spiegano –  che parte nel periodo più caldo e non solo per questioni climatiche. Due gli aspetti: il soccorso degli animali, che fa l’Associazione Angeli del soccorso, e il ricovero a volte necessario a cura di tante associazioni tra cui anche la Casa di Bingo. Nel 2013, l’abbandono dei cani è aumentato del 40 per cento rispetto al 2012, una media giornaliera – in tutta Italia – di 128 abbandoni al giorno. In Sardegna, anche se la situazione sembra leggermente migliorata, l’emergenza resta sempre alta”.
Insomma, una piaga sociale. Il responsabile degli “Angeli del soccorso” spiega il ruolo importante della sua associazione. “La nostra missione è metterci al servizio degli altri – spiega – lo facciamo con le persone con l’Associazione Angeli del Soccorso e lo facciamo con gli animali con il progetto “Angeli a 4 zampe”. Ci siamo dotati di un’ambulanza veterinaria e di personale specializzato, attrezzato anche per intervenire nei casi più complessi e difficili”. L’Associazione si occupa del primo soccorso degli animali in caso di incidente domestico o stradale, è di supporto alle unità cinofile di soccorso e agli animali in caso di calamità naturali. I volontari si occupano, tra le altre cose, di formazione continua del primo soccorso veterinario e sensibilizzazione nelle scuole.
Nel periodo estivo il gruppo Giovani Riformatori e l’Associazione Angeli del Soccorso saranno attivissimi. A disposizione c’è un numero di telefono (366 1158734) a cui chiamare in caso di necessità per il soccorso degli animali in difficoltà.
L’abbandono oltre ad essere un reato punito con l’arresto fino a un anno o con una multa fino a 10.000 euro è soprattutto una pratica incivile e crudele: chiunque assista a un caso di abbandono è invitato a chiamare e ad avvertire le forze dell’ordine.


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Con un’asinello sovraccarico di bagagli dalla Spagna a Roma per vedere il Papa. L’animale sequestrato, l’uomo multato

30/06/2014

Un viaggio a piedi seguendo l’antica via Francigena in compagnia del proprio asino è una bella esperienza se poi il fine è arrivare a Roma per vedere il Papa, il fine è anche nobile. Lo è molto meno l’aver caricato tutto il “peso” del pellegrinaggio sul povero quadrupede.
Il viandante, un francese di 72 anni, giunto a Viareggio si è visto sequestrare l’asino Pimpon  ed è stato denunciato per maltrattamento di animali.
La ragione è semplice e precisa: eccessivo per l’asinello il peso dei troppi bagagli caricati sul suo dorso. Un trattamento disumano tanto che il povero Pimpon era coperto di piaghe infette.
Pimpon non è un mulo ma un’asinello di diciotto anni anche un po’ gracile e questo pellegrinaggio forse gli avrebbe salvato l’anima ma non la vita.
I vigili sono intervenuti su segnalazione di alcuni turisti che hanno visto l’animale affaticato per il troppo peso. Ora la bestiola è sotto sequestro in un maneggio di Pietrasanta. Il provvedimento è stato disposto dopo che un veterinario è intervenuto per controllare le condizioni dell’animale e il carico di peso che aveva indosso. Secondo quanto riferito dall’uomo, il viaggio con l’asino sarebbe partito addirittura da Santiago de Compostela in Spagna. La notte precedente al sequestro la coppia, uomo e asino, si era fermata in una casa di Marina di Massa e da lì avevano ripreso il viaggio verso la capitale quando l’attenzione di molti passanti è stata attirata dal povero asinello che procedeva a fatica.


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Avvelena i suoi sedici cani per non sentire le proteste dei vicini. Denunciato allevatore dell'Oristanese

30/06/2014

“Sono stanco delle proteste dei vicini, dicono che non me ne occupo e chiedono che si facciano dei controlli, li ho uccisi perché non ce la facevo più a vivere con tutti quei cani”. Con queste parole l’allevatore 73enne di Nurachi ha ‘giustificato’ la mattanza di sedici dei suoi diciotto meticci di fronte ai carabinieri di Riola Sardo in collaborazione con quelli di Cabras. L’uomo è stato denunciato per uccisione di animali. L’allevatore della provincia di Oristano ha ucciso col veleno 16 dei suoi cani, abbandonando poi i corpi degli animali nel cortile di casa sua. Ma alcuni militari che passavano nelle vicinanze hanno lanciato l’allarme dopo aver visto la scena dei cani agonizzanti per aver ingerito il veleno. Un flacone di veleno è stato trovato e sequestrato nella sua proprietà che sarà inviato all’Istituto Zooprofilattico di Oristano per le analisi del caso.
Nell’ottobre scorso, alcuni abitanti del paese avevano segnalato la situazione di totale incuria in cui vivevano gli animali ed erano anche intervenute le guardie zoofile per chiedere al pastore di regolarizzare la situazione.
Stanco delle proteste dei concittadini, l’allevatora ha spiegato: “Li ho uccisi perché non ce la facevo più a vivere con tutti quei cani”. E’ stato denunciato per uccisione di animali.


