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Per la sicurezza dell’orso bruno marsicano stop alla caccia anche nell'area laziale di protezione esterna del PNALM

26/11/2018

Con decreto monocratico del Presidente Franco Frattini, la Sezione Terza del Consiglio di Stato, riconoscendo la fondatezza del ricorso in appello delle associazioni ENPA, LAC, LAV e WWF, patrocinate dall’avvocato Valentina Stefutti, ha nuovamente bloccato la caccia nel versante laziale della Zona di Protezione Esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, riformando l’ordinanza del TAR Lazio che, in contrasto con la precedente decisione del suo Presidente, non aveva concesso la sospensiva su ricorso delle Associazioni.
Il provvedimento è molto importante perché vieta l’attività venatoria in una delle aree fondamentali per la tutela dell’orso bruno marsicano, specie a rischio estinzione, di cui questa settimana sono morti 3 individui (una madre con due cuccioli) sui circa 50 rimasti in vita, caduti in una vasca per la raccolta dell’acqua piovana non adeguatamente protetta, simbolo del mancato controllo a tutti i livelli proprio nelle Zone di Protezione Esterna del Parco.
La caccia verso altre specie è un problema per l’orso, sia per le possibili uccisioni “involontarie”, sia per il grave disturbo che reca alla specie.
Per salvare l’orso dall’estinzione si devono adottare politiche e strategie di assoluta tutela e il provvedimento della Regione Lazio che, senza neppure il parere dell’ISPRA, apriva la caccia in queste aree, va nella direzione esattamente opposta.
Come giustamente si legge nel decreto del Consiglio di Stato, l’autorizzazione alla caccia in un’area dove è presente l’orso marsicano, destinatario di speciale protezione in virtù di regole europee recepite dall’Italia, può “determinare sia il disturbo dell’habitat della specie, sia incontri più o meno ravvicinati tra i cacciatori e l’orso medesimo, con effetti prevedibilmente negativi in ogni possibile sviluppo o esito”. Il decreto aggiunge come “il danno irreparabile all’interesse pubblico consistente nella tutela della fauna selvatica, nonché nella speciale esigenza di proteggere l’habitat di una specie fortemente protetta in zone limitrofe al Parco Nazionale di Abruzzo, prevalga senz’altro sulla pretesa regionale di garantire più spazi e più occasioni di prelievo alla comunità dei cacciatori, nell’esercizio della attività venatoria”.
L’Udienza collegiale è fissata al 13 dicembre, ma fino ad allora vige il divieto di caccia.
Nel frattempo le Associazioni ENPA, LAC, LAV e WWF rivolgono un appello al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, affinché intervenga in prima persona e metta fine a questa evidente situazione di pericolo per una specie simbolo dell’Appennino.
La salvezza dall’estinzione dell’orso bruno marsicano riguarda tutta l’Italia e non può essere affrontata come una vicenda regionale da risolvere mettendo al primo posto gli interessi di qualche cacciatore. Le Associazioni, che dichiarano la loro disponibilità ad un incontro in tutte le sedi, invitano il Presidente Zingaretti ad assumere un ruolo forte nella vicenda e, di fronte alla bocciatura delle scelte operate dall’assessorato competente, a intervenire in prima persona.

 


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