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Cani antiveleno per combattere e prevenire la diffusione dei bocconi avvelenati nei boschi e nelle città

24/02/2014

Il triste fenomeno delle esche avvelenate è tornato a crescere in tutte le regioni funestando le passeggiate di cani in città e anche degli animali selvatici nei boschi. Per contribuire a combattere questa aggressione vigliacca sono arrivati  i cani “anti-veleno” che ispezioneranno boschi e aree verdi cittadine. Una tas-force a quattro zampe che è stata presentata con tanto di dimostrazione pratica ad Umberide nel corso del convegno “No ai bocconi avvelenati nella fauna selvatica: strategie innovative per contrastare la diffusione di esche e bocconi avvelenati”. L’Umbria è la regione che registra il più alto numero di decessi animali per avvelenamento. Presenti alla esercitazione pratica  Forestali, Forze dell’Ordine, Servizi Veterinari, Associazioni animaliste, guardie venatorie, cacciatori e rappresentanti dello Sportello a 4 Zampe della Provincia di Perugia.
L’addestratrice cinofila Alessandra Mango ha introdotto e spiegato, che l’utilizzo di bocconi avvelenati risale alla volontà di eliminare animali ritenuti fastidiosi o concorrenziali con l’attività venatoria e l’agricoltura o per ritorsioni o rivalità tra cacciatori, si ricorre all’uso illegale dei bocconi avvelenati che provocano la morte, diretta o indiretta, di migliaia di animali Attualmente gli unici a poter svolgere questo compito sono i ‘Cani antiveleno’ come “Datcha”,  il cane che ha svolto l’esercitazione, addestrato per il ritrovamento dei bocconi avvelenati.
“Alla base dell’addestramento del cane – ha affermato la Mango – c’è una forte relazione fra conduttore e cane. Come prima cosa all’animale deve essere insegnata l’obbedienza di base, così da essere gestibile e rispondere a determinati comandi. Successivamente si lavora sugli odori stando ben attenti ai veleni che possono agire anche per inalazione”. Durante la  prova l’addestratore Alberto Angelini ho portato il cane in fondo alla pineta mentre nella parte alta veniva rilasciata l’esca avvelenata. Datcha, con affianco Angelini, che non l’ha mai persa di vista, si è mossa velocemente odorando il territorio in maniera certosina fino ad arrivare all’esca. Dopo averla riconosciuta si è seduta aspettando la sua ricompensa ovvero un manicotto di corda con il quale la piccola è abituata a giocare insieme al suo padrone. Tutto il lavoro è impostato sul gioco – continua Mango – il cane deve avere una forte attitudine al divertimento, per questo l’addestramento del cane antiveleno in genere comincia a circa quattro mesi”.
L’impiego di cani antiveleno operativi grazie al progetto Life Antidoto, si e’ già rivelato prezioso nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e nel Parco Nazionale d’Abruzzo, dove sono intervenuti per coadiuvare l’attivita’ di perlustrazione delle guardie dei Parchi.


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Parte domani 25 febbraio il corso gratuito di prima assistenza ai selvatici organizzato dall'Enpa di Savona

24/02/2014

Inizia domani, martedì 25 febbraio, alle ore 18 presso la Libreria Ubik di Corso Italia – che l’Enpa di Savona ringrazia -, il corso di primo soccorso per animali selvatici organizzato dai volontari della protezione Animali savonese. D’altro canto, una delle più grosse emergenze del mondo animalista è diventata, anno dopo anno, quella dell’assistenza alla fauna selvatica ferita ed in difficoltà; fauna rinvenuta o segnalata non solo nelle campagne e nei boschi ma anche sulle spiagge e negli ambienti urbani.
Basti pensare che i volontari della Protezione Animali savonese, che negli anni 80 raccoglievano appena una ventina tra passeri, gabbiani, colombi o merli, nel 2013 hanno aiutato ben 1.678 animali selvatici, di cui 59 esotici. Un lavoro immenso che dovrebbe essere svolto dalla Provincia ma che, per una vergognosa inadempienza, viene sempre portato avanti dai pochi volontari dell’Enpa.
Negli anni passati, per “reclutare” nuovi volontari, l’associazione aveva già organizzato alcuni incontri tematici con la partecipazione di veterinari qualificati che hanno spiegato come prestare un primo aiuto ai selvatici bisognosi e, senza mai sostituirsi ai veterinari, continuare l’assistenza fino alla guarigione ed alla successiva liberazione in natura.
La nuova edizione del corso è a cura di un’esperta internazionale, la dottoressa Daniela Maldini, che ha svolto attività di studio nei più prestigiosi centri di recupero di fauna selvatica. La partecipazione, gratuita, prevede sei incontri il cui scopo scopo fondamentale è quello di fornire nozioni base di primo soccorso e di gestione dei soggetti nella fasi di ricovero, di riabilitazione e di liberazione finale, ma senza mai invadere invadere il campo dei medici veterinari. 