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In centinaia a Bruxelles da tutta Europa: chiudiamo i delfinari. Enpa: in Italia chiuse tre strutture, si applichi la legge anche alle restanti

28/06/2014

Oggi, sabato 28 giungo, presso l’Atomium di Bruxelles manifestanti di tutti i Paesi europei – uniti dal messaggio “non comprare un biglietto per la loro morte, ma per la loro libertà” – scendono in piazza per chiedere la chiusura di tutti i delfinari presenti in Europa. Il nostro Paese è rappresentato anche dall’Enpa con la partecipazione Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’associazione, che da oltre 23 anni conduce in Italia la battaglia contro la cattività dei cetacei ed è membro del coordinamento internazionale che con tutti gli attivisti, festeggerà la definitiva chiusura del delfinario di Rimini.
Questo evento, che unisce insieme centinaia di rappresentanti internazionali delle diverse associazioni coordinate da Ric O’Barry, già addestratore di “Flipper” e premio Oscar per “The Cove” nel 2010, come lo scorso anno intende promuovere la fine della schiavitù dei cetacei costretti in cattività.
«Attualmente, in 15 Paesi europei ci sono 34 delfinari dove si esibiscono oltre 300 cetacei, soprattutto tursiopi ma anche orche, beluga e focene. In queste strutture gli animali sono protagonisti di tristi spettacoli, con i quali si finisce per insegnare ai bambini che queste creature, private della loro dignità, sono pari ad oggetti», dichiara Ilaria Ferri. «E’ inoltre consentito nuotare, toccare e fare foto con i delfini e porre in essere fantomatici progetti di pet therapy – prosegue Ferri -. Mentre in Italia è vietato non solo entrare in contatto con questi animali ma anche nuotare con loro. Lo prevede il decreto 469/2001, che risulta essere continuamente disatteso. Proprio per questo, di recente, l’Enpa ha nuovamente richiesto ai ministeri competenti (Ambiente, Salute, Politiche Agricole, Interni) e al Servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato di considerare attentamente la documentazione contenuta nel dossier redatto dalla Protezione Animali e consegnato alle autorità competenti.»
Il Regolamento Europeo n.338/97 non consente che questi mammiferi marini siano sfruttati per fini commerciali. Tuttavia, nei fatti, le strutture di cattività non effettuano alcuna ricerca, attività didattiche o scientifiche, educative o di ricerca – ma proprio per scopi commerciali e di profitto. Inoltre, la direttiva europea su zoo e delfinari (EC directive 1999/22) prevede che gli animali in cattività abbiano un ambiente che sia il più simile possibile alle condizioni dei loro rispettivi ambienti naturali, mentre recenti ricerche scientifiche confermano che è assolutamente impossibile fornire a questi animali le condizioni di vita esistenti nel loro ambiente naturale. Nulla potrà infatti riprodurre le onde, le prede vive, la pressione della profondità del mare, le variazioni della salinità e le condizioni più disparate, diverse a seconda delle regioni in cui essi vivono tutti insieme, cacciano e giocano. E nulla potrà mai riprodurre in cattività il complesso ed articolato sistema di relazioni sociali, dei legami profondi, e della cooperazione che esistono nel mondo di questi animali altamente sensibili e dotati di straordinarie capacità cognitive.
«E’ arrivato il momento di restituire dignità, rispetto e soprattutto la libertà a queste creature che appartengono al mare e che non devono pagare con la loro vita il perverso desiderio di chi vuole toccarli o nuotare con essi -conclude Ferri -. Gli animali si apprezzano e si conoscono solo nel loro habitat e per questo è necessario incentivare il turismo sostenibile e l’ecovolontariato in progetti specifici che Enpa e Tethys conducono da anni, per insegnare il rispetto dei cetacei e del loro habitat.» 