Categorie: Eventi e Appuntamenti

“Rapporto animali in citta 2014'', indagine di Legambiente: lotta al randagismo, maggiore coordinamento tra opetarori del settore per città a dimensione degli animali

24/02/2014

Un Paese pigro e poco attento alla tutela e alla gestione degli animali. “Le migliori citta’ raggiungono oggi a malapena la sufficienza (60 punti su 100) in un settore che, invece, dovrebbe ottenere punteggi ben piu’ alti considerata la grande presenza di amici a quattro zampe in citta’”. Lo rileva la terza edizione ‘Rapporto animali in citta”, l’indagine di Legambiente dedicata ai servizi e alle attivita’ dei Comuni capoluogo di provincia per la tutela e la gestione degli animali, realizzata attraverso un questionario inviato a 104 amministrazioni comunali ed a cui hanno risposto 81 Comuni.
Il quadro che viene fuori e’ quello di un Paese che, seppur ama gli animali, e’ ancora molto indietro nell’effettiva tutela e nei servizi offerti ai cittadini e ai loro animali d’affezione.
“Se l’86% delle amministrazioni dichiara di avere un assessorato e/o un ufficio comunale dedicato ad affrontare le problematiche animali, scende al 72% il numero delle amministrazioni che ha semplicemente chiesto alle Asl quale fosse il numero dei cani iscritti all’anagrafe canina- aggiunge Legambiente- ad eccezione di Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia dove i Comuni tengono l’anagrafe canina, strumento indispensabile per fronteggiare il randagismo in Italia”.
Per quanto riguarda i servizi “mancano sufficienti spazi aperti dove portare quotidianamente a spasso i propri amici a quattro zampe: in media- sottolinea Legambiente- nei Comuni italiani e’ presente uno spazio dedicato ogni 28.837 cittadini”. Ed ancora “il 47% dei Comuni ha dichiarato di aver adottato regolamenti per l’accesso degli amici a quattro zampe in uffici e/o locali aperti al pubblico, mentre solo il 34% dei Comuni costieri che ha risposto al questionario ha adottato un regolamento per l’accesso al mare o al lago”, prosegue Legambiente.
Dati ancor piu’ negativi arrivano anche quest’anno dalla conoscenza della biodiversita’ animale in citta’, come rileva l’indagine di Legambiente dedicata ai servizi e alle attivita’ dei Comuni capoluogo di provincia per la tutela e la gestione degli animali. “Solo il 26% dei Comuni realizza una mappatura delle specie animali presenti sul territorio”.
Nella Penisola, poi, le citta’ che nel complesso si impegnano maggiormente per gli animali d’affezione “sono le citta’ medie che, nella classifica finale dell’indagine di Legambiente, superano la sufficienza come Prato, prima in graduatoria (79,36), seguita da Bolzano (74,34) e Modena (71,42). Le grandi e le piccole citta’, invece, arrancano. Padova, seppur prima tra le grandi citta’, ha un punteggio appena al di sotto della sufficienza (59,97) seguita da Firenze (50,81) e Verona (47,99).
Tra le piccole citta’ il gradino piu’ alto lo conquista Pordenone che supera di poco la sufficienza (63,5), seconda e terza posizione in classifica per Chieti (59,1) e Biella (57,51)”.
Il quadro che emerge dal ‘Rapporto animali in citta” “mostra tutta l’urgenza, anche economica, di un totale cambio di strategia tra i diversi attori responsabili: amministrazioni comunali, Regioni e governo- dichiara Antonino Morabito, responsabile nazionale Fauna e Benessere animale- una citta’
pet-friendly non e’ un sogno impossibile da realizzare, ma e’ fondamentale che le istituzioni diano assoluta priorita’ ad anagrafe e sterilizzazione mettendo in campo soluzioni innovative ed economicamente vantaggiose per cittadini”.


Categorie: Curiosità

Eredità per i cani di Galliera (Bo). Ottantenne ha lasciato in eredità 250mila euro per realizzare un rifugio destinato ai randagi

24/02/2014

Buone notizie per i quattrozampe di Galliera senza famiglia. Bruno Bergamaschi, un signore 80enne prima di morire a voluto pensare a questi animali sfortunati a lui tanto cari. All’apertura del suo testamento è risultato un lascito di 250mila euro destinato alla costruzione di un confortevole rifugio per i randagi della zona. Della realizzazione della struttura  si occuperà il Comune di Galliera e il sindaco sta già cercando il terreno adatto dove realizzare il canile e un’associazione di volontariato capace di gestirlo.
“L’area non è facile da trovare — spiega — perché a parole molti vorrebbero una struttura di questo tipo, poi quando si sa che sorgerà vicino alla propria casa, c’è chi si oppone. La scelta deve essere condivisa con i cittadini. Fa parte del progetto triennale che voglio realizzare, ma prima bisognerà sistemare alcune cose come, ad esempio, il problema gestione della struttura. Ho sondato diverse associazioni volontarie perché l’operazione dovrà essere a costo zero per il Comune e magari in collaborazione con alcune amministrazioni limitrofe della Reno Galliera. C’è anche un altro progetto di un privato per realizzare una struttura per la pet-therapy a Bosco di Galliera”.
Al momento i randagi di Galliera vengono ospitati presso il canile di Trebbo di Reno ma ora, grazie alla cospicua eredità, l’amministrazione comunale spera di poter realizzare,oltre al canile, anche una pensione dove lasciare, in caso di necessità, i cani di proprietà, evitando gli abbandoni. 


Categorie: News dal Mondo

L’inutilità delle stragi di lupi Maremma, Prof. Boitani della Sapienza: i pastori crudeli perché non lo conoscono, ma lo Stato applichi le leggi

24/02/2014

La strage di lupi giustificata con la tutela degli ovini, avvenuta nelle scorse settimane in Maremma, ha visto una vera e propria escalation di violenza nei confronti di un grande carnivoro che solo da poco e’ tornato a popolare i nostri parchi. I pastori sono esasperati perche’ da parte dello Stato italiano non c’e’ presa di consapevolezza della gestione del predatore. Ma la situazione della Toscana non e’ un fatto isolato, anzi negli altri Parchi molti piu’ lupi vengono uccisi. Colpa dell’uomo o della normativa?  Contro questa carneficina che finora è stata condannata e ritenuta inutile dalle associazioni animaliste e da quanti desiderano preservare la fauna selvatica dei nostri boschi, adesso si fa sentire anche la voce autorevole della scienza. Luigi Boitani, ordinario dell’università la Sapienza di Roma-Biologia e Conservazione della Fauna Selvatica ha dichiarato all’agenzia Dire: “La situazione della Maremma non e’ peggiore rispetto ad altri posti, solo che ne parlano di piu’ i giornali perche’ fanno piu’ casino i pastori locali. Pero’, nel corso del 2013, nel solo Parco d’Abruzzo di lupi ne hanno ammazzati 27 e non ne ha parlato nessuno, e nessuno ne vuole parlare”.
La situazione in Toscana e’ diversa rispetto al resto d’Italia, spiega Boitani, “perche’ tutta la pastorizia del grossetano e della Maremma e’ di provenienza sarda e il pastore sardo non conosce il lupo perche’ in Sardegna questo grande carnivoro non e’ mai esistito”. I pastori, quindi, “non sono
abituati alla sua presenza tanto che rifiutano anche gli indennizzi dello Stato. Non vogliono il lupo e basta e per questo c’e’ una reazione tanto violenta”, ribadisce il docente. Ma cosa si puo’ fare? “Lo Stato non puo’ abdicare alle sue leggi, quello che si puo’ fare sono le solite cose che si dovrebbero fare: prevenzione del danno, cioe’ recinti elettrici, indenizzo dei danni subiti quando ci sono.
“Bisogna rivedere completamente la legge di protezione e di conservazione del lupo in un’ottica un pochino piu’ moderna”. Infatti, prosegue “circa il 40% di quelli che chiamiamo lupi sono ibridi e questo crea un problema gigante dal punto di vista legale normativo. Un ibrido e’ protetto o no? Non e’ previsto dalla legge. E’ un cane? Allora rientra nella legge sul randagismo. Quando fa un danno bisogna indennizzare il danno o no? Questi sono tutti problemi che lo Stato non si pone”, rileva Boitani.
Qundi, “fanno bene i pastori ad essere arrabbiati perche’ dalla parte dello Stato non c’e’ una presa di consapevolezza della gestione del predatore: lo Stato italiano dice il lupo e’ una specie particolarmente protetta e se ne va.” Ma della gestione dei randagi e quindi degli ibridi, che si riproducono esponenzialmente nessuno si fa carico esponendo gli armenti ad attacchi erroneamente attribuiti ai veri lupi. Torna quindi al centro del problema la mancanza da parte delle amministrazioni locali di una attenta campagna di sterilizzazione dei randagi, di cui sono responsabili, per prevenire i fenomeni di inselvatichimento che vanno a ingrossare i branchi di predatori affamati naturalmente costretti a procacciarsi il cibo a danno degli armenti.