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Animalisti, ricercatori, cittadini e ora anche i politici in piazza oggi per la libertà dei macachi dell'Università di Modena

28/06/2014

Animal Amnesty e la Lav, insieme a AnimAnimale, si troveranno oggi alle 15 in Largo S. Agostino, a Modena, per un corteo nazionale organizzato per chiedere la liberazione di una dozzina di macachi vittime da anni della sperimentazione animale all’interno dell’Università di Modena. A loro è stata impedita la possibilità di vivere nel proprio habitat e sono costretti ad un’esistenza innaturale in un ambiente asettico e ad essere sottoposti a sperimentazioni invasive e dolorose.
Due anni fa Yuri, un cucciolo di un solo anno di vita, fu liberato da quei luoghi e portato in un centro di recupero dove sta oggi assaporando una qualità di vita migliore e soprattutto priva di violenza. L’università all’epoca si impegnò a non prendere altri macachi per sostituire Yuri e si sperava fosse quindi l’inizio della fine di queste terribili sperimentazioni. Purtroppo a oggi i macachi a Modena sono ancora vittime della ricerca, per questo si chiede con forza che, senza aspettare altro tempo, i macachi prigionieri della sperimentazione all’Università di Modena e Reggio Emilia siano immediatamente liberati e portati in un centro di recupero adeguato che possa garantire loro una riabilitazione psicofisica e una condizione di vita dignitosa.
Al corteo aderiscono: Animal Amnesty, AnimAnimale. LAV Modena – Lega Anti Vivisezione – Sede Territoriale di Modena, Oipa Modena e provincia, Animal Defenders, ZOE associazione, Coordinamento Antispecista, E.N.P.A. Parma,E.N.P.A. Modena, LAV Reggio Emilia, Azione ANImalista MOdena – AANIMO, LAV Alessandria, Animalisti Italiani Bologna, Animal Liberation, Comitato O.S.A. Leal Lega Antivivisezionista. Animalisti, ricercatori, cittadini e ora anche i politici chiedono di liberare questi macachi.


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Baloo, Maso e Dax, tre golden retriever, terapisti per aiutare i pazienti di reumatologia dell’ospedale Careggi a Firenze

27/06/2014

Terapisti a quattrozampe per uno studio pilota portato avanti da gennaio a giugno di quest’anno nel reparto day hospital di reumatologia dell’ospedale Careggi di Firenze.
Il progetto ha voluto mettere in luce le enormi potenzialità del rapporto uomo-cane. Obiettivo del progetto è stato, da un lato approfondire questa relazione in modo da portare benefici ai pazienti affetti da connettivite e artrite sia in termini di miglioramento dell’umore che della mobilità, e dall’altra sviluppare una ricerca che confermasse e misurasse i dati scientifici evidenziati e analizzati nel corso del progetto stesso. I cani impiegati in questo progetto sono tre: i goldenretriever Baloo, Maso e Dax.
Durante la pet therapy si stabilisce un rapporto empatico persona-cane, grazie al conforto e la simpatia che l’animale suscita nel paziente, fornendo un interessante spunto di comunicazione con il terapista. L’animale ha la funzione di “sciogliere il ghiaccio”, aiuta il paziente ad abbassare le proprie barriere emotive e lo incoraggia ad affrontare nuove terapie e nuovi percorsi di vita. Molti studiosi affermano che l’uso del cane da compagnia aiuta anche il mantenimento dell’aspetto motorio. Il progetto Pet Therapy in Reumatologia è stato condotto da un gruppo multidisciplinare composto da medici, psicologi, infermieri, fisioterapisti, veterinari oltre ai conduttori dei cani.
A fianco della terapia assistita è stata condotta una ricerca scientifica. E’ la prima volta, che in ambito reumatologico, si stila un progetto di terapie assistite dagli animali secondo criteri e parametri scientifici. L’obiettivo è stato quello di “misurarne l’efficacia”, la ripetibilità e quindi l’utilità in campo medico. L’approccio con il paziente è stato prevalentemente di tipo emotivo e basato sulla relazione, la spontaneità ed il piacere fra “il paziente e l’animale”.
Grazie a questa interazione è stato possibile misurare mediante test specifici, standardizzati e riconosciuti a livello internazionale, vari aspetti della sfera “emotiva” (riduzione dell’ansia, depressione, irritabilità e disorientamento,) dell’integrazione sociale (riduzione dell’isolamento sociale, aumento del contatto sociale) e della qualità di vita (prima parte dello studio). Successivamente si cercherà di valutare la mobilità degli arti superiori, con l’ausilio dei colleghi fisioterapisti e mediante scale di misurazione degli archi di movimento (seconda parte dello studio). L’utilizzo degli animali (in questo caso specifico i cani) è risultato molto valido come stimolo dolce e strumento per entrare in relazione con i pazienti reumatologici, affetti per lo più da malattie croniche ed invalidanti.