Categorie: Curiosità

DiCaprio devolve 3mln di dollari per sostenere la difesa degli oceani

24/02/2014

E’ sempre più forte l’impegno di Leonardo DiCaprio per l’ambiente. La sua fondazione ha donato 3 milioni di dollari al gruppo Oceana per sostenere la difesa degli oceani. Il gruppo lavora per proteggere gli ambienti marini nel mondo attraverso campagne mirate che coniugano la politica, la scienza e il diritto, con l’obiettivo di prevenire il collasso delle popolazioni ittiche, mammiferi marini e altri animali, causato dalla pesca industriale e dall’inquinamento. L’organizzazione per la salvaguardia delle specie marine ha detto in una dichiarazione di aver ricevuto 3 milioni di dollari dalla fondazione istituita dall’attore Leonardo DiCaprio. La cifra sarà ripartita su un periodo di tre anni e sosterrà anche la battaglia legale per fissare misure di pesca responsabile.
Il sostegno da parte di DiCaprio aiuterà Oceana, come riferito dall’amministratore delegato del gruppo, Andy Sharpless, nei suoi sforzi per tutelare l’habitat degli squali e di altri animali marini sia nel Pacifico sia nell’Artico “che comprendono alcuni dei luoghi più produttivi al mondo”. Inoltre, Oceana si sta battendo per vietare l’uso delle reti nella pesca al largo della California per proteggere delfini, balene, tartarughe, che restano vittime di “catture accidentali”.


Categorie: News dal Mondo

A Olbia gara di solidarieta della Lega basket femminile con 20mila pasti per i cani colpiti dall’alluvione in Sardegna

22/02/2014

Una Lega, quella di basket femminile, 660 giocatrici, 3.778 punti, 486 assist, 7.869
spettatori. Sono gli “ingredienti” della gara di solidarieta’ “Un assist per la Sardegna” a favore dei cani colpiti dall’alluvione del 18 novembre scorso. L’iniziativa si conclude domenica 2 marzo a Olbia con la consegna di 20.000 pasti gratuiti per gli amici a quattro zampe. Un carico analogo era gia’ stato donato a dicembre al canile di Olbia gestito dalla Lida.
Il progetto lanciato dall’azienda Almo Nature vedra’ l’allestimento, domenica 2 in via Vittorio Veneto a Olbia, dalle 9.30 alle 13.30, di un gazebo presso il quale i cittadini con il proprio cane potranno ricevere un sacco di crocchette, dopo aver dimostrato la provenienza dalle zone alluvionate.