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Messo in salvo volpino picchiato e seviziato dal proprietario nel pescarese. L’uomo rischia il carcere (video)

27/06/2014

Un giovane di Montesilvano (Pescara) ha seviziato e maltrattato un cane di razza Spitz (volpino italiano). In seguito alla denuncia di un privato cittadino, il cane è stato sequestrato dalla forestale e dal personale dell’Asl di Pescara martedì scorso, mentre il giovane è stato accusato di maltrattamento verso l’animale e rischia dai 3 ai 18 mesi di carcere o la multa da 5 mila a 30 mila euro.
L’indagine è partita dalla denuncia di un privato cittadino che segnalava il maltrattamento del cane dopo aver assistito a ripetuti episodi in cui il cagnolino veniva seviziato senza alcuna giustificazione: gli venivano pestate le zampe, veniva preso a calci fino a farlo alzare da terra, veniva sollevato preso per il collo o addirittura per le orecchie, veniva scaraventato sul balcone di casa del proprietario e, a volte, preso a testate o percosso in altri modi (video).
Al termine dell’indagine il personale del Corpo Forestale dello Stato ne ha informato la procura delle Repubblica di Pescara ed è stato disposto il sequestro dall’ufficio del Gip del Tribunale di Pescara, per il reato di maltrattamento di animali per crudeltà o senza necessità. L’animale, dopo le necessarie verifiche sullo stato di salute, è stato affidato ad una struttura di accoglienza.


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Ragazza rischia la vita e torna nell’appartamento in fiamme per salvare il suo gatto

27/06/2014

“Per te mi butterei nel fuoco”, si dice per dimostrare un amore infinito ed è quello che ha fatto una giovane donna di Trento per salvare il suo gatto.I gatti hanno tante volte salvato dagli incendi i proprietari segnalando tempestivamente il pericolo, gli umani non sono così intuitivi ma spesso altrettanto coraggiosi. Nella cucina di un appartamento di Trento, forse per un cortocircuito del frigorifero, si è sviluppato un’incendio che ha rapidamente avvolto mobili e suppellettili.
In casa una giovane di 29 anni e il suo gatto. La ragazza, presa dal panico ha pensato subito di mettersi al sicuro ma una volta fuori si e’ ricordata del gatto. Neppure un attimo di esitazione: la giovane è tornata nell’appartamento ormai saturo di un fumo nerastro che rendeva l’aria difficile da respirare, ben decisa a salvare ilsuo gatto. Il felino, terrorizzato, si era nascosto sotto il letto. Mentre la ragazza cercava di salvare il gatto, sono giunti sul posto i vigili del fuoco che prima hanno fatto scendere ragazza e gatto dal terrazzo grazie ad un’autoscala e poi hanno velocemente spento le fiamme.


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Sofia, la bassottina rubata in Puglia, riabbraccia i suoi proprietari. I rapitori l’abbandonano in un campo

27/06/2014

Sofia è tornata a casa. Ieri mattina la bassottina rubata nel trullo di Torchiano, al confine tra i territorio di Fasano (Brindisi) e Monopoli (Bari) affittato da una coppia di turisti, è stata fatta ritrovare in un campo della zona.
Secondo gli inquirenti, i malviventi, oltre ad appropriarsi di oggetti di valore, avevano sottratto la cagnolina per chiederne poi un riscatto.
Dopo la scomparsa di Sofia, bassotta nana di tre anni dal mantello fulvo e di circa 5 chilogrammi di peso, i suoi proprietari sono stati particolarmente preoccupati perché la loro piccolina è affetta da da una grave malattia, l’anemia emolitica autoimmune, che necessita di una somministrazione quotidianaa di 50 mg di ciclosporina al giorno. La coppia trevigiana, oltre all’angoscia per la sorte di Sofia, speravano che i loro appelli sulla terapia urgente per la cagnolina non cadessero nel vuoto.
Finalmente, ieri mattina, Sofia è stata ritrovata o fatta ritrovare sana e salva, i due giorni senza farmaco non avrebbero causato scompensi almeno a prima vista, sarà poi il veterinario a fare esami più approfonditi.
La Polizia, che ha seguito il caso dal momento della denuncia dei proprietari, è orientata a ricercare i ladri tra piccoli malviventi locali. Sarebbe stato il grande risalto dato al rapimento a spaventarli e a convincerli a liberarsi dell’”ostaggio”.


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