Categorie: Eventi e Appuntamenti

Mars, cane lupo cecoslovacco, deve essere soppresso secondo la legge del Nebraska. On line una petizione per salvarlo

22/02/2014

Solo il successo di una petizione potrebbe salvare dalla soppressione Mars, cane di razza ‘lupo cecoslovacco’ che a Lincoln, cittadina del Nebraska le leggi considerano pericolosa e inammissibile, assolutamente da sopprimere per la sicurezza dei cittadini perché derivante da un incrocio con il lupo.
Mars è arrivato in città insieme ad Alex Kaftan, studente italoamericano che si è trasferito dall’Italia  a Lincoln  per frequentare l’universita’, portando con sé il suo amatissimo quattrozampe da cui non si separa mai. Certo il giovane non sapeva che stava mettendo a rischio la vita di Mars. Alex, informato che il suo cane non sarebbe stato tollerato è caduto nella più cupa disperazione, confidando la sua angoscia a un amico, Alessandro Neroni, che ha riferito la vicenda all’Adnkronos: “Un giudice locale gli ha concesso pochi giorni per liberarsi del suo cane – racconta – in caso contrario, ci avrebbe pensato il comune stesso, uccidendolo. L’ultimatum e’ scaduto il 17 febbraio scorso e solo lla disponibilità di una famiglia che abita fuori Lincoln e ha preso a cuore la sorte di Mars ha evitato il peggio”.
Alex sta disperatamente promuovendo una raccolta di firme per evitare che il suo migliore amico gli sia strappato per sempre. “Alex a Lincoln vive solo con Mars e non ha nemmeno un’auto che gli permetta di allontanarsi dalle vicinanze della sua università, andando a vivere oltre i confini di Lincoln – spiega – Mars, che ho frequentato personalmente quest’estate qui in Italia dove Alex trascorre abitualmente le sue vacanze, e’, come tutti i lupi cecoslovacchi che conosco, un cane mite e dolcissimo, con un amore profondo per il suo giovane proprietario. Solo una vasta partecipazione di firme alla petizione di Alex potrà consentire al giovane e al suo cane di tornare a vivere insieme. Chi capisce il dramma di Alex e Mars può aiutarli mandando piu’ firme possibili a:
http://www.change.org/petitions/judith-a-halstead-let-alex-kaftan-keep-his-dog?share_id=UDKNoNOIvQ&utm_campaign=share_button_mobile&utm_medium=facebook&utm_source=share_petition”.


Categorie: News dal Mondo

Il miracolo di Frosty, il gattino trovato 'surgelato' e riportato in vita

21/02/2014

Un gattino di 5 mesi trovato congelato e abbandonato per strada è stato salvato e riportato in vita.
Dara Taylor, Ohio, stava recandosi a lavoro lunedì mattina, quando si è accorta della presenza di un anomalo blocco di ghiaccio sull’asfalto.
In un primo momento è rimasta sotto shock quando dal pezzo ghiacciato usciva un lamento, ma poi si è resa conto si trattava di una animale ancora vivo, e prontamente, l’ha salvato portandolo alla clinica veterinaria più vicina.
Dara ha raccontato che il gattino, battezzato Frosty, era talmente coperto di ghiaccio che non riusciva a muoversi o ad aprire gli occhi. Si pensa che sia stato cosparso di acqua e lasciato al freddo.
L’unica cosa che il piccolo riusciva a fare era miagolare così forte da riuscire a farsi sentiere nonostante le lastre di ghiaccio che lo ricoprivano.
Dara ha portato il gattino alla Friendship Animal Protective League, dove i veterinari hanno prontamente riportato la sua temperatura ai livelli normali con una coperta termica e iniziato  il trattamento per un’infezione respiratoria di cui è afflitto.
Ma le cose sono migliorate per il piccolo Frosty. Il gattino adesso riesce a mangiare cibo in scatola, anche se gli occhi ancora non riesce ad aprirli del tutto. E’ probabile che il gatto non sia randagio, dal momento che sembra essere abituato alla gente. L’organizzazione sta già ricevendo numerose richieste di adozione per Frosty. (diregiovani)


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Maialino pendolare sul tram a Roma e non sarebbe la prima volta

21/02/2014

I romani sono da sempre abituati a non stupirsi di novità o stranezze ma qualcuno tra i passeggeri della linea 8 quando, all’altezza della stazione Gianicolense, è salito un maialino thailandese, non tanto “ino”, insieme al suo padrone, forse una risatina l’avrà fatta.
Il maialotto è rimasto educatamente a guinzaglio accanto ai suoi proprietari per tutto il percorso fino alla fermata di arrivo. Naturalmente non poteva mancare qualcuno che riprendesse con un cellulare l’insolito passeggero prima della discesa.
Postata la foto sul web, l’immagine è diventata virale anche se su facebook l’inconsueto passeggero era già diventato famoso il 13 febbraio scorso, quando le foto di un suo viaggio da pendolare erano state pubblicate sulla pagina Roma Fa Schifo con il commento: “E’ proprio vero che sui mezzi pubblici a Roma salgono cani… e porci!
Tutto sommato anche i maialini ormai sono considerati animali da compagnia e poi questo aveva anche il guinzaglio…………….


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I cani riconoscono le emozioni come gli umani, simili le aree cerebrali che decodificano i suoni vocali

21/02/2014

Tra umano e cane c’è intesa, empatia profonda ma non è solo un legame basato sull’affetto.
I nostri fedeli amici a quattro zampe hanno un cervello ‘umano’ per quel che riguarda l’ascolto della ‘voce’ dei propri simili. Infatti, il cervello del cane presenta aree neurali dedicate in maniera specifica all’ascolto di altri cani distinguendo tra quelli che abbaiano, guaiscono, ringhiano ma è anche in grado di avvertire le emozioni umane decifrando il tono di voce di una persona.
I cervelli canini, come quelli dell’uomo, sono particolarmente sensibili ai segnali acustici che comunicano emozioni come felicita’ o infelicita’, spiega la ricerca pubblicata su Current Biology e condotta da Attila Andics del MTA-ELTE Comparative Ethology Research Group in Ungheria.
Gli scienziati hanno sottoposto 11 cani e un gruppo di persone a risonanza magnetica, catturando l’attività del cervello mentre i due gruppi ascoltavano quasi 200 suoni emessi da cani e persone, dal pianto di un bambino all’abbaiare giocoso di un cucciolo. Ebbene, le immagini della risonanza mostrano che nelle due specie le aree interessate sono situate in spazi simili ed elaborano dai diversi suoni le stesse emozioni.
I risultati suggeriscono che le aree vocali si siano evolute almeno cento milioni di anni fa, periodo dell’ultimo antenato comune tra esseri umani e cani, e forniscono ulteriori dettagli utili a spiegare i meccanismi neurali e comportamentali che hanno reso l’alleanza uomo-cane cosi’ efficace per decine di migliaia di anni. 


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Tre cani da caccia chiusi in cassa di legno su un automezzo, muoiono durante il rientro via mare da una battuta di caccia in Croazia. Denunciati i proprietari

21/02/2014

Sei poveri cani sono stati rinchiusi in una cassa di legno, senza cibo né acqua, da tre cacciatori campani di ritorno da una battuta di caccia in Croazia. Le lunghe ore di viaggio in condizioni proibitive per rientrare in Italia hanno causato la morte di tre dei sei cani.
I cacciatori erano appena arrivati al porto di Ancona quando il nucleo operativo Cites del Corpo forestale dello Stato e la polizia di frontiera hanno bloccato l’automezzo nel quale erano ammassati i sei cani da caccia in pessime condizioni. Gli agenti hanno subito notato le bestiole rinchiuse in una cassa di legno non idonea per la tipologia e la durata del viaggio. Al momento del controllo, due dei cani sono stati trovati morti, mentre un terzo e’ deceduto sotto gli occhi degli agenti, Gli altri tre in gravissime condizioni di salute sono stati subito soccorsi dai veterinari. Erano stati lasciati, durante tutto il viaggio dentro all’automezzo parcheggiato nella stiva della nave senza acqua e senza adeguata areazione. I tre cacciatori, che al momento del controllo avevano mostrato scarso coinvolgimento e disinteresse per la sorte dei quattrozzampe, sono stati denunciati: rischiano pene fino a due anni di reclusione. La pena di due anni dovrebbe essere cera e non solo un rischio.


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